di Alessandro Iacuelli

La mattina dell'8 maggio in Campania qualcuno si è svegliato con i carabinieri alla porta di casa. Si tratta di 5 imprenditori, soci della "R.F.G. Srl Impianto di Compostaggio" di Trentola Ducenta (CE). Per loro sono scattate le misure cautelari, 3 in carcere due agli arresti domiciliari, con reati contestati molto pesanti: disastro ambientale e associazione per delinquere per traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi. Sequestrato anche lo stabilimento R.F.G. Stando alle dichiarazioni in conferenza stampa del pm Donato Ceglie della Procura di Santa Maria Capua Vetere, la R.F.G. si è resa colpevole dello smaltimento illegale di 38.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, con un giro di affari di circa 3 milioni di euro. L'operazione scaturisce da una precedente ed analoga indagine (denominata "Madre terra") che nel mese di novembre 2005 portò all'arresto di nove persone; l'indagine, è durata sei mesi ed ha consentito di disarticolare una vera e propria organizzazione criminale ben radicata sul territorio. A dire il vero, la R.F.G. non è nuova a fatti di cronaca inerenti abusi ambientali, già in passato infatti si è trovata al centro di indagini per reati ambientali.
Nel luglio 2003, venne arrestato il legale rappresentante della società, colto in flagranza di reato dai carabinieri di Casal di Principe, mentre con altre due persone spargeva liquami in una discarica abusiva di oltre venticinquemila metri quadrati, sulla quale erano in corso sversamenti di tremila tonnellate circa di fanghi prodotti da impianti di depurazione e da scarti vegetali che dovevano essere avviati alla trasformazione di compost.
Dalla scoperta scaturì un'indagine che coinvolse diverse persone in tutta Italia.
Furono infatti cento gli indagati dell'inchiesta ma soltanto 22 persone, su 40 richieste, furono raggiunti da provvedimenti: arresti in carcere, domiciliari o misure di interdizioni.
Gli indagati, grazie a questo traffico, avrebbero movimentato nel solo periodo novembre 2002-maggio 2003 circa quarantamila tonnellate di rifiuti, con un giro d'affari di oltre tre milioni di euro.
Nel novembre del 2005, una nuova operazione portò all'arresto di nove persone. Anche in questa era coinvolta la stessa società.

Nonostante questo, la R.F.G. ha continuato ad operare sul territorio. Abusivamente.
Fino ai fatti di ieri, a dimostrazione di quanto certe aziende sappiano riciclarsi e riproporsi, imparando ogni volta come eludere in altro modo i controlli e le procedure.
In nota presentata poche ore dopo l'esecuzione degli arresti, l'assessorato all'Ambiente della Regione Campania, rende noto che il 24 marzo scorso si era provveduto a revocare, con apposito decreto, l'autorizzazione all'esercizio dell'impianto di compostaggio di Trentola Ducenta (Caserta). Con lo stesso atto la ditta Rfg (responsabile della trasformazione di rifiuti organici e inorganici) è stata diffidata dall'esercitare l'attività di compostaggio e qualsiasi altra attività ad essa collegabile, e intimata a provvedere all'immediata messa in sicurezza ed al ripristino ambientale dell'area. Il provvedimento era scaturito in seguito all'invio di una informativa antimafia interdittiva da parte della Prefettura di Caserta.

Anche l'amministrazione comunale di Villa Literno, il comune maggiormente colpito dalle discariche abusive della R.F.G., esprime soddisfazione per l'operazione del gruppo tutela ambiente che ha portato al sequestro di numerosi terreni nell'area liternese.
Anche questo comune, dopo varie segnalazioni dell'Arpac circa terreni contaminati da fanghi tossici, ha emesso ordinanze di diffida ai proprietari dell'area ed alla società che distribuiva il compost tossico, intimando la messa in sicurezza e sollecitando la bonifica dei terreni. "Purtroppo le ordinanze sono state disattese", spiega il responsabile dell'ufficio Ecologia e Ambiente del Comune, Mario Ucciero, "e del resto il Comune non ha i mezzi tecnici né i fondi economici per sostituirsi a chi di dovere per la bonifica dei terreni".

Confagricoltura fa però rilevare che "alla meritoria azione di repressione portata avanti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine va affiancata una più decisa ed incisiva azione di prevenzione, senza dimenticare gli interventi di bonifica dei siti inquinati. I disastri ambientali ed il degrado del territorio rappresentano il problema dei problemi della Campania: se non si pone in essere una strategia di lungo periodo per superare questa indubbia criticità del sistema, si rischia di vanificare gli sforzi per la promozione delle produzioni di eccellenza della nostra regione".
Ne abbiamo parlato anche alcuni mesi fa qui su Altrenotizie, a proposito dell'operazione "Terra Mia": nella maggior parte dei casi, i terreni contaminati non vengono bonificati, continuando di fatto a rappresentare un pericolo per la salute dei cittadini.

Mentre Legambiente ed il Consorzio Mozzarella di Bufala annunciano di costituirsi parte civile al processo contro i 5 imprenditori, quel che il cittadino comune vuole sapere è leggermente diverso. Ci si chiede, infatti, come sia possibile che un'azienda soggetta ad interdizione antimafia da parte di un prefetto - e pertanto impossibilitata a lavorare partecipando a gare d'appalto pubbliche - colpita da arresti con accuse di disastro ambientale nel 2003 e nel novembre scorso, continui ancora a lavorare, e sempre con lo stesso stile cinico e sprezzante delle regole.
Servirebbe davvero allora una normativa che prevede lo scioglimento delle imprese colpevoli di determinati reati? Servirebbe davvero, come taluni richiedono, la rapida bonifica dei territori ad opera del genio militare?

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