di Carlo Benedetti

MOSCA. L’onda lunga della “Casta” nostrana arriva a Mosca e sconfigge l’ormai usata e abusata terminologia relativa alla “nomenklatura”. E così è la “casta russa” che domina nelle ricerche sociologiche, nelle rivelazioni di stampo giornalistico. Duma (il parlamento) e Cremlino - luoghi ritenuti strategici - sono i primi accusati. C’è una corsa a scoprire stipendi, privilegi, giri di tangenti, nepotismi, conflitti di interesse, cordate, imbrogli, macchinazioni politiche... Un mondo che si rivela sempre più separato dalla vita nazionale, carico di verità scomode e dove si pratica un nuovo sport non ancora ammesso alle olimpiadi: la corsa a rubare il più possibile a tempo di record... Si comincia dal basso prima di attaccare la fortezza dove siede Putin e dove si avvicina sempre più il rumore degli scandali che coinvolgono “governatori” regionali ed alti funzionari dello Stato. E così comincia l’indagine sulla “casta russa”... Ma prima di entrare nel merito fissiamo alcuni dati relativi al valore del rublo. Che, nel momento in cui scriviamo, è così valutato: 35 rubli equivalgono ad 1 euro e 24 rubli sono pari ad 1 dollaro. Quanto agli stipendi medi del cittadino medio le statistiche ufficiali segnalano cifre di base che vanno dai 7000 ai 15.000 rubli mensili. Intanto l’Ufficio delle imposte comunica che il 30% dei russi non riceve, comunque, più di 19.000 rubli al mese. Ma c’è anche chi ha uno stipendio di soli 1500 rubli al mese. Mentre c’è il 10% dei russi più ricchi che ha incamerato in questo ultimo periodo il 30% della somma generale delle entrate dello stato. Ed ecco i conti della casta.

I deputati della Duma sono 450. Non appena eletti hanno diritto (se non sono residenti a Mosca) ad un appartamento di servizio dotato di mobili nuovi, moderni; una automobile di servizio - con autista - a disposizione giorno e notte; viaggi gratuiti in treno o aereo; quattro collaboratori fissi pagati dalla amministrazione centrale della Duma; un grande ufficio - con annessa una sala per riunioni - dotato di ogni tipo di attrezzature tecniche (fotocopiatrici e computer); collegamenti - telefono-cellulari-fax-Internet - senza limiti. Ed, ovviamente, ristorante interno e servizi vari a prezzi stracciati. Una sorta di saldi infiniti... che comprendono anche un rimborso di oltre la metà della spesa per le ferie dei membri delle famiglie in qualsiasi parte del mondo.

A tutto questo va aggiunto lo stipendio. E qui la Duma - all’unanimità - sparge cortine fumogene. Ma si sa, dai bilanci totali, che tra deputati e collaboratori se ne vanno in un anno milioni e milioni di rubli per stipendi che toccano anche gli 11 milioni di rubli (1 milione per i trasporti, 1 milione per le attrezzature tecniche, 66.000 rubli per i cellulari...). Tutto questo per arrivare ad una pensione che supererà lo stesso stipendio mensile… E passiamo ai ministri.

Qui il meglio retribuito raggiunge un quota di 11.133.750 rubli al mese che, se paragonata alla media nazionale di un russo normale (10.736 rubli) o di un semplice pensionato con 2726 rubli mensili, parla da sola... In testa ai ministri Paperoni c’è quello delle “Risorse naturali”, Jurij Petrovic Trutnev, classe 1956. Un personaggio che ha attraversato numerosissimi posti direzionali in aziende private e statali dilettandosi anche di karatè. Ora tocca i 134milioni di rubli grazie al posto che occupa nella casta governativa del Cremlino. Segue nella classifica Leonid Dododgonovic Rejman (1957), una carriera tutta vissuta a Lenigrado e sempre nel settore delle telecomunicazioni (con ampi rapporti con aziende americane). Attualmente è il ministro delle Comunicazioni con 129milioni di rubli.

