di Sara Michelucci

Hungry Hearts. Cuori affamati. Quelli di Jude e Mina, che si incontrano a New York e si innamorano. Ma la loro è una felicità non destinata a durare. Lei scopre di essere incinta e si convince che il suo sarà un bambino speciale. Così decide di proteggerlo dal mondo esterno. Non lo porta mai fuori casa, non lo espone al sole e lo costringe a mangiare solo cibo vegano. Inizialmente Jude la asseconda, ma quando si accorge che l'ossessione della donna rischia di danneggiare la salute del bambino, decide di portarlo via con sé.

Saverio Costanzo sceglie di portare al cinema una storia dura, che pone lo spettatore di fronte a paure e fobie, mostrando la fragilità che può nascondersi dietro un coppia che, pur amandosi, non è destinata a condividere una vita insieme. Tratta dal libro ‘Il bambino indaco’, di Marco Franzoso, la pellicola è stata presentata in concorso all’ultimo Festival del cinema di Venezia, dove ha vinto due Coppe Volpi per le interpretazioni di Adam Driver e Alba Rohrwacher.

Costanzo ha la capacità di mostrare, anche attraverso l’utilizzo di immagini deformate, tutta la fatalità di un amore sbagliato tra madre e figlio. Un affetto che porterà Mina a compromettere la sua vita, ma anche quella del suo bambino, e solo l’amore di un’altra mamma potrà ristabilire, in qualche modo, un ordine che non è più tale. Un cinema esistenziale, che guarda alla quotidianità, ma allo stesso tempo ha la capacità di spingersi ai confini più oscuri dell’animo umano.

La bravura dei due attori, poi, riesce a conferire al film uno spessore in più, con una caratterizzazione precisa dei personaggi che si trovano ad interpretare, senza fronzoli e forzature. Corpi emaciati che diventano immagini quasi spettrali, che attraversano il mondo in cerca di una felicità che sembra ormai preclusa.

Hungry Hearts (Italia 2014)
REGIA: Saverio Costanzo
SCENEGGIATURA: Saverio Costanzo
ATTORI: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Jake Weber, David Aaron Baker, Victoria Cartagena, Toshiko Onizawa, Dennis Rees
FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti
PRODUZIONE: Wildside Media, Rai Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Eclettico e visionario, Tim Burton torna al cinema con Big Eyes, storia di amore e arte, di bugie e ricerca della propria individualità. Il film racconta la vera storia di Margaret Keane, pittrice degli anni cinquanta e sessanta, e del marito Walter Keane, ritenuto per anni il vero autore delle opere della moglie, che rivoluzionarono l’arte americana. Dopo Ed Wood, Burton sceglie nuovamente un’opera biografica, con gli stessi sceneggiatori, Scott Alexander e Larry Karaszewski.

A narrare la storia è Dick Nolan, che scrive per un giornale scandalistico. Si parte con il racconto di Margaret Ulbrich, la quale nel 1958 decide di scappare dalla sua abitazione in California assieme alla figlia Jane per San Francisco, perchè non riesce più a sostenere la sua relazione col marito Frank

Si trasferisce così nella nuova città in cerca di lavoro, ma purtroppo, nonostante il suo grande talento come pittrice, le possibilità di trovare un’occupazione sono pochissime. L’unica strada per il guadagno è costituita dalla realizzazione di ritratti per la strada, anche se il salario è esiguo.

È lì che incontra un altro pittore di strada di nome Walter Keane, che cerca di approcciarsi a Margaret, per la quale prova una forte attrazione. Walter è un agente immobiliare e come hobby dipinge dei vicoli di Parigi, mentre Margaret si ama ritrarre bambine con occhi di dimensioni sproporzionate al resto del corpo.

I due cominciano una relazione e Walter, dopo che l’ex marito di Margaret pretende che le venga assegnata la figlia Jane, propone a Margaret di sposarlo. Ma ben presto l’idillio svanisce. Walter decide, infatti, di far sue le opere della neo moglie, spacciandole come suoi lavori e ottenendo un grande successo. Margaret, però, non ha la forza di opporsi, così accetta suo malgrado la situazione.

Ma la cosa non è destinata a durare e la sua voglia di ribellarsi al malvagio marito avrà la meglio. È un Tim Burton meno originale del solito, che non osa più di tanto con narrazioni e immagini e diverte molto meno. 

Big Eyes (2014)

Regia: Tim Burton
SCeneggiatura: Scott Alexander, Larry Karaszewski
Attori: Christoph Waltz, Amy Adams, Krysten Ritter, Jason Schwartzman, Danny Huston, Terence Stamp
Produzione: Silverwood Films, Electric City Entertainment, Tim Burton Productions
Distribuzione: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Gabriele Salvatores rischia e torna sul grande schermo con un genere del tutto nuovo, il fantasy, che si discosta dalla sua carriera cinematografica. Il ragazzo invisibile racconta, infatti, la storia di Michele, un adolescente apparentemente come tanti che vive in una tranquilla città sul mare. Non si può dire che a scuola sia popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport. Ma a lui in fondo non importa.

