di Giuseppe Zaccagni

Continua, all’Est, l’inesorabile marcia delle destre perché - dopo l’arrivo nelle istituzioni europee della pattuglia di deputati bulgari e romeni segnati dal marchio nazional-revanscista – cominciano riabilitazioni e revisioni storiche. E mentre in Estonia si afferma che la liberazione del Baltico da parte dell’Armata Rossa fu un’azione militar-politica di “invasione e di conseguente annessione”, parte all’attacco anche la Romania. Che decide di riabilitare quel Ion Antonescu - il conduca¬tor - che nel giugno 1941, esercitando un potere assoluto, fece scendere in guerra la Roma¬nia a fianco dell’Asse, aprendo il paese alle truppe di Hitler. E, di conseguenza, collaborando con i nazisti si macchiò dei più efferati delitti contro il suo popolo.

di Raffaele Matteotti

Dopo la legalizzazione dell’illegale invasione etiope della Somalia, è arrivato a Mogadiscio il primo contingente di truppe ugandesi, giunte nel quadro dell’operazione di “peacekeeping” organizzata dall’ONU, per la quale i paesi dell’Unione Africana forniranno le truppe e gli USA i fondi ed il supporto logistico. Gli ugandesi sono in realtà la striminzita avanguardia (1200 soldati) del già striminzito contingente UA (8000 uomini), finora coperto da promesse dei paesi africani solo per la metà. Per ora non è dato sapere quando arriveranno i militari promessi dagli altri paesi e nemmeno se il contingente raggiungerà mai la consistenza pianificata.

di Carlo Benedetti

Torna sulla scena la minaccia di quello “scudo spaziale” che servì a Reagan per piegare l’Urss. La Nato è arrivata alla frontiera con la Russia. Le installazioni radar americane in Polonia e Repubblica Ceka, duramente contestate da Mosca, puntano infatti direttamente sul Cremino. Puntuale quindi arriva, nervosa, la risposta russa. Sembra appunto di rivedere il film dello scudo spaziale degli anni ’80, quando Washington decise di affondare sul piano tecnologico e militare l’attacco ad una Unione Sovietica già piegata dalla sua crisi economica. Allora il Cremlino reagì nervosamente dando il via ad una corsa al riarmo per inseguire il nemico americano che evidenziava la sua ampiezza planetaria. Per Mosca tutto finì male perché la “potenza” sovietica non era in grado di reggere la concorrenza militare statunitense. Ma ora si cambia registro perché, sulla base delle nuove tecnologie, i russi si prendono una vera e propria rivincita aprendo una nuova pagina di guerre stellari. Tutto avviene anche in riferimento al fatto che, al tempo della Guerra Fredda, la stabilità nell'arena internazionale era assicurata dalla mutua dissuasione delle due superpotenze, che dirigevano i due campi ideologici avversi. In altri termini, riposava su un confronto dai limiti nettamente segnati. Ma ora – questa la tesi che domina nella strategia militare della nuova Russia - solo attraverso gli sforzi comuni e mirati di tutti i grandi centri del mondo multipolare in formazione, si possono scongiurare le nuove minacce. Si tratta di una lettura che può apparire condivisibile, ma che è pur sempre lontana dall’essere facilmente realizzabile.

di Giuseppe Zaccagni

Parte da Cebu - isola dell’arcipelago filippino famosa per le antiche vestigia della dominazione spagnola - la nuova tappa del disgelo tra cinesi e giapponesi. E’ qui, infatti, che si è registrato il nuovo ed importante contatto tra i due paesi i quali, impegnati nel 2° summit dell’Asia orientale (Asean), hanno trovato il modo di uscire dall’impasse che ha sempre bloccato le loro relazioni. Ed ecco che il premier giapponese Abe Shinzo lancia un ramoscello d’ulivo alla parte cinese: auspica una maggiore collaborazione commerciale e finanziaria, propone di superare lo “stallo” dei rapporti causato dalle emozioni politiche e congiunturali e - sostenendo che le differenze sono di forma più che di sostanza - annuncia che Tokio riconosce la necessità di avere migliori relazioni con la Cina. Ed è subito distensione perché, in pratica, si dilegua il terreno di sfida. Perché il premier cinese Wen Jiabao – anche lui a Cebu – si accoda alla posizione giapponese. Tratta in maniera nuova il problema. Incontra subito il premier di Tokio e definisce il colloquio “cordiale e positivo” proponendo un nuovo vertice “storico” che questa volta dovrà svolgersi proprio a Pechino. Ed Abe è così invitato nella “città proibita”. E Wen Jiabao sarà poi ospite in Giappone.

di Elena Ferrara

Saremo in due miliardi, entro il 2025, a non trovare più l’acqua. Rubinetti all’asciutto. Fiumi in secca. Bacini prosciugati. Falde esaurite. E' questa la terribile previsione della Fao. Ed è un annuncio che anticipa l’Apocalisse. "Per oltre i due terzi della popolazione mondiale – dichiarano gli esperti dell’Onu - c'è il rischio di dover affrontare una condizione di assoluta mancanza d’acqua nei prossimi anni". E già oggi oltre un miliardo di persone non hanno un accesso adeguato a fonti d'acqua pulita e sono in 2,6 miliardi a non disporre di servizi igienici adeguati. E’ una fine annunciata. L’agricoltura è la principale imputata dal momento che è il primo fattore di consumo dell'acqua a livello mondiale, incidendo per circa il 70% su tutta l'acqua prelevata da falde acquifere, laghi e corsi d'acqua. Si tratta di una percentuale che sale quasi al 90% in diversi Paesi in via di sviluppo, dove si trovano circa tre quarti delle terre irrigue del mondo. Situazioni di crisi, comunque, esistono già in quasi tutti i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, insieme a Paesi come il Messico, il Pakistan, il Sudafrica e buona parte della Cina e dell'India.


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