C’è poi Igor Evghenievic Levitin (1952), ingegnere con una rapida carriera nel mondo del business: è il ministro dei Trasporti e riceve 13.380.000 rubli. Michail Jurevic Zubarov (1953) è il ministro della Sanità con 9 milioni di rubli annui. Ed una dacia di 1360 metri quadrati. Vladimir Vasilevic Ustinov (1953), ministro della Giustizia raggiunge i 5 milioni di rubli. Sergej Kugugetovic Sojgu (1955), ministro della Protezione civile riceve 2 milioni di rubli. Vladimir Anatolevic Jakovlev (1944) ministro dello Sviluppo regionale ha un appannaggio di 1.500.000 rubli ed Anatolij Eduardovic Serdjukov (1962) nuovo ministro della Difesa riceve 1.250.000 rubli. Aleksandr Sergeevic Sokolov (1949), ministro della Cultura, riceve 3 milioni di rubli. Ma ha l’appartamento più piccolo di tutti i ministri: 47 metri quadrati. Sergej Evgenievic Nariskin (1954), vice premier riceve 3 milioni di rubli. Dmitrij Anatolevic Medvedev (1965) è il vice premier ed è uno dei maggiori candidati al posto di capo del Cremlino e riceve 2.235.000 rubli. Secondo i dati resi noti ha l’appartamento più grande di tutta la compagine governativa: 368 metri quadrati.

Cosa scaturisce, in sintesi, da questa rapida ed incompleta (ovviamente per difetto) panoramica sulla casta russa? I media che riescono a sfuggire al clima di censura dei vertici fanno notare che cresce l'insofferenza nei confronti della sterminata casta che si caratterizza per i suoi sprechi allontanandosi a ritmo vertiginoso da quelle posizioni “ufficiali” improntate ad una gestione rigorista. E tutto questo avviene mentre il Paese vive ancora crisi economiche e finanziarie. Con un crescente impoverimento e una continua diminuzione dello standard di vita di ampi strati sociali, soprattutto ora che il governo ha ridotto la quantità dei beni sussidiati. Ciò rende il costo del mantenimento della casta, in prospettiva, insostenibile finanziariamente e inaccettabile politicamente... La soluzione ovvia sarebbe quella di introdurre coraggiose riforme economiche e strutturali con una drastica riduzione degli appannaggi... Ma un'operazione di questo genere accentuerebbe le tensioni politiche interne, favorendo l'aggravarsi della situazione generale in vista del cambio della guardia al Cremlino. E così Putin, nonostante le reiterate promesse di pulizia, non accenna a revisioni e purghe. Teme che i tanti movimenti di opposizione alzino ancor più la testa. L’ordine di scuderia, di conseguenza, consiste nel non fare rumore.

Ma gli scandali sono pur sempre mine vaganti. E così nel vortice cade il tempio della diplomazia. Il grande palazzo di piazza Smolensk - dal quale il Cremlino manovra la sua politica estera - vive, pur se a ritroso, una brutta storia. Si scoprono spese incontrollate di una “casta della diplomazia” che credeva sempre di farla franca… nuotando in un mare di sprechi e violazioni della disciplina amministrativa. I fatti sono questi. Il ministero era proprietario di una grande villa situata tra i boschi del villaggio di Barvika - fuori Mosca . L’intero complesso venne dato in affitto a “qualcuno” per 500 dollari al mese. Cifra irrisoria per il mercato locale... E ancora: il ministero diede a migliaia di suoi collaboratori cellulari per uso privato senza limiti di conversazioni... E non solo: la sezione ministeriale che si occupa del parco macchine ha provveduto a comperare 41 automobili “Kia” senza nessun concorso e senza che il ministero avesse bisogno di tali mezzi... E infine: si sono persi per strada i soldi che dovrebbero arrivare a Mosca dai vari uffici consolari dove, è noto, i servizi toccano cifre considerevoli...
La casta costa.

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