di Alessandro Iacuelli

Si è riunito a Torino, coordinato dall’assessore all’Ambiente Nicola de Ruggiero, il "tavolo della trasparenza", costituito dalla precedente Giunta regionale per informare periodicamente enti locali e cittadini sulle attività di disattivazione dei siti nucleari piemontesi di Bosco Marengo (Al) e Trino Vercellese-Saluggia (Vc). La società Sogin, titolare di tali impianti, ha comunicato che il decommissioning (smantellamento) dovrebbe terminare entro il 2009 a Bosco Marengo, mentre a Trino si cercherà di contenere i lavori in 7/8 anni e a Saluggia l'attività potrebbe durare per un'altra quindicina d'anni. La Sogin sta adottando nuovi sistemi di sicurezza più adatti a una fase di lavori che non di esercizio. Gli amministratori del Monferrato e dell'Astigiano, interessati all'approvvigionamento idrico nel campo pozzi di Saluggia, hanno espresso tutta la loro preoccupazione. Inoltre, un consigliere regionale ha richiesto che "ci sia un coinvolgimento dei Comuni e dei loro tecnici in tutte le fasi di esame dei documenti e dei progetti, al fine di poter accelerare gli iter autorizzativi. Ho chiesto anche conto dell'arcinoto problema del deposito nazionale per le scorie nucleari, visto che presso gli impianti piemontesi i rifiuti residui vengono stoccati a titolo provvisorio". All'incontro hanno partecipato, oltre alla Regione, anche ARPA Piemonte, APAT, Ministeri competenti, Sogin, Amministrazioni ed Enti locali, Prefetture, associazioni ambientaliste e organizzazioni sindacali. Secondo la relazione di ARPA Piemonte sul monitoraggio relativo all’inquinamento delle falde acquifere all’interno e all’esterno dell’impianto Eurex di Saluggia, occorre prendersi cura di un attento monitoraggio dell’acqua di falda.

Per questa ragione sono state stanziate le risorse finanziarie necessarie per poter operare con la massima attenzione possibile, senza nessuna intenzione di tirarsi indietro. Resta il fatto che, come manifestato anche dalla presidente Bresso ai rappresentanti del Governo e di Sogin, la Regione ritiene che l’azione di controllo dell’acqua sia da inserire nel piano economico tra le attività proprie dell’azienda e del Governo perché eredità della passata stagione nucleare. Si tratta di una richiesta che, però, ha ricevuto sinora soltanto risposte alquanto vaghe.

Il direttore di ARPA Piemonte Vincenzo Coccolo e il dott. Giovanni d’Amore hanno illustrato i risultati degli ultimi monitoraggi sulla falde: “Si sono riscontrati”, ha dichiarato d’Amore, “significativi incrementi della contaminazione radioattiva in due pozzi all’interno del sito Eurex, correlabili con l’aumento delle precipitazioni e del livello della falda superficiale. I dati più recenti indicano infatti una diminuzione della concentrazione di Stronzio 90 successiva al picco raggiunto nel giugno 2007; la distribuzione della contaminazione all’esterno del sito rimane invariata rispetto ai periodi precedenti ed è ipotizzabile un incremento di tale contaminazione nei prossimi mesi”.

“Devo registrare una certa soddisfazione”, ha dichiarato l’assessore De Ruggiero, “perché la partita delle misure compensative previste per il territorio interessato dagli impianti nucleari ha finalmente fatto un passo in avanti estremamente significativo. Il ministro Pecoraro Scanio ha preso atto di quanto abbiamo sollecitato e ha firmato il decreto che assegna i fondi agli Enti locali. Ora auspichiamo una procedura rapida da parte del CIPE nel licenziare il provvedimento entro i primi giorni di agosto”.

Sono seguiti gli interventi dei rappresentanti degli enti locali, dei sindacati di categoria e delle associazioni ambientaliste. Soprattutto da parte di amministratori locali è stato chiesto di accelerare i tempi del programma. Anche il presidente della Provincia di Asti Roberto Marmo, presidente anche dell’ATO 5 che ha la gestione dell’Acquedotto del Monferrato, ha riconosciuto il livello di accelerazione attuato grazie all’intervento determinante dell’assessore De Ruggiero, ma si è dichiarato preoccupato per la relazione dell'ARPA sulle falde acquifere.

Secondo gli esperti della Sogin il progetto di decomissioning nucleare del Piemonte, la regione italiana con più alta densità di siti nucleari, si articolerà su quattro assi: “assessment” ed adeguamento impiantistico di strutture ormai obsolete, organizzazione di pratiche gestionali in materia di sicurezza e qualità dei lavori, programma di formazione degli attori coinvolti, programma di comunicazione, sia in azienda che verso l’esterno, degli interventi intrapresi.

All'incontro è stato presentato un documento comune da parte delle Province di Alessandria, Asti, Vercelli e Torino, dei Comuni di Casale Monferrato e Saluggia, dell’Autorità d’Ambito n. 2 del Biellese, Vercellese e Casalese e n. 5 dell’Astigiano Monferrato e del Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato, finalizzato, soprattutto, a prevenire situazioni di pericolo per la popolazione ed i territori interessati. "La nostra richiesta", ha dichiarato il presidente della Provincia di Alessandria, Paolo Filippi, "è quella di una maggiore conoscenza dei dati tecnico-scientifici relativi alla direzione di scorrimento del flusso radioattivo e, soprattutto, in caso di rischio o vera e propria emergenza, di chiusura dei due pozzi di Saluggia. I nostri interessi prioritari sono la salute e la sicurezza dei cittadini e per raggiungerli serve lo sgombero delle aree non la creazione di depositi provvisori". Entro il 2009, secondo la Sogin, lo stabilimento Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo (AL) sarà completamente bonificato. Per Saluggia, invece, i tempi rimangono lunghi.

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