di Fiammetta Portinari

Sono un esercito, quasi due milioni di italiani. Berlusconi non conosce la loro esistenza. L'Istat, pure, li ignora, fedele al dettato del premier che vuole propagandare un'economia del Paese che è forse quella delle suoi conti alle Cayman, non certo quella delle tasche degli italiani. La favola recita: l'Italia va bene, il Pil cresce, anche se piano; le retribuzioni salgono addirittura del 3,2% e guai a chi dice che non si riesce a risparmiare perché "tutti hanno una casa di proprietà e cellulari in abbondanza". Come dargli torto? Basta guardarsi intorno. Già, perché fino ad oggi questi due milioni di poveri hanno cercato in ogni modo di non farsi scoprire, con molta dignità e un pizzico di vergogna, tirando la cinghia sulla spesa, rinunciando alla vacanze, facendo economia su tutto il possibile e tentando comunque di mantenere lo stesso stile di vita, almeno all'apparenza. Poi, però, per loro - come per molti altri che li seguiranno di qui a breve - quella manciata di spiccioli che per consuetudine chiamano gli stipendi, sono finiti. E allora? Hanno cominciato ad indebitarsi per sopravvivere. Prima con le banche, poi con gli assegni scoperti.
Eccolo il nuovo esercito italiano. Lo ha fotografato, con un'istantanea spietata, l'Agenzia delle Entrate, quel Fisco a cui non sfugge nulla a differenza dell'Istat. E' il popolo dei protestati, 1,7 milioni di persone che nell'ultimo anno ha emesso vaglia, cambiali, assegni scoperti per un valore di quasi 4 milioni e 200 mila euro.

Non sono certo "furbetti del quartierino" e nemmeno più cialtroni di odontotecnici travestitisi da manager che scalano giornali e cadono dalle scale. Sono persone disperate, padri e madri di famiglia, bassa ma preziosa manovalanza dello Stato, piccoli e medi imprenditori che non vogliono gettare alle ortiche il lavoro di una vita, pensionati che hanno creduto alla favola di una revisione verso l'alto del loro misero assegno di anzianità e sono rimasti fregati. Gente che, alla fine, ha deciso che ormai non ha più nulla da perdere ed è passata alla truffa, alla vergogna del raggiro, non certo per comprarsi un televisore al plasma, ma per mangiare. E se è arrivata a questo punto è stato anche perché le banche hanno strozzato quel poco di fiato che era rimasto a conti correnti sempre in rosso, pozzi senza fondo con interessi da capogiro sugli scoperti che impedirebbero ogni possibilità di ripresa anche al migliore degli stakanovisti: un labirinto senza apparente via d'uscita.

E allora scatta l'istinto di sopravvivenza, l'assegno a vuoto. Che non significa che in Italia oggi ci sono due milioni di delinquenti in più, ma c'è qualcuno che senz'altro ha contribuito a farceli diventare. Quel governo che, per fare un esempio, ha preferito stanziare contributi per l'acquisto dei decoder sull'inutile digitale terrestre. anziché focalizzare l'attenzione su sgravi fiscali più ampi alle famiglie monoreddito. E se il Fisco ha stimato che il valore medio degli assegni emessi a vuoto sia dell'ordine dei 4 mila e 200 euro, meglio non dire dei vaglia e delle cambiali che supererebbero quota 6 milioni. E anche se sono sempre le regioni del Sud (Campania, Sicilia, Puglia, Lazio) a tenere la testa di questa triste classifica, quello che emerge dall'indagine dell'Agenzia delle Entrate è che il fenomeno, fino a solo un anno fa in calo, ha ripreso vigore in tutta Italia, anche nel ricco Friuli o nell'altrettanto agiata Valle D'Aosta.

Al punto che su ogni cittadino italiano, minori inclusi, peserebbe adesso un "debito inevaso" di 71 euro, più degli sgravi fiscali medi, che di solito non vanno oltre i 35 euro. Sembra quasi una presa in giro, una barzelletta di quelle che racconta Berlusconi. E proprio come le sue, non gli si riesce a trovare un motivo per riderne.

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