di redazione

La Roma corre e viene giustamente esaltata, ma gli altri due commensali al tavolo dello scudetto sono solo a due punti. Stavolta senza regali, la Juve porta a casa la vittoria battendo il Milan in una partita ricca di emozioni e chiusa sul 3-2. Poco più di dieci anni fa le stesse due squadre si davano battaglia in finale di Champions League: tempi ormai lontani, purtroppo.

E' soprattutto il Milan a rappresentare lo specchio di quanto il calcio italiano si sia impoverito nelle ultime stagioni: la difesa balla, il centrocampo picchia, l'attacco (senza Balotelli) non segna. Tanti buoni giocatori, nessun vero campione. Almeno non ieri sera, visto che a segnare i due gol rossoneri ci ha dovuto pensare Muntari, non senza una certa dose di fortuna.

Gli uomini di Allegri non peccano in generosità e nel finale sfiorano addirittura il pareggio, ma la superiorità della Juve è innegabile. La Vecchia Signora rimane comunque lontana dagli standard delle ultime due stagioni, come se qualcosa nella trasmissione della grinta da Conte allo spogliatoio si fosse interrotto. A differenza del Milan, però, i bianconeri possono contare sull'estro dei singoli: anche a mezzo servizio, il vecchio Pirlo fa sempre la differenza. E' lui a segnare il pareggio su punizione, e da un altro suo calcio piazzato nasce il terzo gol firmato da Chiellini (in mezzo, la zampata di Giovinco). Chissà come sarebbe cambiata la storia recente del calcio italiano se da Milanello non gli avessero mai fatto prendere quell'aereo per Torino.

Sia come sia, la Juve continua a ringraziare per quella decisione e con la vittoria di ieri evita di perdere altri punti sulla Roma. Che nel frattempo prosegue il suo cammino da schiacciasassi. Sabato i giallorossi hanno sbancato anche San Siro e, con 21 punti in sette partite, guidano ancora la classifica a punteggio pieno. Il 3-0 è però bugiardo: sul campo le due squadre si equivalgono per lunghi tratti della partita, ma gli 11 di Garcia hanno il merito di trasformare le due occasioni create nel primo tempo, beneficiando anche di un rigore concesso per un fallo fuori area. I nerazzurri corrono e creano ma non insaccano, un po' per sfortuna (clamoroso il palo di Guarin sullo 0-1), un po' per imprecisione. Certo, se si deve concedere un tiro da fuori, è meglio che il destinatario del regalo non sia Totti. Il terzo gol della Roma - firmato da Florenzi - sfrutta poi un'altra disattenzione difensiva dell'Inter, ma è allo stesso tempo un capolavoro di contropiede.

Tiene la stessa andatura dei capitolini il Napoli, che a parte il passo falso contro il Sassuolo continua a macinare vittorie. L'ultima vittima è il Livorno, travolto in casa 4-0. Da segnalare fra gli azzurri l'ottima prestazione di Pandev, che ce la mette tutta per non far rimpiangere Higuaìn e - almeno per il momento -  ci riesce. Il macedone sblocca subito la partita concludendo un contropiede da manuale, poi impreziosisce la performance con un assist al bacio per il 3-0 di Callejon. In mezzo, la solita botta di Inler (che stavolta passa grazie a una papera del portiere). Chiude i giochi l'immancabile Hamsik, come sempre al posto giusto nel momento giusto: con un tap-in da vero attaccante, il centrocampista slovacco mette a segno il suo quinto gol.

Subito dietro il gruppetto delle grandi brilla la stella del Verona, che a questo punto del Campionato vanta già 13 punti. Domenica i veneti polverizzano fuori casa il Bologna, penultimo a quota 3. I gialloblù passano 4-1 grazie all'inconsistenza della difesa emiliana, simile ai musei di Madame Tussauds, ma anche a un reparto offensivo quanto mai efficace. Spicca su tutti Iturbe, autore di un gol meraviglioso su azione personale e di un assist da professore di geometria per Toni. Le altre reti sono di Cacciatore e di Jorginho, al terzo gol consecutivo.

Subito sotto il Verona, rispettivamente a 12 e 11 punti, si piazzano Fiorentina e Lazio, che ieri all'Olimpico non sono andate oltre lo 0-0. Forse il risultato più prevedibile per due squadre costrette a giocare senza prime punte di ruolo, visti gli infortuni di Klose e Gomez. I biancocelesti ci provano di più e sfiorano il vantaggio in diverse occasioni, ma non riescono a concretizzare: Hernanez non è in palla, mentre il giovane Perea al momento di tirare si fa prendere dall'emozione. Quanto ai Viola, si difendono con ordine in una partita spezzata da molti falli. Ma quasi mai riescono a portare il pallone dalle parti di Marchetti.

Fra le altre partite, la più ricca di gol è Sampdoria-Torino, conclusa 2-2. A parte le reti (nessuna indimenticabile), l'incontro si rivela degno di nota per un episodio avvenuto sul finale del primo tempo: punizione per la Samp, il portiere para, Pozzi ribadisce in rete, l'arbitro annulla. Fuorigioco? No. Fallo in attacco? Nemmeno. Il tempo era scaduto e, a quanto pare, bisogna fischiare quando finisce l'azione. Ovvero con la parata del portiere. Se questa è davvero la regola, consigliamo a chi l'ha scritta una vacanza di riposo assoluto in qualche centro termale.

Tornando a metà classifica, l'Udinese si risolleva con un 2-0 convincente ai danni del Cagliari. Le reti sono di Danilo e dell'immortale Di Natale, che arriva a quota 179 in Serie A (divorandosi anche la 180esima segnatura nel finale). L'ultimo match domenicale è quello fra Catania e Genoa, finito1-1: alla rete di Barrientos segue uno sfortunato autogol di Legrottaglie. Quanto agli altri anticipi, il Sassuolo regredisce, facendosi battere 3-1 da un Parma in dieci uomini per tutto il secondo tempo, ma con un Cassano in buona forma, autore di due assist e un gol. Anche il Chievo incassa l'ennesima sconfitta stagionale, stavolta per mano dell'Atalanta, che passa in Veneto con una bella mezza rovesciata di Maxi Moralez.  

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La Roma si divora il Bologna e resta salda al primo posto in classifica. Tutto facile per gli uomini di Garcia che sembra davvero aver completamente rigenerato un ambiente che, dopo le ultime pessime annate sembrava n ulteriore difficoltà dopo il mercato estivo, avendo ceduto alcuni dei suoi pezzi pregiati. E invece i giallorossi giocano che è un piacere, vincono che é un divertimento.

Tengono il passo della capolista soltanto Napoli e Juventus. I partenopei superano 2-0 il Genoa a Marassi con una bella doppietta di Pandev, che torna al gol e si candida come dignitosa alternativa ad Higuaìn, soprattutto quando ci sono da giocare tre partite in una settimana. Per i rossoblù è invece arriva l'ennesima prestazione scialba, che probabilmente segnerà l'addio di Liverani alla panchina.

Amaro in bocca anche per l'Inter, che non va oltre l'1-1 contro il Cagliari. I nerazzurri non giocano male, ma hanno il demerito di non trasformare nemmeno una delle tante occasioni create nel primo tempo. Nella ripresa bisogna aspettare fino al 30esimo minuto per vedere la palla in rete. L'Inter passa con un'azione tipica delle squadre di Mazzarri: imbucata, gran corsa dell'esterno che la mette al centro, tap-in sotto porta. L'assist è di Nagatomo, il gol di Icardi. Manca poco alla fine, ma il Cagliari non si disunisce e riesce a pareggiare grazie a una botta di Nainggolan che trova una fortunata deviazione. L'Inter ha almeno altre due occasioni per passare negli ultimi minuti, ma non è giornata.

Ben diverso l'umore in casa del Verona, che si conferma squadra rivelazione di questo inizio di campionato. Gli scaligeri vincono 2-1 contro il Livorno grazie alle grandi parate del portiere Rafael e soprattutto al talento di Hiturbe, per distacco il migliore in campo. E' sua la punizione telecomandata dell'1-0. Il Livorno reagisce e pareggia con Rinaudo, poi però il buon vecchio Luca Toni ne combina una delle sue: su un normale contrasto, si accartoccia in area come se gli avessero sparato dalla tribuna. L'arbitro dà rigore, Jorginho trasforma. I veneti si tolgono così la soddisfazione di agganciare in classifica la Fiorentina (che però ha una partita in meno) e la Lazio.   

