di Daniele John Angrisani

Come da promesse, è stata una notte elettorale come gli Stati Uniti non vedevano da tempo. Se dal lato repubblicano le cose si sono svolte da copione, con John Mc Cain ormai in volata verso la nomination definitiva, in campo democratico è stato tutto un susseguirsi di colpi di scena, sorprese, assegnazioni di Stati all'uno o all'altro candidato, fino al Big Prize, la California, alla fine vinta, ma non stravinta, da Hillary Clinton. Alla fine di questa lunga notte elettorale è però difficile stabilire un vincitore: se da una parte è vero che nel computo degli Stati conquistati, sembrerebbe che Obama sia in vantaggio di 13 a 8 sulla Clinton (con il New Mexico ancora in bilico al momento in cui scrivo), ma anche che quest'ultima sarebbe riuscita a conquistare quasi tutti gli Stati con il maggior numero di delegati: oltre alla California, New York, New Jersey e soprattutto la grande sorpresa della serata, ovvero il Massachussetts dei Kennedy che neanche poche settimane fa avevano dato il loro appoggio a Barack Obama. Quel che conta ai fini della nomination è però il conteggio dei delegati e su chi abbia vinto a questo proposito vi è un po' di confusione. Se fino a questa mattina, ora italiana, si riteneva che la Clinton avrebbe ottenuto il maggior numero di delegati, ora la situazione è molto meno chiara. La televisione americana NBC stima che alla fine dei conteggi Obama dovrebbe riuscire ad ottenere circa 10 delegati in più della Clinton, anche grazie alle regole astruse secondo le quali chi ottiene il secondo posto in diversi distretti, anche se con una certa distanza, riesce ad ottenere lo stesso numero di delegati del vincitore o poco meno. Comunque sia, se si aggiunge il vantaggio che la Clinton ha al momento tra i superdelegati (quelli non eletti, ma nominati dai maggiorenti del partito), si arriva ad una stima provvisoria di soli +70 in favore della candidata presidente. Una partita, dunque, ancora del tutto aperta.

Ora i giochi si spostano sulle prossime scadenze delle primarie: il 09/02 si vota nello Stato di Washington (97 delegati in ballo), Lousiana (66 delegati in ballo) e Nebraska (31 delegati in ballo). Poi tocca al Maine (34 delegati) il 10/02 ed a Virginia (101 delegati), Maryland (99 delegati) e District of Columbia (38 delegati) il 12/02. Piccola pausa di una settimana e si riprende il 19/02 con Winsconsin (92 delegati) ed Hawai (29 delegati), ma il vero campo di battaglia è il 04/03 quando si vota in Vermont (23 delegati), Rhode Island (32 delegati), ma soprattutto in Ohio (161 delegati) e Texas (228 delegati). Se neanche allora la situazione sarà definita vi sono altre sfide, di cui la più importante è sicuramente il 22/04 in Pennsylvania (188 delegati). L'incertezza è tale che alcuni commentatori parlano persino dell'ipotesi, fino a pochi mesi fa impossibile, di una sfida che si protragga fino al giorno stesso della Convention, dove sarebbero alla fine i superdelegati a fare la differenza e decidere chi sarà il candidato presidenziale dei democratici.

Se questa incertezza da una parte potrebbe favorire i repubblicani, dall'altra, paradossalmente, potrebbe dare ancora più luce mediatica (e quindi pubblicità) ai candidati democratici in vista della sfida di novembre. La candidatura di un moderato come John Mc Cain, inoltre, lascia di sicuro scoperto a destra il fianco repubblicano, e la storia insegna che senza il voto degli ultraconservatori, i repubblicani rischiano seriamente di perdere la corsa alla Casa Bianca. C'è anche da dire, comunque, che se si analizza per bene il risultato delle elezioni di ieri, la Clinton ha vinto principalmente negli Stati tradizionalmente democratici, mentre Obama ha dimostrato, ancora una volta, di poter fare la differenza negli Stati che nel 2004 hanno dato la vittoria a Bush. Non per nulla, se su una cosa tutti i sondaggi sono d'accordo è che Obama è più eleggibile della Clinton, proprio per il suo appeal anche in Stati meno tendenti ai democratici, cosa che potrebbe cambiare il canovaccio della campagna elettorale, in caso di nomination del senatore nero dell'Illinois. Nei prossimi turni elettorali, di sicuro, anche questo aspetto sarà da tenere in considerazione e ciò potrebbe favorire Obama. Non ci resta che vedere se effettivamente sarà così.

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