Gaza, fame e genocidio

di Mario Lombardo

La nuova macchina della morte israeliana a Gaza, mascherata dietro scopi umanitari, ha sospeso giovedì per il secondo giorno consecutivo le proprie operazioni nella striscia dopo che letteralmente a poche ore dall’inizio della distribuzione di “aiuti” aveva già fatto registrare il massacro di decine di civili palestinesi. Lanciato tra la ferma opposizione delle vere organizzazioni...
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Iran, la commedia della Casa Bianca

di Mario Lombardo

Mentre le trattative proseguono con cadenza più o meno regolare, le prospettive di un accordo tra Iran e Stati Uniti sul programma nucleare del primo sembrano perdere quota soprattutto per la natura ambigua e confusionaria della condotta americana. L’amministrazione Trump continua a mandare segnali contrastanti circa le proprie posizioni e richieste, con ogni probabilità in conseguenza delle divisioni interne – e non solo – tra falchi e (relative) colombe. A Teheran, si deve fare quindi i conti con un interlocutore come al solito totalmente inaffidabile, bilanciando le aperture per raggiungere un’intesa, che potrebbe dare respiro all’economia iraniana, con la riaffermazione di una serie di punti irrinunciabili, perché...
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di Alessandro Iacuelli

Dai primi di settembre, per la precisione attorno al 9, lo stabilimento di produzione di alluminio primario della multinazionale Alcoa, situato in Sardegna tra Portovesme, Portoscuso e Parinigianu, ha avuto una serie di incidenti a catena che hanno provocato una grave fuoriuscita di fluoro. La perdita di gas, tossico, ha generato una nube che ha reso l'aria irrespirabile. Le emissioni incontrollate, in cui al fluoro sono associate altre sostanze inquinanti non ancora identificate, spinte dai venti, si sono dirette verso l'abitato di Portoscuso.

In un primo tempo, prima che cambiasse la direzione del vento, l'allarme ha riguardato l'abitato di Paringianu, dove tuttavia non è stata necessaria l'evacuazione degli abitanti. La nube, alta qualche decina di metri e larga quasi mezzo chilometro, nella parte visibile, appare provenire dal reparto elettrolitico dello stabilimento, che risulta essere da settimane fuori controllo nonostante gli estremi tentativi dei tecnici Alcoa di rimediare ad una situazione che, con il passare dei giorni, sta diventando sempre più insistente.

Il reparto elettrolitico è il cuore della fabbrica, ma la mancanza di manutenzioni e di sostituzione degli anodi, ha mandato in tilt tutto il reparto. La direzione dello stabilimento ha fermato 60 celle elettrolitiche, ma probabilmente troppo tardi, inoltre si prevede, che se non saranno trovati i dovuti correttivi, altre celle dovranno essere bloccate. Quindi, serie di guasti, che si sono susseguiti nella Sala elettrolisi dello stabilimento dell'alluminio. La Provincia la settimana scorsa, aveva ingiuto all'Alcoa di ridurre le emissioni entro i limiti di legge pena la fermata degli impianti.

L'Agenzia regionale per l'ambiente ha certificato l'inquinamento da fluoro attorno allo stabilimento. Le analisi effettuate dai tecnici dell'Arpas hanno rivelato la presenza di fluoro fino a 124 microgrammi per normalmetrocubo, vale a dire oltre sei volte il limite consentito che è di 20 microgrammi. I risultati delle analisi sono stati trasmessi agli enti competenti, Provincia e Comune, perché adottino i provvedimenti conseguenti.

 Ad aiutare i tecnici locali sono arrivati tre esperti dal Brasile, dalla Spagna e dalla Danimarca, con l'appoggio dell'amministratore delegato di Alcoa Europe, Giuseppe Toia, che in passato ha messo mano con competenza alla gestione del reparto elettrolitico. Essenzialmente per fare la conta dei danni, che non sono solo di natura ambientale e sanitaria, ma anche economici e con una possibile ricaduta occupazionale, infatti il riavvio di una cella elettrolitica industriale ha un costo di 300 mila euro, e l'Alcoa ne ha fermate 60.

In questo giorni, nessuno si sbilancia di fronte a questo incidente, che potrebbe determinare pesanti conseguenze per il futuro stesso della fabbrica. L’arrivo del responsabile europeo del settore primario Marcos Ramos a Portovesme, solo alcuni giorni fa, ha avuto come conseguenza la garanzia che Alcoa è pronta a finanziare "per quanto possibile" il riavvio di un certo numero, imprecisato, di celle.

Sempre in questi giorni, con l'aria ferma per mancanza di vento, lo stabilimento si presenta coperto da una nebbia al fluoro. Il consigliere comunale Angelo Cremone ha inviato un esposto al prefetto chiedendo l’immediato intervento dell’Arpas e delle autorità sanitarie. "Da qualche settimana", precisa Cremone, "ho depositato in municipio la richiesta di convocazione del consiglio comunale ma non ottenuto risposta. Sembra che la salute dei cittadini non susciti grande interesse, eppure tra i consiglieri comunali e tra gli amministratori ci sono medici, tecnici competenti ed esperti in sicurezza e farmacisti".

Il sindaco di Portoscuso, Adriano Puddu, ha sollecitato l’assessore comunale all’Ambiente a fare intervenire l’Arpas, l’agenzia regionale, per sottoporre a controllo le linee elettrolitiche. Da parte sua, l’assessore comunale all’Ambiente, Daniele Fois, teme la chiusura dell’impianto, se non si riusciranno a eliminare al piu’ presto le anomalie all’origine della fuoriuscita del fluoro.

L’allarme inquinamento all'Alcoa è stato lanciato fin dai primi di luglio dai lavoratori che, durante un incontro con la direzione, erano stati rassicurati del fatto che la situazione era sotto controllo. Ma la nube di fluoro, visibile in particolare la notte, non ha cessato di aleggiare sopra lo stabilimento.

Intanto, i dati dell'Arpas sulle emissioni di fluoro stanno creando allarme e preoccupazione tra gli abitanti di Portoscuso e tra gli stessi lavoratori dell'Alcoa. Diversi cittadini hanno chiesto l'intervento della prefettura anche perché dal Comune dalla Provincia le decisioni vengono rimandate a quando si avrà un quadro più completo deli risultati dei rilievi ambientali effettuati dall'Agenzia regionale. I lavoratori della Sala elettrolisi dell'Alcoa hanno chiesto e ottenuto dalla direzione aziendale il blocco di altre celle elettrolittiche dove la temperatura aveva superato i mille gradi perché in quelle condizioni si sarebbero verificate le maggiori emissioni di fluoro.

 

 

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