Sul fronte juventino, gli uomini di Conte bissano il successo con svista ottenuto nel turno infrasettimanale. Stavolta non serve che l'arbitro annulli un gol regolarissimo degli avversari (com'era successo mercoledì al povero Chievo), è sufficiente che convalidi una rete irregolare ai campioni d'Italia. Pogba segna di testa, ma prima di lui avevano incocciato due suoi compagni. E Tevez era in fuorigioco.

Non che fosse facilissimo da notare nel flipper dell'area piccola, ma per il Torino non sarà semplice accettare di aver perso il derby in questo modo. Per il resto, i granata fanno bella figura in difesa, ma come al solito creano poco o nulla in attacco. All'attivo solo una punizione pericolosa di Cerci. Certo che però in sei giornate due regali alla Juventus che valgono quattro punti in classifica (è seconda ma sarebbe quarta senza le sviste arbitrali) non é proprio un buon segnale per nessuno.

I biancazzurri si lasciano sfuggire una chance incredibile sul campo del Sassuolo. In vantaggio per 2-0 a inizio ripresa (reti di Dias e Candreva), gli uomini di Petkovic si fanno assediare per mezz'ora dagli avversari, che rimontano grazie a un colpo di testa vincente di Schelotto e a una punizione terra-aria di Floro Flores (con qualche complicità di Marchetti). I neroverdi sembrano un'altra squadra rispetto a quella che una settimana fa ha preso sette schiaffi dall'Inter, e dopo l'exploit infrasettimanale al San Paolo mettono in cascina il secondo punto della stagione. 

In fase di ripresa anche il Catania, che finalmente si scuote e dà seguito alla prestazione convincente (ma inutile) offerta mercoledì proprio contro la Lazio. I siciliani superano il Chievo 2-0, vincendo la prima partita della stagione e agganciando in classifica a quattro punti proprio i gialloblù (oltre al Genoa).

Chiude il quadro delle partite domenicali il 2-0 dell'Atalanta contro l'Udinese. I bergamaschi passano ancora una volta grazie al redivivo Denis, autore di una doppietta. I friulani rimangono inchiodati a quota sette, perdendo l'occasione di raggiungere in classifica Fiorentina, Lazio e Verona. Da segnalare un episodio bizzarro: Di Natale sta quasi per battere un calcio di rigore, quando il guardalinee - dopo un prolungato esame di coscienza - segnala all'arbitro che l'azione del fallo era viziata da fuorigioco. Errare è umano, correggere è raro.

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L'Inter batte la Fiorentina e si mette alla caccia dei lupi in testa alla classifica. Quella di ieri è stata una partita buona per far crollare qualsiasi certezza nerazzurra dell'anno scorso: Jonathan che si trasforma definitivamente da bruco in farfalla, Guarin che esce dal campo in polemica con pubblico. Una puntata di "Ai confini della realtà" andata in scena sul prato di San Siro.

E dire che all'inizio sono i Viola ad andare in vantaggio con il solito Rossi (stavolta su rigore). Poi la sforbiciata da album delle figurine Panini di Cambiasso in mischia e il gol dell'ex terzino afflitto da labirintite capovolgono il risultato. Il tutto in una cornice tattica che rispetto alla versione di Stramaccioni sembra aver subito l'incantesimo della fata turchina. Una fata che parla toscano e si chiama Walter. 

L'Inter raggiunge così quota 13 punti e si accoda a Napoli e Juventus, la coppia da ieri sera sulle tracce della Roma. Nel turno infrasettimanale i giallorossi colgono la quinta vittoria in cinque partite, ottenendo il primato solitario in classifica con 15  punti. Gli undici di Garcia battono la Sampdoria fuori casa con i gol di Benatia e Gervinho, confermando le qualità messe in mostra fino ad ora: difesa granitica (un solo gol subito) e capacità di andare in gol con quasi tutti i giocatori (nove marcatori su 12 reti). Il copione è sempre il solito: primo tempo di studio, ripresa all'arrembaggio. 

Non tiene il passo dei capitolini un Napoli pressoché irriconoscibile, che si fa bloccare sull'1-1 in casa dal malandato Sassuolo. Dopo il 7-0 rimediato dall'Inter, si pensava che il destino dei neroverdi fosse segnato anche al San Paolo, ma non è stato così: alla botta da fuori di Dzemaili risponde Zaza. Il Sassuolo rimane ultimo, ma mette in cascina il primo punto della stagione. Quanto a Benitez, forse dovrà ricredersi sull'eccessivo turnover: se in Italia è poco praticato, un motivo ci sarà. Senza Behrami, per dirne una, il centrocampo degli azzurri recupera una valanga di palloni in meno.

