di Sara Michelucci

A sette anni dal suo ultimo lavoro, Palermo Shooting, Wim Wenders torna al cinema con un film intimista, che scandaglia sensazioni, emozioni e sensi di colpa. Ritorno alla vita racconta la storia di Tomas, scrittore in piena crisi creativa. La sua vita affettiva è in secondo piano e la relazione con Sara, che lo ama ma ha aspettative differenti dalle sue, è un ostacolo. Così decide di troncare la relazione. Ma la sua esistenza sarà segnata per sempre da un incidente, in cui muore un bambino, investito per errore.

E così si instaurerà un legame misterioso e indissolubile con la giovane madre, l'illustratrice Kate, che vive negli spazi sconfinati del lago Ontario e ha un altro figlio, Christopher, che ha assistito all’incidente. Una figura che tornerà nella vita dello scrittore e che lo aiuterà a superare il dramma interiore che vive e a ricominciare tutto dal principio. Il film, girato in 3D, ha uno stile asciutto, lineare, ma denso di rimandi.

La crisi che vive lo scrittore si ripercuote in tutti i suoi rapporti: da quello con l'editrice Ann con cui va a vivere a quello con il padre, scienziato in pensione. Un tormento continuo, che scandaglia la sua esistenza attimo per attimo e che Wenders riesce con maestria a far arrivare allo spettatore. Sicuramente azzeccata la scelta degli attori, con James Franco e Charlotte Gainsbourg in grado di maneggiare con cura e raffinatezza la storia consegnatagli nelle mani.

Ritorno alla vita (Canada, Germania, Norvegia, 2015)
REGIA: Wim Wenders
SCENEGGIATURA: Bjørn Olaf Johannessen
ATTORI: James Franco, Rachel McAdams, Charlotte Gainsbourg, Peter Stormare
FOTOGRAFIA: Benoît Debie
MUSICHE: Alexandre Desplat
PRODUZIONE: Neue Road Movies
DISTRIBUZIONE: Teodora Film

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

La borgata romana, con le sue sofferenze e la voglia di farcela dell’umanità che la popola, è la protagonista del film di Claudio Caligari, Non essere cattivo, che rappresenterà l’Italia ai prossimi Oscar. È una generazione dedita alle droghe sintetiche quella di Cesare e Vittorio. Amici per la pelle, che condividono un’esistenza precaria, fatta di bar, discoteche e pasticche.

Siamo nel 1995 a Ostia. La vita dei due ventenni scorre tra gli eccessi e i grandi dolori che si portano dentro. Sono due ‘fratelli di vita’, di ‘pasoliniana’ memoria, ma diversi nell’animo. Vittorio inizia infatti a desiderare una vita nuova, dopo l’incontro con Linda, l’amore destinato a salvarlo.

Così le strade dei due amici si separeranno per un po’, ma poi torneranno a incrociarsi nuovamente. Anche Cesare sogna una famiglia e si innamora, ma di una ragazza fragile che non riuscirà a riportarlo a galla.

La strada e la droga sono, ancora una volta, al centro del lavoro di Caligari, come lo erano stata già in  Amore tossico del 1983. Il suo è un occhio quasi documentaristico, che scandaglia l’esistente, senza troppi fronzoli.

Lo stile neorealistico tanto amato da Caligari anche in quest’ultima opera è piuttosto evidente. Il regista non vuole spiegare, ma raccontare quello che succede. Il suo è uno sguardo diretto, dove non ci sono vincitori, né tanto meno buoni o cattivi.

L’interesse è per quelle realtà marginali conosciute grazie anche a Pier Paolo Pasolini di cui è stato aiuto regista, di quelle periferie e borgate italiane che sembrano avere tutte lo stesso colore grigio e cupo. Con quell’aria asfittica che toglie il respiro anche alla speranza e in cui si può solo sopravvivere.

Molto convincenti gli attori Luca Marinelli (Cesare) e Alessandro Borghi (Vittorio), i quali ben rappresentano quella generazione che cerca un riscatto, ma pagando un prezzo piuttosto alto.

Caligari è deceduto dopo il termine delle riprese del film, la cui realizzazione è avvenuta anche grazie al supporto di Valerio Mastandrea, già attore protagonista in L'odore della notte.

Non essere cattivo (Italia 2015)
REGIA: Claudio Caligari
SCENEGGIATURA: Claudio Caligari, Francesca Serafini, Giordano Meacci
ATTORI: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia d'Amico, Roberta Mattei, Alessandro Bernardini, Valentino Campitelli
FOTOGRAFIA: Maurizio Calvesi
MONTAGGIO: Mauro Bonanni
PRODUZIONE: Kimerafilm, Taodue Film, Andrea Leone Films
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Anna è ‘na cosa e niente’. La sua vita lo è. Il modo in cui ha iniziato a considerare i sentimenti e le passioni lo è. Anna Ruotolo, interpretata magistralmente da Valeria Golino, che si è aggiudicata anche la Coppa Volpi, è la protagonista del nuovo film di Giuseppe Gaudino, Per amor vostro.

In una Napoli sempre più degradata, Anna vive con i suoi demoni, reali e immaginari. Ha tre figli, di cui uno sordomuto, che ama alla follia e per cui farebbe tutto. Anche accettare un marito violento e che la umilia giorno dopo giorno. Anche far finta di non sapere la vera occupazione del padre dei suoi figli, il quale a strozzo presta soldi alla povera gente.

Ma Anna va avanti. È apprezzata nel suo lavoro di suggeritrice in uno studio televisivo. Ed è lì che si innamora di Migliaccio e crede, finalmente, di poter riscoprire l’amore.