A Michele basterebbe avere l’attenzione di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare. Eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Ma ecco che un giorno il succedersi monotono delle giornate viene interrotto da una scoperta straordinaria: Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile. La più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio.

Salvatores dedica il film prima di tutto ai più giovani, mostrando come sia difficile capire se stessi e i proprio talenti. È un film di formazione che scava dentro se stessi, mostrando la difficoltà di diventare grandi, ma al tempo stesso mettendo in luce la possibilità di poter contare sulle proprie capacità. Ed è proprio dai personaggi che il regista parte, dalla loro capacità di mostrare le proprie peculiarità, caratterizzandoli in maniera puntuale e precisa, andando a fondo alle caratteristiche di ognuno.

La metamorfosi e il cambiamento di Michele sono quelle di una intera società che condivide la necessità di una evoluzione, pena la sua cancellazione. La scoperta di avere poteri sovraumani, come quello dell’invisibilità, ha una valenza sicuramente metaforica, che richiama significati altri, come la difficoltà di diventare grandi e di affrontare un periodo così complicato come quello dell’adolescenza.

Il ragazzo invisibile
(Francia, Italia, Irlanda, 2014)

Regia: Gabriele Salvatores
Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Attori: Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Kseniya Rappoport, Noa Zatta, Laura Sampedro, Aleksey Guskov
Fotografia: Italo Petriccione
Produzione: Indigo Film, Rai Cinema, Babe Film, Element Pictures
Distribuzione: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un noir ambientato sulle montagne abruzzesi, dove la neve candida sembra coprire quello che di losco sta per verificarsi. Il nuovo film di Stefano Incerti, Neve, racconta il viaggio di un infermiere di un carcere napoletano, il quale è alla ricerca della la refurtiva di una rapina dimenticata. Sulla sua strada incontra una giovane donna dalla pelle scura, amante di un piccolo gangster di paese, che lo aiuterà nell’impresa.

Tra Norah e Donato inizia, così, un rapporto di condivisione che porta l’uomo ad aprirsi con lei e a rivelarle la sua strategia per recuperare quanto rubato in una rapina da un suo paziente, che ora si trova in carcere. La sua è una ricerca disperata, mossa dall’amore per la figlia malata, che ha bisogno di costose cure negli Stati Uniti.

Due destini che si incrociano, quelli di Norah e Donato, due vite difficili che hanno bisogno di una svolta, cercata a ogni costo, anche mettendo a repentaglio le proprie vite o tradendosi l’un l’altro. Incerti è bravo in questo e si dimostra nuovamente all’altezza di storie difficile. Sullo sfondo c’è una provincia italiana che si stenta a riconoscere. Chiusa nei suoi non detti, nelle bravate di personaggi poco raccomandabili che non hanno prospettive concrete e densa di un impoverimento morale. Un paesaggio senza luoghi, dove una neve quasi accecante si scontra con l’oscurità di una vita con le spalle al muro.


Neve (Italia 2014)

REGIA: Stefano Incerti
SCENEGGIATURA: Stefano Incerti
ATTORI: Roberto De Francesco, Esther Elisha, Massimiliano Gallo, Antonella Attili, Angela Pagano
FOTOGRAFIA: Pasquale Mari, Daria D'Antonio
MONTAGGIO: Dario Incerti
MUSICHE: Francesco Galano
PRODUZIONE: Eskimo
DISTRIBUZIONE: Microcinema

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un figlio problematico e una madre sola, che lo ama ma che non sa come farlo stare bene. Mommy, il film del giovane regista canadese Xavier Dolan, racconta con estrema lucidità il complicato rapporto di una mamma vedova che si ritrova da sola a allevare il violento figlio quindicenne. Mentre i due cercano di sbarcare il lunario e di cercare di andare avanti insieme, nel modo più tranquillo possibile, una vicina di casa, Kyla, che soffre di balbuzie e nasconde una forte dolore che l’ha portata a prendersi un periodo sabbatico dalla sua professione di insegnante, offre loro il suo supporto. Insieme, i tre troveranno un nuovo senso di equilibrio e speranza.

Mommy è un film libero, che non bada alle classiche regole cinematografiche, ma sceglie un formato nuovo, un linguaggio sicuramente crudo e diretto e pone di fronte allo spettatore delle scelte difficili e non ortodosse.

Un film che riesce a colpire nel segno, a raggiungere lo spettatore attraverso nuovi livelli narrativi, dove le immagini sono supportate da una colonna sonora che dà ancora più significato e valore ai concetti che si vanno a veicolare.

Il valore attoriale, poi, è messo ben in vista, dove gli sguardi e i movimenti del volto, sono i mezzi prediletti per diffondere le emozioni. È un film pieno Mommy, carico di significato e bravura registica, denso di un amore genitoriale che non sfocia nei soliti cliché, ma va ben oltre e attraversa la vita vera. 


Mommy (Francia, Canada 2014)

REGIA: Xavier Dolan
SCENEGGIATURA: Xavier Dolan
ATTORI: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément
FOTOGRAFIA: André Turpin
MONTAGGIO: Xavier Dolan
PRODUZIONE: Nancy Grant
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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