I partenopei vengono così raggiunti (oltre che dall'Inter) dalla Juventus, che supera il Chievo con un 2-1 al veleno. I bianconeri vincono in rimonta, ma sul loro successo pesa un gol regolarissimo annullato a Paloschi. Certo, un errore del guardalinee può capitare, ma di solito è questione di centimetri, non di metri...

Cardiopalma anche per il Milan, acefalo dell'intemperante Balotelli. I rossoneri tornano da Bologna con un solo punto (appena il quinto), ma è frutto di un'impresa. All'89esimo Abbiati e compagni perdono (meritatamente) 3-1. Poi i gol di Robinho e Abate rimettono tutto in piedi. Stavolta non servono nemmeno i sette minuti di recupero gentilmente concessi contro il Torino.

Se la cava meglio la Lazio, che rialza la testa dopo la sconfitta nel derby superando 3-1 il Catania. A dispetto del risultato, la partita rimane in bilico fino all'ultimo, con i siciliani capaci di resistere e di cercare il pareggio anche dopo esser rimasti in 10 uomini. A chiudere i giochi ci pensa Hernanes, che allo scadere piazza un bel sinistro da fuori. I biancoazzurri danno una bella prova di carattere, ma i problemi in attacco rimangono: senza Klose, a buttarla dentro rimangono solo i centrocampisti. 

Il quadro della giornata si completa con il pirotecnico 4-3 di Parma-Atalanta (che riporta al gol Denis) e con due pareggi: Torino-Verona (2-2) e Livorno-Cagliari (1-1).

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Primi test importanti, prime risposte significative. Finalmente Roma e Napoli si scontrano con avversari di peso e confermano quanto di buono fatto vedere nelle prime tre giornate. Sono loro le capoliste solitarie: punteggio pieno a quota 12. Ad aprire le danze ci pensano i giallorossi, che nel derby pomeridiano allontanano i fantasmi della Coppa Italia e tornano a vincere una stracittadina dopo due anni di digiuno.

Nel primo tempo la Lazio si difende compatta, con la difesa bassa, e riesce a ripartire. La musica cambia decisamente nella ripresa, quando la Roma entra in campo molto più determinata e aggressiva, mentre i biancoazzurri calano vistosamente, complice una difesa rimaneggiata dagli infortuni e l'esordio di giovedì in Europa.

Il fattore che spacca la partita è l'ingresso di Ljajic: decisamente più efficace di Florenzi, il serbo dà ampiezza e velocità all'attacco della sua squadra, che inizia a giocare e a dominare sempre e solo sulla fascia destra. L'ultima mezz'ora è un assedio romanista: dopo il vantaggio siglato da Balzaretti su azione da calcio d'angolo, la Lazio non ha più energie per rispondere e nel finale capitola regalando un rigore proprio a Ljajic, che in pieno recupero trasforma senza problemi. La Roma continua così a coltivare ambizioni, mentre la Lazio deve porsi una domanda: la rosa è abbastanza competitiva per affrontare in modo adeguato Europa League e Campionato? Non sembra, ma questo è un problema classico del calcio italiano.

Nel posticipo serale il Napoli dà un'altra prova di forza. Dopo il 2-1 inferto in settimana al Borussia Dortmund, gli uomini di Benitez si sbarazzano con lo stesso punteggio del Milan. A San Siro, i gol arrivano all'inizio dei due parziali: il primo lo firma Britos di testa, il secondo Higuaìn con una fucilata da fuori area su cui Abbiati ha qualche responsabilità. Notizia della serata: Balotelli - che pure segna nel finale con uno splendido destro a giro - sbaglia il primo rigore in carriera. A pararglielo è un super-Reina, che sembra il fratello cattivo di quello che giocava nel Liverpool.  Il Napoli non ha ancora l'esperienza delle grandi nel gestire partite che potrebbe condurre in porto con grande tranquillità, ma la brillantezza del gioco dal centrocampo in su è superiore a quella di qualsiasi altra squadra italiana.

