di Giovanni Gnazzi

Resiste alla rimozione. S’appella ai tribunali. Attacca i politici e il governo. Scrive a Napolitano invece che al Presidente del Consiglio. Si dimette mentre chiede il reintegro. Minaccia a blandisce. Appare in ogni televisione. Annuncia l’arrivo nell’agone politico, che proprio di lui c’era bisogno. Con la destra, s’intende; con chi sennò? L’ex comandante della Guardia di Finanza è Speciale, di nome e di fatto. Tu ti aspetti che faccia la guerra al contrabbando o agli evasori e lui la fa ai ministri e al governo. Tu ti aspetti che sia esempio di disciplina e lui disobbedisce. Tu credi che lui abbia letto la Costituzione, ma scopri che l’unica sua lettura sono le intercettazioni. Tu immagini che chiami i sessantamila uomini e donne del corpo al rispetto per le istituzioni, lui invece gli suggerisce sostanzialmente la rivolta, per protesta contro la sua rimozione. Tu pensi che renda più efficiente i conti, lui sperpera in volo come un Ricucci qualunque, circondato da signore impellicciate e adorate spigole che, come gli elicotteri, non dovevano mancare mai. “La Guardia di Finanza è una istituzione dello Stato, una risorsa del Paese, non uno strumento buono per l’affermazione di interessi privatistici” ha detto il nuovo Comandante generale della GdF Cosimo D’arrigo e solleva lo spirito ascoltare parole corrette, nello spirito della Costituzione. Che il governo abbia dato il peggio si sé nella vicenda della rimozione dell’ex-generale è valutazione condivisa ad ogni latitudine. Che però l’uomo, profondamente lontano dal modello di cui ci sarebbe bisogno al vertice di una delle più importanti istituzioni militari, andava assolutamente rimosso, non può essere discusso. E allora ci si può interrogare a lungo sulle mosse di Visco, sulle procedure adottate e sulla scarsa conoscenza dei cavilli dimostrata nell’occasione, ma una cosa va acclarata: meglio Visco che sbaglia di questo Speciale che batte i piedi e sbraita.

La Costituzione parla chiaro: la politica dirige i militari, non viceversa. La differenza fondamentale tra uno Stato democratico ed uno autoritario, comincia da qui. I rappresentanti governano i rappresentati, i militari eseguono il mandato della politica. E’ persino noioso ritornare sulla vicenda della rimozione di questo generale che pare voler anteporre la sua stella alle stellette che il grado gli conferiva. Ma certo é che la sua resistenza nei confronti delle direttive del Ministro e del Viceministro del Tesoro poco o nulla aveva a vedere con il ruolo, la funzione e la disciplina previste dalla catena di comando; bensì avevano a che vedere, con tutta evidenza, con una opposizione politica, preconcetta e oggettivamente funzionale al disegno del centro destra. Insomma il non compianto generale era giustamente ritenuto non gradito dal governo di centrosinistra, che decideva di rimuoverlo non solo e non tanto per gli scarsi risultati ottenuti, ma anche per un fisiologico processo di avvicendamento che, quando lo fa la destra si chiama rinnovamento, quando lo fa la sinistra si chiama spoil system.

Ovviamente, quando lo spoil system è fatto con criterio, c’è poco da obiettare: stipendi, incarichi e ruoli destinati all’applicazione delle linea del governo non possono che essere cura di chi quel progetto di governance lo condivide. Inutile e strumentale gridare urla manzoniane sul presunto (assai presunto, come si vede) spirito di servizio, giacché non siamo nel paese dei campanelli e non si può pensare che gli avversari politici applichino giudiziosamente le politiche che osteggiano o che, per lo meno, non utilizzino i propri poteri e le proprie prerogative per mettere i bastoni tra le ruote a coloro contro cui sono schierati. Anche solo una normale esigenza di riservatezza impone la nomina di persone di fiducia nell’ambito ristretto della catena di comando che un governo può e deve avere.

E ha ragione il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa quando rivendica l’allontanamento di Speciale definendolo un atto “di natura politica”. E ha doppiamente ragione quando sostiene che nella lettera inviata al Capo dello Stato vi sono contenuti sostanziali "appelli alla rivolta ai suoi (ex) soldati, una cosa tecnicamente eversiva". Del resto, già l’idea di rivolgersi al Capo dello Stato da parte di un militare ha in sé una concezione golpista, in quanto si salta il corretto livello gerarchico (il Ministro del tesoro) non riconoscendone palesemente l’autorità politica e amministrativa.

Dopo averla “buttata in caciara”, da oggi, l’ex generale si butta in politica,. Pare non sia chiaro se con Forza Italia o con Alleanza Nazionale, ma sono dettagli. Certo è che un generale in pensione della Guardia di Finanza che s’iscrive alla Corte di un politico oggetto di innumerevoli inchieste della stessa Guardia di Finanza e che, nelle vesti d’imprenditore, è stato processato per corruzione sempre della Guardia di Finanza, dice più cose di quanto sia possibile scriverne ora. Magari non farà una straordinaria carriera politica l’ex generale Speciale, ma potrà certamente coltivare la sua passione per il trasporto in elicottero a sbafo pasteggiando a spigole. Forse con l’elicottero del cavaliere non potrà recarsi a fare shopping o a presenziare ad attività istituzionali, ma un atterraggio a Milanello, a vedere Berlusconi che arringa il Milan, non gli verrà negato. Il Cavaliere è uomo riconoscente, è noto. Si tratti di un’attrice di soap opera, di una presentatrice o di un cardiologo, di una segretaria o di un generale, un posto a bordo non lo nega mai.


Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy