di Giuseppe Zaccagni

A Berlino, nell’agosto 1961, fu il comunista Nikita Krusciov a costruire il Muro. Ma ora, a Cipro, un altro comunista - Dimitris Christofias - avrà un compito opposto: abbattere quel Muro che dal 1974 divide l’isola separando i greci-ciprioti dai turchi. Questo perché la parte settentrionale del paese - occupata dalla Turchia - si è unilateralmente proclamata stato autonomo assumendo la denominazione di “Repubblica Turca di Cipro del Nord” (3355 chilometri quadrati con 179000 abitanti). La separazione tra le due realtà è, quindi, una ferita aperta. Con un confine spettrale chiamato “Linea Attila” e segnato da case abbandonate, reti di filo spinato, sacchi di sabbia, postazioni militari, torri di controllo...Ora si profila una situazione nuova con una possibile distensione tra il governo cipriota di Nicosia e quello turco di Ankara. Tutto si potrebbe rimettere in discussione perchè a Cipro è stato eletto (per la prima volta nella storia del paese) un presidente comunista: il 61enne Dimitris Christofias che da oltre venti anni guida il partito Akel e che si è sempre battuto per trattative capaci di dare una soluzione al conflitto tra Cipro e la Turchia. Ed ora non appena eletto (col 53,36%) e portato in trionfo nelle strade della capitale Nicosia (tra bandiere rosse e ritratti di Che Guevara) si è affrettato a dichiarare di essere pronto ad operare per una rapida riunificazione delle due parti dell’isola. “Tendo una mano di amicizia e collaborazione ai turco-ciprioti e ai loro dirigenti - ha detto in un discorso alla nazione - e chiedo loro di lavorare insieme con noi per il bene comune del popolo in un clima di pace''.

Le tante e tante speranze di questi anni sembrano quindi avviarsi a divenire realtà grazie a questo nuovo personaggio che - unico capo di stato comunista in tutta l'Ue - entra nella scena politica del continente portando con se le grandi tradizioni democratiche dei ciprioti e dopo aver battuto l’esponente della destra Tassos Papadopoulos. Intanto il leader turco-cipriota, Mehmet Ali Talat - con cui Christofias intrattiene da tempo buoni rapporti - ha colto al volo le nuove opportunità di collaborazione e distensione per uscire dallo stallo di un precario equilibrio. Si è congratulato per la vittoria riportata ed ha manifestato un serio interesse per un incontro dichiarando che il cambiamento avvenuto a livello presidenziale deve sfociare in colloqui “senza bisogno di preliminari''. Ma c’è anche da registrare il fatto che, per ora, nessun commento ufficiale è arrivato da Ankara. E questo potrebbe stare a significare che i turchi non mostrano interesse per le proposte di Christofias lasciando aperto quel lunghissimo capitolo di rapporti segnato da eccessi e da tempeste.

E così sul tavolo del contenzioso tornano gli antichi problemi. Si ricorda quel 1974 quando Cipro venne divisa dopo quell’invasione militare turca che fece seguito ad un fallito ''golpe'' dei nazionalisti greco-ciprioti sostenuti dai colonnelli allora al potere ad Atene. Ci fu poi la “tappa” del 1983 quando nella parte Nord dell'isola (ancora presidiata da 35 mila soldati turchi) venne proclamata la “Repubblica Turca di Cipro del Nord” (Rtcn) riconosciuta da Ankara, ma non dalla comunità internazionale.

Ora, nonostante la vittoria di Christofias con tutte le dichiarazioni di buona volontà, restano sul tappeto una serie di questioni politico-istituzionali collegate anche alla figura di Papadopoulos e al suo partito “Diko”, di centrodestra. E’ in questo schiaramento che il nuovo presidente incontra le maggiori resistenze. E per superarle deve, di consegunza, scendere a compromessi. Per ottenere una maggioranza stabile dovrà concedere alle destre tre ministeri, tra cui quello cruciale degli Esteri e la presidenza del Parlamento occupata dal 2001 (e sino a ieri) dallo stesso Christofias. E c’è di più: Papadopoulos - che per cinque anni non ha fatto avanzare di un solo centimetro i negoziati per la riunificazione dell'isola - vorrebbe avere ora un ruolo nelle trattative.

Passare dalle parole ai fatti non sarà quindi facile. Per ora il presidente comunista ha già dovuto compiere una serie di passi tattici per venire a patti con il partito socialista “Edek” e quello di centro-destra “Diko”. Movimenti, questi, che nel passato si sono sempre mostrati poco disposti al compromesso sulla questione della riunificazione. Il filo su cui dovrà ora camminare Christofias promette di essere più sottile della “Linea verde”, quella zona cuscinetto spessa pochi metri ma lunga 180 chilometri, che taglia in due l'isola separando la componente greca dalla minoranza turca.

C’è comunque un elemento prettamente “economico” che gioca a favore della nuova presidenza cipriota ed è che la parte turca può contare solo sugli aiuti della Turchia (peraltro progressivamente in calo) con un isolamento internazionale che determina un peggioramento delle condizioni generali di vita, rendendo appunto l'economia sempre più dipendente dalla Turchia stessa. Cipro invece può mostrare un volto nuovo grazie anche ad un turismo di grande livello. Ed è anche su questi aspetti che si muoverà Christofias cercando di far leva sulle aspirazioni della popolazione che vive oltre il Muro.

Ma su tutto pesa pur sempre il ricordo di quell’offerta che venne nel 2003 dall’Ue per un ingresso di entrambe le repubbliche cipriote nell’Unione; l'opportunità, allora, svanì per il prevalere della logica degli opposti particolarismi e malgrado che la stessa Turchia caldeggiasse una tale soluzione. Ed ora toccherà ai comunisti ciprioti risolvere i tanti e tanti problemi. Con il loro leader Christofias che potrebbe passare alla storia come il “demolitore” del Muro di Cipro.

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