Subito dietro le prime della classe, a quota 10, troviamo Inter, Juventus e Fiorentina. I nerazzurri si dilettano in una simpatica scampagnata contro il Sassuolo, distrutto 7-0. Poche indicazioni di rilievo per Mazzarri da quello che è sembrato un allenamento agonistico di precampionato, ma fa piacere il ritorno al gol (addirittura una doppietta) di Milito. La squadra di Giorgio Squinzi invece rimane mestamente a zero punti e conferma di non essere all'altezza della categoria in cui si trova a giocare. Fra le tante pecche, contro l'Inter è stato quanto mai evidente che i neroverdi non hanno alcuna idea di come mettere un avversario in fuorigioco.

Con molti più problemi rispetto all'Inter, anche la Juvenus porta a casa i tre punti. Lo fa superando in affanno il coriaceo Verona, che nel primo tempo va addirittura in vantaggio con una zampata di Cacciatore. Prima dell'intervallo, però, i bianconeri rimettono le cose a posto: pareggia Tevez con un destro magico, poi Llorente serve il piatto della casa (l'incocciata di testa) e fa 2-1. L'attaccante spagnolo segna così il primo gol con la nuova maglia e manda un chiaro messaggio a Conte, che fin qui lo ha evidentemente sottovalutato. Perché, ad esempio, contro il Copenaghen ha scelto di puntare (invano) su Giovinco?

Appaiata alle due grandi c'è la Fiorentina, che a questo punto sarebbe a punteggio pieno se la settimana scorsa non avesse subito il pareggio in extremis del Cagliari. Stavolta i Viola si liberano con una certa tranquillità dell'Atalanta, battuta 2-0. La regia magistrale di Borja Valero a centrocampo e il talento di Rossi in attacco fanno dimenticare le assenze pesanti di Gomez, Cuadrado e Pizarro (i primi due infortunati, il terzo squalificato).

Scendendo ancora in classifica troviamo Livorno e Torino, entrambe a quota 7. I toscani strappano un punto contro il Genoa, che nell'ultima mezz'ora carica all'arrembaggio senza però riuscire a trovare la strada del gol. Alla fine è 0-0. I granata invece superano fuori casa il Bologna, che non vince al Dall'Ara addirittura dal 3 marzo. A firmare la vittoria è ancora una volta la premiata ditta D'Ambrosio-Cerci, già a segno contro il Milan. In mezzo, l'inutile pareggio di Natali.

Tra le varie crisi d'inizio stagione, la più sorprendente è però quella dell'Udinese, sconfitta per 2-1 dal Chievo. I friulani passano subito con Maicosuel, ma poi non riescono a gestire la partita. Manca il carattere, la grinta, le stesse qualità che negli ultimi anni hanno consentito ai ragazzi di Guidolin di raggiungere insperati piazzamenti europei (poi sempre vanificati ai turni preliminari...). I gialloblù invece ce la mettono tutta e pareggiano con l'ennesimo gol della loro bandiera, l'attaccante aostano Pellissier, inspiegabilmente lasciato in panchina da tre gare. Il gol vittoria è di Rigoni: a prima vista sembra un pallonetto geniale, al replay si rivela un tiro ordinario deviato con tutta la sfortuna del mondo da Danilo.

Le ultime due partite della quarta giornata sono una l'antitesi dell'altra. Catania e Parma si esibiscono in una sagra della camomilla che non serve a nessuno: niente gol, solo sbadigli. I siciliani, perlomeno, mettono in cascina il primo punto dell'anno, mentre gli emiliani li doppiano e arrivano a 2.

Tutt'altra storia fra Cagliari e Sampdoria, che si danno battaglia e chiudono all'ultimo respiro sul 2-2. In verità, quasi tutto succede negli ultimi cinque minuti. Al vantaggio dei sardi siglato da Ekdal, i blucerchiati rispondono al 37esimo con un gol di Wszolek, regolare ma annullato. Il pareggio arriva solo all'88esimo, e non in bello stile: tiraccio di Gabbiadini, papera alla “Mai Dire Gol” del portiere Agazzi. Al 91esimo nuovo vantaggio cagliaritano con una punizione al bacio di Conti. Poi, al 93esimo, mischione in area, botta di De Silvestri e deviazione vincente ancora di Gabbiadini. Che in serata avrebbe fatto bene a visitare un casinò.

