di Ilvio Pannullo

Finalmente la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti sta per arrivare nelle aule dei tribunali. Il 19 giugno scorso, assumendo le proporzioni di una vera e propria retata su Wall Street, centinaia di persone sono state arrestate nel corso di un'operazione della polizia federale americana. Le prime due vittime sono due ex manager di Bear Stearns, la banca d’investimenti che appena tre mesi fa fu salvata dal fallimento dalla Federal Reserve e dalla potentissima JP Morgan, nonostante i problemi dell’istituto esplosero, ben prima, alla metà del 2007 scatenati dalla crisi del credito e dei mutui. I due colletti bianchi, Ralph Ciotti e Matthew Tannin, manager di hedge fund falliti che facevano capo a Bear Stearns, sono stati prelevati dalle rispettive abitazioni a Manhattan e nel New Jersey e ora si trovano a dover rispondere davanti alle autorità del fallimento dei fondi speculativi che hanno acceso la miccia della crisi subprime. Su Cioffi pesa, poi, l’ulteriore accusa di insider trading, avendo ritirato circa 2 milioni di dollari di suoi investimenti da uno dei due fondi, poco prima del crack. Entrambi rischiano condanne fino a 20 anni. Anche la Sec, la Consob americana, aprirà un'inchiesta. Le prove a loro carico, secondo l'ex procuratore federale William Mateja, sono schiaccianti.

I due broker sono stati arrestati dall'Fbi con l'accusa di frode, complotto e insider trading. Ma la lista è lunga: nell'ambito dell' “operation malicious morgane”, le autorità hanno incriminato 406 persone, 300 delle quali sono già state arrestate. Il capo d’imputazione di Ciotti e Tannin comprende, poi, anche l'accusa di inganno a scapito degli investitori: dalle indagini sarebbe infatti emerso che i due ex manager erano perfettamente al corrente del cattivo stato di salute dei fondi, anche se pubblicamente affermavano il contrario rassicurando e allo stesso tempo ingannando gli investitori.

Ad inchiodare Ciotti e Tannin sarebbe uno scambio di e-mail. “Il mercato dei subprime è un vero schifo, penso che dovremmo chiudere i fondi ora. Se pensiamo che il rapporto sui CDO è accurato e corretto allora vuol dire che tutto il settore dei mutui subprime sta crollando”. Così Ralph Cioffi scriveva a Matthew Tannin ad aprile 2007, subito dopo la pubblicazione di un rapporto sulle "collaterized debt obbligations", le obbligazioni collegate ai mutui ad alto rischio. Il documento, che dava dati peggiori del previsto, fu uno dei primi campanelli d'allarme che preannunciavano la tempesta sui mercati azionari, che sarebbe scoppiata nei mesi successivi.

Sostenere, come cercano invano gli avvocati dei due manager, che il Cioffi e il Tannin non potevano prevedere che la crisi sarebbe stata tanto violenta è un’assurdità, considerando la loro posizione, le informazioni di cui erano a conoscenza e la loro esperienza. L'email dimostra, infatti, in modo inequivocabile che l’idea che le cose non andavano bene i due ce l'avevano. Ma, invece di darne comunicazione agli investitori, come la loro posizione prevedeva, i due fecero finta di niente, per evitare un'improvvisa fuga di capitali e il conseguente fallimento del fondo. A dimostrazione della loro mala fede, sarebbe, infine, il fatto che questo scambio di messaggi tra i due fosse avvenuto non utilizzando account aziendali di posta elettronica, bensì indirizzi privati di altre persone.

Il fallimento dei fondi, tanto per rendere l’idea dell’inganno, è costato agli investitori 1,6 miliardi di dollari. E’ questa, infatti, l’origine di tutti i mali: non ci si può aspettare serietà e correttezza da chi non ha altro interesse se non il profitto. Nella giungla degli strumenti finanziari strutturati, dei derivati, degli hedge found una parola giusta può infatti valere milioni di dollari.

Rassicurare gli azionisti sulla stabilità economica di un istituto di credito piuttosto che sulla liquidità di un fondo comune vale oro per questi signori che altro non fanno se non comprare e rivendere strumenti finanziari lucrando sulla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita ed ignorando in questo qualsiasi logica produttiva ed occupazionale.

È necessario, infatti, ricordare ciò che è ovvio: il sistema che permette a questi signori di guadagnare milioni di dollari anche in una sola giornata di contrattazioni, è lo stesso sistema che permette ad altri, piccoli risparmiatori ignari delle logiche che muovono i mercati finanziari, di poter perdere tutti i loro risparmi nel medesimo lasso di tempo.

Quello della finanza è, infatti, un mondo dove un solo attimo può significare il successo piuttosto che la sconfitta, la ricchezza piuttosto che la miseria. Un mondo che alletta per i suoi facili e rapidi guadagni e che nasconde le perdite ed i fallimenti semplicemente riversandoli su quel vastissimo esercito di piccoli e piccolissimi risparmiatori, spesso saggiamente diffidenti ma sconsideratamente consigliati.

“Dobbiamo allargare l'attenzione ai bisogni fondamentali del nostro sistema e aggiornare molto più velocemente la struttura di regole, tenendo però in mente che ci deve essere un equilibrio tra disciplina e supervisione del mercato”, ha dichiarato il ministro dell'amministrazione Bush, ex numero uno della banca d'investimenti Goldman Sachs. Come sempre ci viene detto quello che formalmente si dovrebbe fare ma che nella sostanza nessuno, tra chi ha il potere di farlo, si prende mai la briga di fare. Dopotutto, si tratta sempre di interessi.


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