di Daniele Rovai

Il 13 agosto di quest’anno il governo Berlusconi ha deciso di commissariare la Sogin, l’azienda pubblica nata nel 1999 per realizzare in 20 anni lo smantellamento dei vecchi impianti nucleari. Troppe spese e nessun avanzamento significativo dei lavori. Meglio chiuderla e far nascere due realtà: una prettamente indirizzata al nuovo corso nucleare trasferendo le sue competenze alle aziende che lo rilanceranno in Italia (Finmeccanica, Ansaldo, Enel); una che resti ad occuparsi della messa in sicurezza delle vecchie scorie. Secondo indiscrezioni, potrebbe diventare un’agenzia ministeriale. Maggioranza tutta d’accordo quindi nel chiudere, e ristrutturare, una società che dal 2000 al 2008, pur spendendo 1.185.000 (1 miliardo 185 milioni) di euro - integralmente pagati dalle famiglie italiane con una tassa sulla bolletta elettrica - non ha portato avanti alcun smantellamento. Certo, sorprende il fatto che proprio quando con l’ultimo Ad, l’ing. Massimo Romano, la Sogin stava iniziando a fare qualcosa - gli ultimi due bilanci presentavano addirittura un attivo - arrivi la decisione di commissariarla.
   
Durante il periodo di transizione la società sarà guidata da un commissario e due vice commissari nominati dal governo. Il loro compito, formalizzato proprio qualche giorno fa, è quello di rivedere la mission di Sogin - pur mantenendo in essere l’attività di controllo dei siti - sulla base delle disposizioni date dalla legge 99/09 (la legge che delega il governo a scrivere le nuove norme nucleari) per predisporre un piano articolato pluriennale per lo smantellamento “con riferimento a diverse opzioni provvedendo a stimare i costi da sostenere”. La conferma che si dividerà la Sogin in due e sarà rivisto tutto il piano di smantellamento. Dieci anni e tanti soldi buttati al vento.

Uno dei tre commissari scelti dal governo è Giuseppe Nucci, tra il 2005 e il 2006 Amministratore delegato della SOGIN. Un ritorno insomma. A lui, nel 2005, il ministro dell’economia affida il compito di mettere a posto i conti di una società che era riuscita in un impresa impossibile: presentare un bilancio, quello del 2004, in rosso! Una società pubblica che lavora con degli indirizzi dati direttamente dal governo e che ha un finanziamento che le copre tutte le spese, può andare in rosso? In Italia sì.

Il Bilancio 2004 viene comunque approvato ed invece di licenziare tutti e 7 i componenti del Consiglio (magari con le dimissioni dei ministri colpevoli quanto i manager) si cambia un solo dirigente, in questo caso l’Ad, e incredibilmente si porta da 7 a 9 il numero dei consiglieri (riconfermando i vecchi, ovviamente).
   
Nucci si cala subito nella parte. Mentre il 28 novembre 2005 al tavolo della trasparenza della Basilicata dichiara di voler riformare l’attività di SOGIN per renderla più efficiente, utilizzando sempre più le risorse interne e sforzandosi di ridurre i costi, un mese prima - il 15 ottobre - si fa “assumere” da quella stessa società come dirigente per i progetti esterni in campo ambientale (PEA) e nucleare (PEN); due incarichi che non hanno portato alcun risultato se non una remunerazione extra per l’Ad di 230.000 euro l’anno, ai quali aggiungere una cifra variabile - tetto massimo 70.000 euro - a seconda del raggiungimento di determinati traguardi.

Non solo: il CdA decide anche di “premiare” Nucci gratificandolo con una buona uscita pari alla retribuzione che avrebbe ottenuto per la durata del mandato (3 anni) anche in caso di sue dimissioni - o licenziamento da parte dell’azionista di maggioranza - prima della fine del mandato stesso. Un incentivo, dice la delibera, per premiare “l’impegno dell’Amministratore Delegato a non dimettersi per l’intera durata del mandato, se non su richiesta dell’Azionista di riferimento”(?). Una “novità inusuale”, scrive invece la Corte dei Conti quando esaminerà i conti della società, per un compenso a suo dire sproporzionato, che “potrebbe risultare ingiustificatamente oneroso per la società”. E infatti, quando il governo Prodi lo licenzia Nucci riceve un assegno di buona uscita che solo per la parte da dirigente ammonta a 795.000 euro! La cifra finale è poi sicuramente maggiore, visto che si deve sommare l’emolumento, ovviamente triplicato, come Ad.
   
Ed ecco la sorpresa. Il Commissariamento della Sogin è un atto dovuto e necessario: dovuto perché la società, seppur guidata da un Commissario con poteri straordinari, non ha fatto il suo dovere. Necessario perché la Lega ha saputo che l’ultimo Ad, Massimo Romano appunto, “ha creato ex novo la funzione di direttore generale della società, facendosi nominare per questa funzione dell'attuale Consiglio di amministrazione, al solo fine di ottenere, in modo surrettizio, un congruo aumento di stipendio (quasi un milione di euro).” Una “indecente operazione di appropriazione indebita” che fortunatamente “l'intervento tempestivo della Corte dei conti ha minato.”. Sono le testuali parole dette dal deputato leghista Stefano Allasia il 23 ottobre 2008 durante la discussione alla Camera del Ddl 1441 ter, oggi legge 99/09.

In realtà la Corte dei Conti non ha bloccato niente. La Corte in questi casi non ha poteri sanzionatori ma solo di denuncia al Parlamento ed al governo. L’ipotetico “stipendio” di Romano per il 2008, che la Corte aveva calcolato in 890.000 euro lordi, superava il tetto imposto dalla Finanziaria 2008 per le remunerazioni dei dirigenti pubblici. E infatti, quello che era stato deliberato, forse un po’ superficialmente, l’8 novembre 2008, già il 1 gennaio 2008 non era più valido. E Romano, secondo fonti ufficiali, pur mantenendo la qualifica di dirigente ha solo preso l’emolumento di Ad.
   
Insomma: si commissaria una società che in questi due anni aveva iniziato finalmente a fare il suo lavoro per un fatto che non è avvenuto e si nomina subcommissario la persona che, invece, dal doppio incarico ha ricevuto un guadagno? Una riflessione: la classe politica (e i manager da lei scelti) che gestirà i tanti miliardi - più di 20 - che serviranno a far partire il “nuovo” nucleare, è la stessa che in 10 anni non è riuscita a smaltire le “vecchie” scorie lasciate dall’avventura precedente. Un buon inizio, non c’é che dire!
   

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