di Luca Mazzucato

Nel suo discorso di sabato mattina alla Muqata, a Ramallah, il presidente palestinese Abu Mazen ha convocato nuove elezioni parlamentari e presidenziali a data da destinarsi. L'annuncio giunge dopo giorni di scontri armati tra i militanti di Hamas e Fatah, che hanno lasciato sul campo molte vittime, tra cui donne e bambini. Nella legge elettorale dell'ANP, varata nel 2005, non è previsto il ricorso a elezioni anticipate: il presidente ha il dovere di indire nuove elezioni a tre mesi dalla scadenza naturale del mandato legislativo. Di conseguenza, il governo Hamas non ha riconosciuto la chiamata alle urne e dichiarato che non si presenterà alle elezioni. Questo inaspettato accavallarsi di eventi nei Territori Occupati ammette d'altra parte una possibile spiegazione, se collocato all'interno della situazione mediorientale e in particolare dello schiacchiere iracheno. Ma torniamo prima ai fatti.

di Pier Francesco Galgani

Tra l’8 e il 9 dicembre, i rappresentanti di 12 nazioni latinoamericane, tra i quali il brasiliano Lula da Silva, il venezuelano Hugo Chavez, la cilena Michelle Bachelet e l’uruguaiano Tabarè Vasquez, si sono riuniti a Cochabamba, in Bolivia, per il secondo incontro della "Comunità della Nazioni Sudamericane". L’organizzazione, nata nel 2004, si propone di favorire la solidarietà e l’integrazione regionale favorendo lo sviluppo delle relazioni commerciali interstatali e la cooperazione energetica. L’incontro si è svolto in un momento particolare: pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Chavez, che rappresenta l’ultima tappa - in ordine di tempo - di quella ondata di vittorie di candidati progressisti che, tra la fine del 2005 e l’intero 2006, ha interessato molte nazioni del continente latinoamericano e nello stesso giorno in cui moriva Augusto Pinochet, uno dei più sanguinari dittatori che la regione abbia mai conosciuto.

di mazzetta

Senza troppo rumore, così poco che non se ne è accorto nessuno, la Francia è intervenuta in Repubblica Centrafricana per liberare il presidente Bozize da una ribellione e sta combattendo in Ciad contro l’opposizione al tiranno Idriss Deby Itno. Il generale Guillou ha sostituito il generale Pérez sul campo e in pochi giorni ha avuto ragione dei “ribelli” che avevano occupato diverse città nell’Est della Repubblica Centrafricana. Installatosi nella riserva di caccia preferita da Giscard D’Estaing, ora riserva naturale dell’Ouandja-Vakaga, a circa 800 chilometri a Nord-Est della capitale Bangui, il comando francese ha mosso il reggimento di paracadutisti “1er Rpima” (Régiment de parachutistes d’infanterie de marine) di Bayonne e i COS (commandos opérations spéciales) che, con l’aiuto dei Mirage, hanno facilmente avuto ragione dei combattenti dell’UFDR (Unità Nazionale dell’Opposizione) in meno di una settimana. Ben poco avrebbero potuto contro la ribellione il centinaio di soldati ciadiani inviati da Deby a sostenere il golpista Bozize da lui stesso (con l’aiuto francese ) portato al potere con un golpe nel 2003, o le forze centrafricane che si sono rifiutate di combattere contro i “fratelli”.

di Carlo Benedetti

MOSCA. La Russia conquista il primo posto nel mondo per la produzione di armamenti. Può contare su 1500 industrie che sfornano aerei da guerra, carri armati, missili e sistemi elettronici. E ci sono poi cantieri navali in grado di evadere commesse in breve tempo quanto a sottomarini e navi da combattimento. Sono questi, in sintesi, i dati diffusi dallo Stato Maggiore della Russia. L’accento, in particolare, viene posto sul fatto che l’export raggiunge paesi come Cina, India (che sono già dotati, per il 70%, di armamenti di produzione russa), Argentina, Venezuela (qui sarà ora prodotto, su licenza, il mitragliatore “Akm Kalashnikov”) e Algeria con un contratto da 1,5 miliardi di dollari per la fornitura di trentasei cacciabombardieri “Mig-29 SMT”. E nuovi contratti sono stati firmati con Brasile, Nicaragua e Bolivia, mentre in lista d’attesa c’è l’Indonesia con un contratto da 1 miliardo di dollari che prevede, entro il 2010, sei caccia “SU”, due sottomarini e 9 elicotteri pesanti.

di Carlo Benedetti

MOSCA. In Russia gli archivi del Kgb del periodo sovietico sono divenuti un colabrodo con i documenti che si offrono in visione a colpi di dollari. A Berlino e a Bonn i dossier della Stasi vengono fotocopiati ed offerti alle diplomazie di tutto il mondo. A Bucarest i dossier della Securitate degli anni di Ceaucescu sono sul mercato, ma sono in molti a ritenerli contraffatti. Merce meno avariata quella che si trova negli archivi della polacca Agencja Bezpieczeństwa Wewnetrznego, dell’ungherese Nemzetbiztonsági Szakszolgálat (erede della tristemente famosa “Avho”), dell’albanese “Shėrbimi Informativ Shtetėror” e della cecoslovacca “Bezpečnostní informační služba”. Ora - quanto a segreti degli anni “sovietici” - è la volta della bulgara “Darzhavna sigurnost”, l’organizzazione della sicurezza di stato che operava negli anni di Jivkov e che apre in questi giorni i suoi archivi.


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