di Cinzia Frassi

Sedici, dicasi sedici euro, per un frigorifero; solo sei per i climatizzatori, due per una cappa e 22 centesimi di Euro per una lampadina. Questi sono solo alcuni esempi di eco-contributo che i produttori di elettrodomestici hanno già calcolato. Eppure il decreto, che istituisce il registro Raee, (il secondo decreto ministeriale in tema) relativo alle nuove modalità di gestione e smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) è stato pubblicato solo alcuni giorni fa, il 5 novembre in Gazzetta Ufficiale. Il consorzio Ecodom, che riunisce i produttori di grandi elettrodomestici e che vede tra i fondatori molte grandi aziende del settore come Candy, Indesit e Whirlpool, ha già fissato gli eco-contributi che andranno a sommarsi al prezzo di vendita dei prodotti già dal 12 novembre. Detto, fatto. Dai computer al frigorifero, dalle stampanti ai telefoni, dal rasoio elettrico al trapano, dai tagliaerba ai distributori automatici. Le apparecchiature interessate sono definite dal decreto legislativo 25 luglio 2005 n. 151, che recepisce le direttive Ue emanate dal 2003 in poi in materia di rifiuti tecnologici. E’ proprio questo decreto che consente ai produttori di applicare il contributo, che andrà destinato alla copertura dei costi per la raccolta, il recupero, il trattamento e lo smaltimento di questi rifiuti. La prima novità è che i soggetti responsabili della gestione di detti rifiuti non sono più i comuni ma i produttori i quali hanno 90 giorni di tempo per iscriversi al nuovo registro Raee, vale a dire l’elenco delle imprese produttrici che dovranno finanziare e provvedere alla gestione e allo smaltimento. In capo ai produttori sono stati fissati anche una serie di obblighi di informazione. In particolare, l’art.13 del decreto legislativo 151 citato, prevede che essi diano adeguate informazioni ai consumatori circa l’obbligo di non smaltire i Raee come rifiuti urbani ma mediante raccolta separata, l’obbligo del distributore del ritiro del vecchio prodotto nel momento dell’acquisto di uno nuovo, gli effetti potenziali sull’ambiente e sulla salute umana dovuti alla presenza di sostanze pericolose anche relative ad un uso improprio. Inoltre, i prodotti devono riportare in modo chiaro sull’imballaggio, o nelle istruzioni per l’uso quando le dimensioni siano ridotte, le indicazioni sul produttore e il simbolo Raee per la raccolta differenziata.

Altra finalità della normativa è di imporre anche una sensibile limitazione di alcune sostanze pericolose. In particolare, il d.lgs 151/05 ha recepito la direttiva Europea sulla restrizione di utilizzo di sostanze pericolose (mercurio, piombo, cadmio, cromo esavalente e alcuni ritardanti di fiamma) nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche a partire dal 1° luglio 2006. Data slittata tra proroghe e infrazioni.

Secondo i dati forniti dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat) sono 67.000 le tonnellate di rifiuti tecnologici recuperati in Italia, quantificabili in poco più di un chilogrammo per abitante. Con l’entrata in vigore della normativa l’obiettivo è di arrivare a 240 mila tonnellate, vale a dire ad almeno 4 chili per abitante entro la fine del prossimo anno. Non solo.

Entro la stessa sono specificati obiettivi da raggiungere in base a percentuali di recupero e reimpiego fissate dal decreto in base a categorie di beni. Ad esempio per i prodotti informatici e telefonici dovrà essere “pari almeno al 75% in peso medio per apparecchio e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio di componenti, di materiali e di sostanze pari almeno al 65% in peso medio per apparecchio”. Per grandi elettrodomestici, come congelatori, condizionatori e frigoriferi, “ una percentuale di recupero pari almeno all'80% in peso medio per apparecchio e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio di componenti, di materiali e di sostanze pari almeno al 75% in peso medio, per apparecchio” (art. 9 d. lgs. 151/2005).

“Abbiamo rivoluzionato il sistema dei rifiuti tecnologici per salvaguardare le esigenze dei consumatori e per avere forti garanzie di tutela ambientale”, ha detto il ministro Pecoraro Scanio. “Il nostro obiettivo è quello di raggiungere, sin dal primo anno di attività i quantitativi fissati dalle normative comunitarie”. In realtà il primo anno di attività avrebbe dovuto essere lo scorso e, per quanto riguarda alcuni aspetti delle direttive europee sul tema, ancor prima. Se tutto va bene invece, dopo un periodo transitorio che perdurerà fino alla fine dell’anno in corso, l’intera gestione e smaltimento dovrà essere a regime con l’inizio del nuovo anno.

Intanto l'Italia continua a collezionare procedure di infrazione da Bruxelles in materia ambientale, come nel caso delle procedure avviate a seguito di sentenze della Corte di Giustizia Europea circa la legislazione nazionale in tema di discariche di rifiuti pericolosi. Non è superfluo ricordare che lo scorso anno il nostro paese ha collezionato in tema ambientale ben 80 procedure d’infrazione – 19 riguardanti il settore rifiuti - guadagnandosi il primato europeo. La vera rivoluzione quindi sarebbe se davvero tutto procedesse a dovere e si realizzasse senza ulteriori ritardi la rivoluzione del sistema dei rifiuti tecnologici. A quando?

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