di Alessandro Iacuelli


Si credeva che quello della nuvola marrone fosse un fenomeno asiatico, abituati da anni a scrutare via satellite quella grande nube che copre parte del nord dell'Oceano Indiano, l'India, il Pakistan, e parte del sud dell'Asia e della Cina. È una grande nube formata dalle particelle inquinanti disperse nell'aria, caratteristiche di emissioni industriali dovute ad un incompleto incenerimento e dalla combustione di biomasse. Ora ne è comparsa un'altra, e non nella lontana Asia, industrializzata in modo disordinato, ma sulla Pianura Padana. E' una grande macchia bruna, quella che incombe sulla Valle del Po: si tratta di una grande nuvola marrone piena di sostanze inquinanti. L'hanno osservata gli strumenti degli scienziati del Cnr, che dall'osservatorio "Ottavio Vittori", situato a 2.165 metri d’altezza sul Monte Cimone e hanno anche studiato la composizione di quella che è stata soprannominata la "Po Valley Brown Cloud": la nuvola bruna della Valle del Po. Si tratta di molte sostanze pericolose come nitrati, solfati, ozono, anidride carbonica e black carbon. Quest’ultimo è "il residuo dei processi di combusione. Contiene particelle molto fini, della grandezza media di un micron, che sono pericolose per la salute da un lato, e per l'ambiente dall'altro", spiega il ricercatore del Cnr Paolo Bonasoni.
Sandro Buzzi, responsabile del progetto sui cambiamenti climatici del CNR ha spiegato che “la Pianura Padana è una delle zone a più alta concentrazione industriale in Europa. E allo stesso tempo ha la forma di un catino, in cui si raccolgono tutti gli inquinanti. Vista dal satellite la nuvola appare come una macchia bruna che coincide con il profilo della Valle del Po. E le misurazioni degli ossidi di azoto mostrano due aree ad alta concentrazione di inquinamento in Europa: il bacino della Ruhr e la Pianura Padana, appunto".

Le cause? Stanno tutte nelle attività umane inquinanti e, oltre all'avvelenamento dell'aria, delle acque e dei suoli, aumentano il riscaldamento globale, proprio a causa del black carbon che ha un colore scuro e che, come ha spiegato Bonasoni "riempie l'atmosfera e riduce la quantità di energia solare che raggiunge il terreno. Nel caso della Pianura Padana, questa perdita di irraggiamento si aggira intorno al 10 per cento. L'energia che non raggiunge il suolo viene assorbita dall'atmosfera, riscaldandola ulteriormente".

La cappa di inquinamento della Valle del Po non è nata ieri, ma è un fenomeno già presente da anni. Questa è solo la prima volta che viene osservata con cura, delimitata ed analizzata, dopo la nascita della rete di monitoraggio "Share", Stations at High Altitude for Research on the Environment, per le osservazioni delle nuvole brune nel mondo. Oltre a Monte Cimone, ci sono altre sette stazioni per il rilevamento ad alta quota del Consiglio nazionale delle ricerche, e si trovano in Nepal, Pakistan e Uganda.

La scorsa estate gli strumenti del Monte Cimone, la vetta più alta dell'Appennino centro-settentrionale, con una visibilità che può arrivare a 200 chilometri, hanno osservato tanto dettagliatamente la nuvola bruna della Valle del Po da notare al suo interno gli effetti degli incendi e della sabbia africana trasportata dal vento. "Normalmente - spiega ancora Bonasoni - la cappa di inquinamento nasce dalle attività umane e industriali".

E' certamente esagerato dire che la val Padana sia "come la Cina", come si è letto su qualche quotidiano. La nube asiatica ha ben altre dimensioni: tre chilometri di spessore e vasta come gli Stati Uniti d’America. Inoltre sta alterando i parametri meteo-climatici dell'area con conseguenze gravi per l'ecosistema e per l'economia: nel giugno scorso l'alta concentrazione degli inquinanti contenuti nella nube hanno addirittura interrotto il monsone.
Secondo Veerabhadran Ramanathan, ricercatore dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego, "le simulazioni sulla circolazione atmosferica suggeriscono che la grande diffusione della nube sull'Asia e sull'Oceano Indiano contribuiscono al riscaldamento regionale della bassa atmosfera quanto il recente aumento di gas serra, che, insieme alla diminuzione delle piogge monsoniche, ha fatto diminuire del 15% la produzione di riso". Effetto che potrebbe, con le dovute differenze di scala, anche interessare la val Padana nell'immediato futuro, che neanche a farlo apposta presenta estese colture di riso nella zona occidentale. Infatti, anche la nube padana appare in grado di provocare lunghi periodi di siccità o di piogge forti.

Alle cause umane si aggiunge anche la particolare morfologia del suolo. Nonostante il cielo padano sia noto da sempre per le correnti favoniche che lo rendono spesso terso come in poche altre zone al mondo, accade spesso che in presenza di scarsa ventilazione al suolo, la Pianura Padana si trasformi in un serbatoio dove le polveri, sia di origine naturale che di origine antropica, tendono a ristagnare. Nasce così la spessa coltre marrone, che si estende dalle Alpi fino a lambire le regioni appenniniche.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy