di Alessandro Iacuelli

Dopo le centrali elettriche e tutti i siti di interesse energetico, la mossa a sorpresa di Berlusconi colpisce anche le discariche in Campania: siti segreti. Il popolo, i cittadini, non devono sapere, anche se la maggioranza è formata da suoi elettori. I "liberi cittadini" di un Paese democratico potranno sapere solo a giochi fatti, cioè alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto governativo. Con buona pace per quella che negli altri Paesi si chiama "Democrazia partecipata". Si allarga ulteriormente, dunque, quella frattura nella democrazia in Campania, di cui abbiamo parlato altre volte su Altrenotizie. Tra le scelte del nuovo governo, preoccupa particolarmente l'accelerata sugli inceneritori, ancora inutilmente chiamati termovalorizzatori, ma anche l'uso dell'esercito a difesa delle discariche ed una già preventivata azione di ostacolo alle iniziative della magistratura. Con la creazione ad hoc di un sottosegretariato apposito, pur di ridare una poltrona al già discaricato Guido Bertolaso, il governo aprirà siti per le discariche in tutte le cinque province campane. Previsto un inevitabile "contentino" ai comuni, in dissesto finanziario dopo l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, che ospiteranno gli impianti. "Avranno compensazioni ambientali", ha spiegato lo stesso Silvio Berlusconi, specificando però che non saranno soldi, ma "bonifiche ambientali e realizzazione di opere pubbliche".

Sul fronte delle ecoballe, il governo, forse con non molta cognizione di causa e lasciando sul tavolo diverse ambiguità di tipo tecnico, intende chiudere i sette impianti di CDR e di trasformarli non più in impianti di tritovagliatura come previsto dal piano di emergenza, ma in impianti per il compostaggio. Nelle intenzioni del premier-spazzino questa scelta "permetterà la raccolta differenziata". Ma come sa benissimo chiunque abbia appena alcuni rudimenti tecnici nel settore dei rifiuti solidi urbani, la raccolta differenziata ha un grande concorrente, che la ostacola: l'incenerimento. Nonostante questa scelta, solo apparente, di trasformare gli impianti CDR per andare verso la differenziata, il premier porta a quattro il numero degli inceneritori. Non solo Acerra, Santa Maria La Fossa e Salerno, ma anche un quarto nella zona di Napoli Est, probabilmente nell'sito dell'ex deposito della Q8. Il che presenta anche una discreta gravità, non solo perchè si tratta di un sito a ridosso del centro città, ma anche perchè si trova in una zona che è inserita nel Piano Nazionale di Bonifica, tra l'altro messo a punto durante il precedente governo di Berlusconi. Al posto della bonifica, e del recupero, arriverebbe un inceneritore. Su questo punto, il sindaco di Napoli ha 30 giorni per indicare a Bertolaso il sito dove costruire il termovalorizzatore, altrimenti il neo sottosegretario con delega all'emergenza rifiuti potrà scegliere da solo.

La cosa maggiormente preoccupante rimane la militarizzazione del territorio: saranno molto severe le pene per chi crea disordini e ostacola la gestione dei rifiuti in Campania. Le discariche saranno considerate "aree di interesse strategico nazionale" e quindi equiparate a strutture militari controllate dai soldati. Chi si introduce nelle discariche o ne impedisce l'accesso rischia l'arresto da
tre mesi a un anno e chi crea difficoltà nella gestione dei rifiuti che vanno in discarica rischia l'arresto fino a un anno o fino a cinque se si è promotori di disordini.

E desta ancora preoccupazione il tentativo di disarmare una magistratura che già molte volte è intervenuta nella cattiva, e spesso illegale, gestione dei rifiuti campani: Berlusconi ha dichiarato che la competenza a decidere in materia di rifiuti passerà ad un organo collegiale e non più al pubblico ministero "per evitare che un pm possa adottare singole azioni cautelari in via d'urgenza e bloccare così il ciclo dei rifiuti". Per ora si è partiti con il piede sbagliato, cioè quello di considerare i rifiuti, come dichiarato dal capo dell’esecutivo, “una catastrofe al pari di un terremoto o di un’eruzione vulcanica”. Cioè lo stesso errore di fondo commesso da Bertolaso nel periodo in cui è stato commissario straordinario. Per la Campania invece non servono scelte d’emergenza e da catastrofe naturale, quanto piuttosto scelte a lungo termine oculate, e comportamenti attenti.

E la riduzione a monte dei rifiuti? E la sostenibilità? Se ne vedono poche tracce, nei 17 articoli del decreto legge. A parte qualche frase di circostanza sulla limitazione dell'usa e getta, in pratica c'è solo un via libera pure agli inceneritori. Berlusconi, probabilmente con poca cognizione di causa, li dichiara sicuri: "Non bisogna avere paura". La Campania dovrà averne quattro." Fa parte del modello di sviluppo del premier, che più volte ha dichiarato che ambiente e sviluppo non sono in concorrenza. Peccato che il degrado ambientale al quale assistiamo sia causato precisamente dal tipo di sviluppo che ora si vuole incrementare. Non più quindi allungamento del ciclo di vita delle merci, riduzione di sprechi di materia prima. Quel che sta passando, è invece il maggiore consumo di materia, da bruciare negli inceneritori. Fino a quando? Fino a quando sarà tutto ridotto ad un deserto, tutto incenerito? Con la differenza, che è quasi obbligatorio essere d'accordo con questa linea. Se qualcuno non fosse d'accordo, sono già partite le soluzioni militari al problema rifiuti in Campania.

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