di Sara Michelucci

Il mondo degli attori viene messo a nudo con ironia nella divertente commedia di Carlo Goldoni, L’impresario delle Smirne, portato in scena da Roberto Valerio. Una piéce che racconta di un gruppo di attori, uomini e donne, pettegoli, invadenti, boriosi e intriganti che, disperati e affamati, vivono per un breve attimo l’illusione della ricchezza.

Sperano, infatti, di riuscire a partire per una bellissima tournée in Oriente con Alì, un ricco mercante delle Smirne intenzionato a formare una compagnia d’Opera, per tornare carichi d’oro e di celebrità.

Ma ben presto i loro sogni svaniranno e la cruda e misera realtà tornerà preponderante a bussare nelle loro esistenze. La caratterizzazione dei personaggi è resa da Goldoni in maniera esemplare. Ognuno di loro ha una personalità ben definita, ma l’obiettivo è comune: ottenere un posto di lavoro.

Le donne sono pronte, chi più chi meno, a fare qualsiasi cosa pur di compiacere il ricco mercante, ma anche gli uomini hanno lo stesso atteggiamento subordinato.

Una cantata corale, dove ogni personaggio, dal Turco al servitore, si rivela incisivo, necessario in un divertissement d’ensemble che restituisce il clima lezioso e libertino dell’epoca.

Tutto è orchestrato in maniera sapiente, con un ritmo che non stanca, ma tiene lo spettatore in una costante attenzione. Per vedere fino a che punto possono spingersi tutti i personaggi.

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