Gaudino usa il bianco e nero per raccontare la cronaca di una vita senza colore e senza pretese. Ma poi alterna questo stile ‘retrò’ a inserzioni musicali, immagini disegnate e ‘mostri’, facendo risuonare le parole dell’incipit dell’Inferno dantesco.

Realtà e immaginazione si mischiano, si alternano, con immagini che dal realismo delle vie di Napoli si scontrano con quelle surreali di un sottosuolo fatto di demoni e anime dannate.

Uno stile che certamente mette a segno un lavoro ben fatto e che colpisce, risultando originale, anche se in certe parti, probabilmente, si spinge un po’ troppo oltre.


Per amor vostro (Francia, Italia 2015)
REGIA: Giuseppe M. Gaudino
SCENEGGIATURA: Giuseppe M. Gaudino, Isabella Sandri, Lina Sarti
ATTORI: Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini
PRODUZIONE: Buena Onda, Eskimo, Figli del Bronx, Gaudri, Bea Production Company, Minerva Pictures Group, con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Officine UBU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Stile diretto, reale e senza troppi fronzoli quello scelto dal regista Vincenzo Marra che nell’ultimo lavoro, La Prima Luce, racconta di quanto possa essere lacerante una separazione e come l'amore di un padre per suo figlio riesca a superare ogni confine. Una storia come tante quella di Marco, giovane e cinico avvocato rampante, interpretato da un convincente Riccardo Scamarcio.

Vive a Bari con la sua compagna cilena, Martina, e il loro piccolo Mateo di 7 anni. Martina si è trasferita in Italia dopo aver conosciuto Marco. Ma ha voglia di tornare nel suo Paese natale insieme a suo figlio, perché il rapporto con il suo uomo è ormai alla fine. Una scelta che escluderebbe Marco e lui non glielo consente, troppo profondo è l’amore e il legame con suo figlio.

Dopo un periodo lacerante, Martina decide di scappare insieme a Mateo e si reca nel suo paese facendo perdere ogni traccia. Il tempo per Marco inizia a scorrere più lento, non ha nessuna notizia di suo figlio e dopo un periodo di angoscia e sbandamento decide di andare a cercarlo. Una volta arrivato in Sud America si ritrova in una metropoli di 6 milioni di persone, indifferente e indecifrabile. Ma dopo lunghe e inconcludenti ricerche Martina e Mateo ricompaiono nella sua vita.

L’autore decide di affrontare un tema importante e che spesso compare in svariati fatti di cronaca.  Lo stile asciutto e la capacità degli attori di rendere appieno l’angoscia che si prova quando uno dei due genitori decide di togliere il figlio all’altro e addirittura di portalo a migliaia di chilometri di distanza, riescono a cogliere nel segno. Il coinvolgimento emotivo è pieno, nonostante ci si fermi forse un po’ troppo alla ‘pura’ cronaca di una vicenda, senza riuscire a conferire qualcosa di più incisivo e originale al racconto stesso. 

La prima luce
(Italia 2015)
Regi: Vincenzo Marra
Soggetto: Vincenzo Marra
Cast: Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez, Gianni Pezzolla
Sceneggiatura : Angelo Carbone E Vincenzo Marra
Direttore della fotografia: Maura Morales Bergmann (a.i.c.)
Montaggio: Vincenzo Marra e Sara Petracca
Produzione: Paco Cinematografica
Distribuzione: Bim

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

È un Bellocchio che sperimenta, che non lascia nulla al caso, ma che al contempo stupisce e interroga lo spettatore quello di Sangue del mio Sangue, ultima fatica del regista emiliano. Bellocchio fa i conti con la storia, raccontando di Federico, giovane uomo d’armi che cerca la vendetta del fratello, un sacerdote che si è ucciso, sembra per amore.

Ad essere incolpata è una giovane suora, Benedetta, creduta dall’Inquisizione avere un’alleanza con Satana. Federico, al tempo stesso, viene sedotto come il suo gemello dalla donna, che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio.

Secoli dopo tornerà nel medesimo posto, ormai abbandonato, un altro Federico, ispettore ministeriale che, accompagnato da un magnate russo interessato ad acquistare la proprietà, scoprirà che l’ex prigione-convento di Santa Chiara è ancora abitata da un misterioso conte, interpretato da un bravo Roberto Herlitzka. Un ‘vampiro’ contemporaneo, che esce solo di notte per le strade della città. Esplicito, ovviamente, è il riferimento a La monaca di Monza di Manzoni.

Il regista parte dal passato per raccontare il presente, in un parallelismo che non è così immediato ma su cui, se ben ci si riflette, nascono delle connessione importanti. È un’Italia chiusa, protetta, come dice lo stesso regista “dal sistema consociativo e corruttivo dei partiti e dei sindacati che la globalizzazione sta radicalmente trasformando (non si capisce ancora se in meglio o in peggio)”.
Il film è stato presentato all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.


Sangue del mio Sangue (Italia 2015)

REGIA: Marco Bellocchio
ATTORI: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher, Lidiya Liberman, Federica Fracassi, Alberto Cracco, Bruno Cariello, Toni Bertorelli, Filippo Timi, Elena Bellocchio, Alberto Bellocchio
FOTOGRAFIA: Daniele Ciprì
MONTAGGIO: Francesca Calvelli, Claudio Misantoni
MUSICHE: Carlo Crivelli
PRODUZIONE: IBC Movie, Kavac; in collaborazione con Rai Cinema Distributore
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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