di Alessandro Iacuelli

A Lussemburgo, alla presenza del presidente serbo Boris Tadic, è stato firmato l'Accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) tra l'Unione europea e il Governo di Belgrado, primo segnale formale di aggancio della Serbia ai 27 dell'Europa. Di fatto si tratta del primo passo del processo di adesione all'UE per la Serbia. L'intesa è stata formalmente siglata in primis dal vice presidente serbo Bozidar Djelic e dal presidente di turno dei ministri degli Esteri Ue, lo sloveno Dimitri Rupel. "È un momento storico per la nostra storia", ha detto Tadic, "perché i Balcani portano sempre il fardello della guerra, mentre questo accordo, e altri simili con Paesi vicini, permetteranno di redigere un nuovo capitolo della nostra storia". Scene degne del miglior tifo calcistico a Belgrado, quando è stata appresa la notizia, con cortei di auto, clacson sonanti e bandiere europee al vento: i serbi hanno voglia di Europa già da tempo. Contemporaneamente, sono partite le bellicose dichiarazioni del capo del governo serbo, Vojislav Kostunica, che lo ha bollato come un accordo "anticostituzionale, anti-statale e illegale" e ha dichiarato che sarà "annullato" dopo le elezioni. Inizia verosimilmente un faccia a faccia tra premier e presidente della repubblica, visto che Tadic e Kostunica sono ancora una volta schierati uno contro l'altro.

L'accordo rimarrà congelato fino a quando la Serbia non avrà rispettato tutti gli impegni di collaborazione con il Tribunale penale internazionale, e in particolare non avrà consegnato l'ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladic. Un compromesso necessario per rispettare le resistenze dell'Olanda e del Belgio, che si sono sempre ostinatamente opposti a rinunciare alla cattura di Mladic come condizione per l'avvicinamento della Serbia all'Unione europea. Pertanto l'accordo non è per ora operativo dal punto di vista politico, sebbene presenti una valenza simbolica notevole, soprattutto in vista delle elezioni dell'11 maggio, che vedono i nazionalisti serbi ancora una volta favoriti.

Come ha sottolineato Tadic, l'intesa comincerà già a dare effetti dal punto di vista economico. Il presidente serbo ha riferito che sono stati concordati contratti commerciali con imprese europee e che potrebbe essere firmato un accordo con la Fiat per rilevare la casa automobilistica Zastava. Sarà "un modello di partnership del tutto innovativa", sintetizza il ministro dell'Economia. "Grazie alla firma dell'Asa le imprese straniere hanno più fiducia negli investimenti in Serbia" ha spiegato il presidente, e i cittadini potranno finalmente credere in un futuro europeo, che garantirà la crescita dell'occupazione e il livellamento dei prezzi con il Vecchio continente.

Tadic ha sostenuto che il cammino verso l'Europa della Serbia non deve essere ostacolato dei conflitti sulla sovranità territoriale derivanti dalla separazione del Kosovo: "Io continuo a difendere la nostra integrità territoriale, ma farò quanto posso per assicurare un futuro migliore al nostro Paese", ha affermato Tadic, secondo il quale l'Asa non ha nessun impatto sulla sovranità serba.

Di tutt'altro avviso Kostunica, che ripudia l'accordo con l'Unione europea in quanto lo ritiene legato ad un "inaccettabile" riconoscimento del Kosovo. Per Kostunica l'intesa è un cedimento ed ha ammonito "la Nato e quei Paesi dell'Ue che hanno riconosciuto il falso Stato del Kosovo a non interpretare la firma illegittima (dell'Asa) come una firma della Serbia a favore dell'indipendenza" di Pristina. Tadic, invece, ha rilanciato dicendosi convinto di poter depositare entro fine anno la richiesta di candidatura ufficiale della Serbia alla Ue. Una previsione sulla quale il commissario europeo all'Allargamento, Olli Rehn, ha però espresso cautela, sottolineando che Belgrado dovrà prima soddisfare due condizioni: "fornire un bilancio convincente dell'applicazione dell'accordo di stabilizzazione" e "fare progressi sostanziali nelle riforme chiave: lotta alla corruzione e rafforzamento della capacità amministrativa".

Ora la parola passa alle prossime elezioni serbe dell'11 maggio che, più che elezioni parlamentari, stanno acquisendo il significato di un vero e proprio referendum sull'ingresso di Belgrado in Europa. Dopo la proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, l'esito del voto non è affatto scontato, ma per i sostenitori dell'europeista presidente Boris Tadic un aiuto è arrivato proprio da Bruxelles, che ha dato il primo via libera alla pre-adesione della Serbia all’Ue con la firma dell'Asa. Una firma storica che, dopo anni di isolamento internazionale, potrebbe assumere un peso decisivo sulle elezioni.

Con il sì dell'Ue, il presidente serbo ha ottenuto un successo che potrebbe spendere in campagna elettorale per indebolire il Partito radicale, su posizioni nazionaliste e antieuropeiste, fino a ieri in testa nei sondaggi. L’ago della bilancia sembra essere in mano al primo ministro uscente Kostunica, che si è sempre mostrato riluttante ad accettare patti con Bruxelles dopo il riconoscimento del Kosovo da parte della maggioranza degli stati europei.

Kostunica, che è stato presidente della Repubblica federale di Jugoslavia dal 2000 al suo scioglimento nel 2003, aveva già in passato avuto forti screzi con il Tribunale internazionale dell’Aja, negando l’estradizione dell’ex presidente Slobodan Miloševic.

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