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Dopo la pausa per la Nazionale, il Campionato ritorna con una sorpresa inaspettata per la Juventus. Oltre al nuovo Napoli made in Madrid, alla lista delle concorrenti credibili si aggiunge l'Inter di Mazzarri. Nel derby d'Italia più bello ed emozionante degli ultimi anni, i nerazzurri tengono testa agli undici di Conte con un carattere che non si vedeva dai tempi di Mourinho. Alla fine è 1-1, dopo un botta e risposta nel giro di due minuti: prima il vantaggio interista su inserimento di Icardi (quarto gol alla Juve in tre partite), poi il pareggio di Vidal con una magia nello stretto.

Nessuno ad agosto avrebbe mai pensato che l'Inter potesse giocarsela a questi livelli. La rosa non sembrava abbastanza competitiva per impensierire la Juve, ma a quanto pare la cura del tecnico toscano sta dando i suoi frutti. L'organizzazione di gioco è tutt'altra cosa rispetto all'anno scorso: la squadra è compatta e sa ripartire in velocità, anche grazie a giocatori risorti in stile Lazzaro come Nagatomo, Jonathan e Alvarez. I bianconeri rispondono con le solite armi: pressing alto e aggressività, interpretando in modo diverso ma altrettanto efficace lo stesso modulo degli avversari (il 3-5-2).

Alla bella partita di sabato pomeriggio il Napoli risponde in serata con una prestazione impressionante contro l'Atalanta. I bergamaschi sembrano i trecento greci di Leonida alla Termopili: resistono eroicamente (tutti indietro, non attacca nessuno), ma alla fine vengono travolti dai Persiani-napoletani, che per l'occasione sfoggiano l'elegantissima tenuta mimetica. I marcatori sono i due gioiellini arrivati in estate dal Real Madrid, Higuaìn e Callejòn (al terzo gol in tre partite). Gli azzurri di Benitez continuano così nella marcia a punteggio pieno e già guardano il resto della classifica dall'alto.

Manca invece l'occasione di centrare il terzo successo la Fiorentina, che si fa raggiungere sull'1-1 all'89esimo dal Cagliari. La squadra di Montella si porta a quota 7 insieme a Inter e Juve: poco male, sennonché Gomez si procura una distorsione con parziale lesione a un legamento del ginocchio destro (stop di due mesi), Cuadrado si lussa una spalla e Pizarro si fa espellere. Non esattamente una giornata fortunata.

Altro pareggio al cardiopalma quello fra Torino e Milan, giocato sabato sera. I granata vanno in vantaggio meritatamente per 2-0 , ma vengono raggiunti nel finale dai rossoneri, che evidentemente possono contare su intercessioni divine. In questo caso, oltre alla dea Fortuna, anche il dio Kronos.

La prima aiuta una pallaccia malamente ciabattata da Muntari a prendere uno spin improbabile per poi infilarsi lemme lemme all'angolino. Il secondo decide, insieme all'arbitro, che la partita deve durare finché il Milan non pareggia: quando Balotelli segna il rigore del 2-2 è il 97esimo. Viene da chiedersi se, in caso di sconfitta, Milanello avrebbe fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea.

A chiudere il programma domenicale, una serie d'incontri pomeridiani poco emozionanti, seguiti in serata dal derby della Lanterna. La partita più interessante fra quelle disputate alle 15 è Lazio-Chievo. I biancocelesti s'impongono con un 3-0 netto, maturato già nel primo tempo. La reazione alla doppia batosta arrivata in poche settimane dalla Juve non si fa attendere, ma gli uomini di Petkovic devono attendere avversari meno incerti in difesa prima di fissare i target di quest'anno, dopo un mercato estivo deludente soprattutto per quanto riguarda il reparto d'attacco.

In fondo alla classifica, Catania e Sassuolo rimangono a zero punti. I siciliani vengono superati 2-0 dal Livorno (doppietta di Paulinho), mentre i ragazzi di patròn Squinzi si fanno battere con lo stesso risultato dal Verona, già alla seconda vittoria stagionale.

Nel posticipo di Genova i rossoblù viaggiano in aquaplaning sulla Samp, demolita per 3-0. Marassi è allagato da ore di pioggia, ma il rischio rinvio è sventato a pochi minuti dall'inizio della partita. Con il trionfo nella stracittadina ligure, il Genoa riesce a muovere finalmente la classifica (che fin qui segnava un misero zero), lasciandosi dietro i cugini blucerchiati, fermi a quota 1. Da segnalare la ciliegina di Lodi su punizione.  



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