di Alessandro Iacuelli


Dopo la Spagna, il nucleare fa ancora gravi danni. Stavolta in Francia, ad appena 40 Km da Avignone. La sera di martedì 8 luglio, l'agenzia per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha comunicato che trenta metri cubi di una soluzione contenente 12 grammi d'uranio per litro si sono riversati in due fiumi, il La Gaffière e L'Auzon, dal sito nucleare di Tricastin a Bollene, nel dipartimento di Vaucluse. La fuoriuscita si è verificata durante le operazioni di pulitura di una cisterna della centrale: i trentamila litri di liquido fortemente contaminato da uranio, sono finiti al suolo e si sono riversati in un canale adiacente, che li ha poi riversati nei fiumi. In totale, con quei 30.000 litri, sono finiti nell'ambiente ben 360 chilogrammi di uranio. Troppi. Nonostante questo, secondo l'agenzia i rischi per la popolazione sono "minimi". Con la differenza che rispetto agli incidenti precedenti, qui è entrata in gioco una quantità di materiale radioattivo che non può affatto avere rischi minimi.
Tutti i composti e gli isotopi dell'uranio sono tossici e radioattivi ad un livello potenzialmente letale. A dosi non letali, la tossicità dell'uranio produce sempre danni all'organismo. Se inalato l'uranio si discioglie nei liquidi delle mucose polmonari, ed entra rapidamente nel sangue. Nonostante gran parte dell'uranio assorbito venga espulso con le urine, la parte che non viene eliminata si accumula nelle ossa e soprattutto nei reni.

I danni da radiazione sono permanenti. L'uranio fissato nelle ossa e nei vari organi colpisce per irraggiamento le cellule circostanti, con effetti particolarmente gravi sul midollo osseo. Una persona può esporsi all'uranio sia inalandone le polveri nell'aria che ingerendolo con il cibo e con l'acqua; l'assunzione media quotidiana di uranio è compresa tra 0,7 e 1,1 microgrammi. Qui invece siamo in presenza di una fuga di 360 chilogrammi, e di un comunicato di un'istituzione governativa che parla di "rischi minimi per la popolazione".

Intanto, le amministrazioni locali dei comuni di Bollene, Lapalud e Lamotte-du-Rhone hanno vietato la presa d'acqua dai pozzi, nonché l'impiego dell'acqua dei fiumi per irrigare i campi. Vietati anche la pesca, il consumo di pesce e i bagni nelle acque inquinate, divieto di attività nautiche, blocco della distribuzione di acqua potabile.

E arrivano critiche alla gestione della vicenda. La Commissione di ricerca e d'informazione indipendente sulla radioattività (Criirad) ha denunciato la "mancanza di affidabilità" della centrale di Tricastin, spiegando che "questo incidente, non trascurabile, giunge in seguito a un numero crescente di altri incidenti, che mostrano un degrado della gestione delle scorie su un sito destinato invece a svilupparsi".

Criticato anche il modo di dare informazioni sull'accaduto: "l'utilizzo dell'unità di misura della massa (il grammo) - ha aggiunto il Criirad - invece di quella della radioattività (il becquerel) non rende conto dell'ampiezza della fuga". La perdita, conclude la commissione, avrebbe riversato nei fiumi "uno scarico più di 100 volte superiore al limite annuale". Si è fatta sentire anche l'organizzazione "Uscire dal nucleare", secondo la quale "è impossibile che una tale fuga, contenente uranio, non abbia conseguenze importanti sull'ambiente e sulla salute delle persone".

Sul fronte italiano, non eccessivamente lontano in linea d'aria dalla zona della centrale, non si è registrato nessun valore anomalo. Ad essere interessato all'incidente è stato il Piemonte, dove l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente ha rilasciato un comunicato nel quale si dichiara che: "pur trattandosi di un evento che avrebbe comportato solo una contaminazione locale del terreno e della falda acquifera a seguito del rilascio di acqua contaminata, ha aumentato il livello di attenzione del monitoraggio della radioattività ambientale a seguito della vicinanza geografica del sito francese, posto a circa 180 chilometri dal confine piemontese. I dati delle rilevazioni radiometriche effettuate dai sette sensori Geiger della rete regionale di allerta radiologica posti lungo il confine francese, non hanno indicato alcun valore anomalo."

Analoghi risultati sono stati ottenuti con analisi più accurate del particolato atmosferico. Ulteriori approfondimenti verranno effettuati nelle prossime ore con il prelievo di campioni presso una delle aree di confine più vicine al sito nucleare francese, in particolare sul Colle della Maddalena in valle Stura.

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