di Giuseppe Zaccagni

Vecchi tempi quando il cronista che “spianava” le strade dell’Est a bordo della sua “Fiat-125- special” passava ore ed ore - a volte giorni - per superare le frontiere dell’Est, quelle “cortine di ferro” che segnavano il passaggio tra Est ed Ovest. Allora dominavano i controlli, con relativi elenchi in copia dei libri che avevi a bordo (autore, titolo, editore…), apertura di tutti i bagagli e, spesso, smontaggio dei sedili con relativi squarci nell’imbottitura a colpi di coltello... L’auto, poi, era issata su un ponte per un ulteriore e attento controllo. Poi il via, verso l’altra frontiera dove la “cerimonia” si ripeteva. Allora dalla Yugoslavia all’Ungheria, dall’Ungheria all’Urss. Oppure dall’Ungheria alla Romania, alla Bulgaria, alla Cecoslovacchia…. Ora addio a tutto questo. Pur se, con la perestrojka, le frontiere dell’Est avevano già perso quel “fascino” da chek point, con le garritte e i riflettori, con i poliziotti dotati di kalashnikov. Addio, quindi. L’Est chiude e rientra nella storia. E’ la vittoria di Schengen (la città del Lussemburgo dove nel 1985 fu siglato appunto il “Trattato” tra alcuni paesi della Comunità Europea e che ha visto poi l’adesione di altre nazioni) perché ora - tanto per riferirci all’Italia - non c'è più il confine con la Slovenia. L'ultima barriera (in legno) è stata segata al valico di Stupizza, in provincia di Udine. E così si corre via per Rabuiese, da Fernetti a Gorizia e Nova Gorica, fino in alta montagna, ad Uccea e al passo Predil. La Slovenia e l’Italia si uniscono ancor più. In questo modo è salito a 24 il numero dei paesi aderenti alla Convenzione di Schengen. Se ne sono aggiunti altri nove e cioè tutti i nuovi entrati nel 2004 (tranne Cipro che ha chiesto un altro anno di tempo per mettersi in regola). Per i cittadini di questi paesi (e noi con loro) non ci sarà più bisogno di un passaporto per muoversi in Europa. Libera circolazione, quindi, di merci e persone.

Una novità per quattrocento milioni di europei che potranno beneficiare dell'estensione. Si attende, di conseguenza, una nuova primavera economica soprattutto per i paesi dell’Est che godono di un cambio vantaggioso rispetto all’euro. Ma, ovviamente, a qualcuno è già venuto l’incubo-sicurezza. Perché frontiere aperte - si dice - significano meno controlli e libertà assoluta di movimento: Ilkka Laitinen, direttore generale di Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne dell'Unione, ha già spiegato che l'eliminazione delle frontiere interne significa la perdita di “uno strumento molto efficace” per la lotta all'immigrazione legale. In realtà, nell’area Schengen, è più che favorito lo scambio di informazioni, visto che il Sis, il sistema di informazione Schengen, raccoglie 22 milioni di dati sulle persone ricercate, scomparse… Le frontiere, comunque, cadranno a tutti gli effetti il 30 marzo del prossimo anno quando davvero non sarà più necessario viaggiare con passaporti e carte d’identità, nemmeno negli aeroporti.

Ma torniamo alla cronaca di oggi. La storia di queste ore ci dice che i capi di governo di Germania, Polonia e Repubblica ceca e i leader dell’Ue si sono ritrovati in una cerimonia a Zittau-Porajow-Hradek nad Nisou, nel triangolo di confine fra i tre paesi, per dire addio alle frontiere in Europa e abbattere così l’ultimo brandello della cortina di ferro, 18 anni dopo il crollo del Muro di Berlino. Con l’ingresso, di nove nuovi paesi, di cui otto dell’ex blocco sovietico, l’area di Schengen senza più controlli alle frontiere interne si allarga così a 24 paesi, inclusi i due non Ue, Norvegia e Islanda. Fuori sono invece gli stati Ue Gran Bretagna e Irlanda, mentre Svizzera e Lichtenstein, che non sono nell’Ue, vogliono entrare in Schengen fra un anno. I nuovi stati Schengen sono Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Malta. Romania e Bulgaria, anche loro membri dell’Unione dal 2004, restano per ora fuori anche se Sofia ha annunciato di sperare di entrare in Schengen nel 2010 o 2011. In tutto, da oggi, 400 milioni di persone potranno viaggiare liberamente senza controlli dei passaporti lungo circa 4 mila chilometri di frontiere: un’area che si estende da Tallin alla Valletta, da Oslo a Lisbona, e che avrà per nuovi confini esteri la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina. Da marzo le barriere cadranno anche agli aeroporti.

A est, in Russia, Bielorussia e Ucraina, si teme invece una “fortezza Europa” con difficoltà ancora maggiori per visti, viaggi e ricongiungimenti con i familiari dall’altra parte del confine. Non a caso la stampa di Mosca definisce questa nuova situazione europea come “lo strappo di Schengen”. Ed ora per il cronista e per quei tanti e tanti turisti che con lui hanno passato tante e tante ore della vita a superare le frontiere dell’Est restano i ricordi di quelle località guardate a vista dalle varie polizie ed ora cancellate grazie ad un nome magico: Schengen.

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