di Carlo Benedetti

L’Ucraina è in marcia secondo le regole di un golpe programmato dagli americani in versione antirussa. Apre gli scontri il presidente di Kiev Viktor Yushenko che, attaccando il premier Viktor Ianukovic, scioglie la “Rada” (il parlamento locale), fissa le elezioni legislative per il 27 maggio e punta a riportare alla guida del governo Yulia Volodomyrivna Tymoshenko. Come dire che la “Rivoluzione arancione” del 2004 continua. E questo – alla luce della situazione attuale – può anche voler dire che l’Ucraina è di nuovo alla vigilia di una scissione. Due paesi in uno. Da una parte la zona industriale - quella forte e filorussa delle aree operaie – dall’altra quella contadina, cattolica e filoccidentale di Lvov. Due Ucraine, quindi. La prima orientata verso Mosca, la seconda che guarda alla Polonia antirussa e allo sponsor d’oltreoceano. Quanto alle dichiarazioni che si raccolgono in loco c’è quella – decisiva - di Aleksander Cernovolenko, deputato di “Ucraina Nostra” il movimento vicino al Presidente. “Yushenko – dichiara l’onorevole - intende creare un unico maxi blocco delle forze che parteciparono alla “Rivoluzione arancione” mettendo a capo del governo la Tymoshenko, con cui vuole fare le riforme costituzionali e dalla quale vuole farsi appoggiare nelle future elezioni presidenziali del 2009”. E così, ad appena tre anni dalla pacifica “Rivoluzione” che nel 2004 portò al potere il filo occidentale Yushenko, l'Ucraina assiste ad un nuovo braccio di ferro tra il Presidente e il suo rivale, il Premier Viktor Ianukovic.

Yushenko, intanto, ha firmato il decreto di scioglimento della Camera, ma Ianukovic, forte della maggioranza, ha negato valore al documento chiedendo alla Corte Costituzionale di invalidarlo. Si va, a grandi passi, verso una nuova crisi istituzionale dopo che nel marzo 2006, la maggioranza relativa era andata al “Partito delle regioni” di Ianukovic modificando gli equilibri interni alla coalizione protagonista della “Rivoluzione”, con il sorpasso dell'ex Premier Tymoshenko sull'ex mentore Yushenko. Si sa poi che le liti in casa “arancione” hanno spinto il socialista Aleksandr Moroz a passare dalla parte di Ianukovic in cambio della presidenza della “Rada”. Ma il cerino che ha dato fuoco alle polveri è stato quello relativo al cambio di casacca che ha visto i deputati del gruppo Tymoshenko passare dalle file dell'opposizione alla coalizione di Governo. Episodi di trasformismo politico ben noti, ovunque. Ma a Kiev questo avviene in un clima che potrebbe sfociare anche in una guerra civile. Notizie in merito allarmano Kiev, Varsavia e Mosca. Perché si sa che le guarnigioni militari dell’Ucraina Occidentale (quelle che fanno capo al distretto di Lvov) sono in stato di allarme, mentre nella parte orientale del Paese ad essere allarmati sono gli operai.

Dalla capitale russa, intanto, arriva la notizia che la Duma di Stato (la Camera bassa del Parlamento) si è schierata con i colleghi della “Rada” ucraina, anche se finora i russi avevano cercato di non prestare il fianco ad accuse di ingerenza del tipo di quelle sollevate durante la “Rivoluzione arancione” in seguito all'esplicito appoggio all'allora candidato Presidente Ianukovic. Dal canto suo, l'Unione Europea rivolge un forte appello a tutte le parti coinvolte affinché prevalga il senso di responsabilità, evitando di compromettere anche il cammino relativo alle riforme dell'ex Repubblica sovietica e ai rapporti con l'Ue.

Ma sulla vicenda politica ed istituzionale pesa non tanto il dissidio Yushenko-Ianukovic quanto il ruolo della deputata Tymoshenko - la “pasionaria” di Kiev - che ormai mostra sempre più apertamente i suoi legami con l’America di Bush. E, di conseguenza, si presenta come il leader che dovrebbe sconvolgere l’Est, nella delicata fascia che divide la Polonia alla Russia. Eccola, quindi, che torna ad irrompere sulla scena.
Il personaggio merita molte righe. Quarantasei anni, alterna i profumi Chanel alle vampate di borsch, il minestrone a base di rape e cipolla. Diplomata in un istituto di economia e moglie di un certo Alexandr, figura secondaria della nomenklatura ucraina. Fa carriera grazie alla sua iscrizione all’organizzazione della Gioventù comunista (Komsomol). E’ definita come “principessa del gas”. Va in giro con uno scialle nero che – sulla treccia bionda - tenta di coprirle la schiena nuda sino al sedere. Indossa, spesso, un tailleur bianco che la fascia sino al ginocchio. Pesa cinquantadue chili e su Internet qualche appassionato di pornografia la presenta in vari atteggiamenti, grazie a montaggi perfetti… E’ al quarto posto nella classifica Forbes delle donne più potenti del mondo dopo l’americana Rice, la ministra cinese Wu Yi e la russa Baturina. La paragonano a Giovanna d’Arco, a Lady Macbeth, a Margaret Thatcher e viene definita come arrampicatrice sociale.

Alle spalle ha una famiglia normale, di vecchio stampo sovietico: padre armeno, madre russa. E’ grazie alla perestrojka di Gorbaciov che è riuscita a lanciarsi nel business mettendo in piedi una catena di noleggio di videoregistratori. La società che organizza è proprietà del Komsomol, ma con il crollo seguìto alla perestrojka privatizza ogni cosa e diviene il manager numero uno. A poco a poco riesce ad arrivare alla testa della compagnia “Ukrainian Oil”. Poi entra in politica e nel 1996 raccoglie il 93% dei voti e si siede nella Rada (Parlamento). In questo periodo è già chiamata “la donna da 11 miliardi di dollari” perché maneggia le forniture di gas. Dal 1995 al 1997, infatti, presiede la “Compagnia generale dell’Energia”. Trova anche il tempo di finire in carcere per truffe ed imbrogli vari: falsificazione di documenti e importazione illegale di metano. Esce e si crea il mito della vittima del regime. Fonda partiti (Unione della Patria di tutti gli ucraini, Blocco elettorale e Tymoshenko) e sceglie la piazza come arena della battaglia politica. Si impegna – su mandato americano – nell’azione antirussa e così lascia la lingua-madre e passa all’ucraino. C’è poi una pagina poco esplorata con l’Interpool che emette un mandato di cattura nei suoi confronti. Poi è sempre più lotta per il potere. Si pone accanto all’antirusso e filoamericano Yushenko. Comincia la sua nuova “Rivoluzione arancione”. Sa bene di avere l’appoggio della Casa Bianca e della lobby ucraina che vive negli Usa. Tutta gente che vuole fare i conti con la Mosca di un tempo e che punta, oggi, alla completa destabilizzazione dell’area dominata da Kiev.

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