di Elena Ferrara

Sta sferrando una lotta accanita contro gli omosessuali. Si chiama Giovanni Becali. E’ romeno e lo chiamano “Gigi”. Quanto a capitali e carriera lo definiscono il “Berlusconi della Romania”. Plurimiliardario - con un bottino di palazzi e reti tv - è il padre-padrone del Partito democristiano denominato “Nuova generazione” ed è soprattutto il finanziatore della squadra di calcio Steaua Bucarest. Ora ha promesso di rinchiudere gli omosessuali in ghetti se alle elezioni del 2009 sarà eletto presidente della Romania. ''Creerò - grida nelle piazze - quartieri per gay e lesbiche, affinché ci restino dentro e ci lascino stare tranquilli''. E poi aggiunge: ''Basta con i sex shop nel centro delle città, dove li vedono i ragazzi che vanno a scuola''. E una volta attuato un primo repulisti annuncia anche che chiuderà i club per gay. Intanto arrivano le prime reazioni. Con il Consiglio nazionale antidiscriminazione (Cna) che decide di avviare - insieme all’associazione Accept, che difende i diritti degli omosessuali - un'inchiesta sulle affermazioni di Becali. Si muovono anche varie organizzazioni internazionali che si battono per il rispetto dei diritti umani. Ma Becali non intende fare alcun passo indietro. Punta in alto e, soprattutto, si candida per ottenere un seggio in Europa. Infatti sarà il capolista del suo partito alle elezioni previste per il 25 novembre. Si dichiara sicuro di ottenere almeno il 15% dei voti perché convinto di essere estremamente popolare soprattutto per le sue innumerevoli opere di beneficenza: ha già costruito - da bravo ortodosso - chiese e case per la popolazione romena gravemente colpita dalle alluvioni due anni fa. In preda ad un delirio di onnipotenza, annuncia che edificherà nuove cattedrali per ogni partita di calcio che sarà vinta dalla sua squadra… E su questa strada annuncia anche di aver ordinato ad un pittore di rifare “L’ultima cena” di Leonardo da Vinci, con alcuni accorgimenti: i volti dell’allenatore e degli undici titolari al posto di quelli dei dodici apostoli, e il suo volto al posto di quello di Gesù Cristo…

E ancora: poco tempo fa, quando il fisco ha riscontrato un buco nero nel bilancio della Steaua disponendo il sequestro dei beni, Becali ha minacciato di rinunciare a stemma e titoli, e poi di cambiare il nome del club in Stella Cristiana. Intanto ha deciso che nel momento in cui i “suoi” giocatori scendono in campo sarà suonata musica religiosa. Per spiegare questa sceneggiata ha detto alla stampa: ”Io pago e detto le leggi… Quindi nessuna musica tipo We will rock you dei Queen perché i giocatori non si devono mica ammazzare…”. E così, con questa musica, Becali comincia la sua campagna elettorale per arrivare al parlamento europeo dopo aver ghettizzato gli omosessuali del suo paese. E su questo fronte trova anche alleati in altri paesi dell’Est.

In Croazia, la Chiesa cattolica definisce l'omosessualità un ''handicap'' e una ''perversione''. E in segno di protesta gay e lesbiche croati sfilano nella capitale Zagabria per reclamare il diritto alla visibilità. ''Vogliamo essere visibili! - dicono - e non ne possiamo più di tacere, nasconderci, avere paura, non ne possiamo più dell'omofobia, vogliamo essere visibili 365 giorni all'anno'', gridano nelle strade. Ma tra i passanti - riferiscono le agenzie di stampa - c’è anche chi grida: “Non è questa la Croazia! Bisognerebbe abbattere questi personaggi a colpi di mitra!''. Altre notizie arrivano dall’Ungheria dove a Budapest il sottosegretario alla presidenza del consiglio ungherese, Gabor Szetey, confessa in pubblico la sua omosessualità. L'annuncio è dato all'inaugurazione del festival culturale annuale di gay e lesbiche, giunto alla dodicesima edizione, davanti a una grande folla che l'ha accolto con applausi. Ed è la prima volta in Ungheria - un paese molto ostile in generale agli omosessuali - che un politico al governo dichiara pubblicamente di essere gay. Finora solo una deputata liberale, Klara Ungar, era uscita allo scoperto.

Szetey, 39 anni, ha detto di credere in Dio, nell'amore, nella libertà, di essere ungherese, europeo e omosessuale. Il sottosegretario, che ha avuto l'appoggio del premier Ferenc Gyurcsany per il suo coming out, convive da sei anni con uno chef di ristorante. Il partito liberale (Szdsz), alleato minore della coalizione di governo di centrosinistra, propone ora una legge per l'autorizzazione dei matrimoni gay, affinché le coppie omosessuali possano godere degli stessi diritti di quelle eterosessuali. Il testo della proposta prevede la modifica del diritto di famiglia nell'articolo che definisce il matrimonio come l'unione tra "un uomo e una donna maggiorenni". Secondo la nuova versione il matrimonio sarebbe definito come l'unione "tra due persone maggiorenni". Quasi banale la soluzione legislativa che, se fosse adottata dal Parlamento, garantirebbe alle coppie omosessuali gli stessi diritti previsti per le coppie eterosessuali. Il partito Szdsz, in verità, aveva già presentato una proposta simile nel 2005 ma che allora fu respinta. Stavolta i promotori della legge si dicono ben più ottimisti visto il clima di innovazione che si respira nel paese.

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