di Giuseppe Zaccagni

Sono stati sempre su sponde diverse. Da una parte (quella del potere) un generale che nel 1981 era segretario del Partito Operaio Unificato Polacco (Poup), capo del governo, ministro della Difesa e capo del Consiglio militare della salvezza nazionale (Wron); dall’altra (quella dell’opposizione) un semplice elettricista di Danzica divenuto leader assoluto del sindacato Solidarnosc e un leader di Mosca, segretario generale del Pcus. I nomi - noti in tutto il mondo - sono, rispettivamente, quelli di Wojciech Jaruszelskij, di Lech Walesa e di Michail Gorbaciov. I primi due nemici giurati, il secondo impegnato su posizioni di compromesso. E tutti e tre esponenti di diverse concezioni in merito al futuro del potere polacco. Il generale ora ha 84 anni, l’elettricista - che nel 1983 si è aggiudicato un Premio Nobel - ne ha 65 e il segretario comunista dell’epoca sovietica ne ha ora 77. Ma questa volta s’incontrano senza barricate e senza scontri militari. Tutto avviene perchè nella Polonia di Lech Kacinskij il vento della lustracja (la fase politico-istituzionale che rappresenta una verifica anticomunista) torna a soffiare più forte che mai contro Jaruszelskij dal momento che la Corte d'appello di Varsavia ha sbloccato il procedimento, sospeso dal tribunale che aveva chiesto all'Istituto per la memoria nazionale (IPN) - iniziatore del procedimento giudiziario - di fornire prove "complete, attuali e non contrastanti" nei confronti dell’attività dell’ex capo del governo. E così il vecchio generale torna alla sbarra.

Vestito grigio, occhi nascosti da spesse lenti nere, volto tirato, aspetto severo, ascetico, risposte secche come se fossero ordini militari. E’ questa l’immagine che viene dalle poche e controllate riprese televisive dall’aula del Tribunale di Varsavia dove si svolge il processo all’ex leader e agli altri esponenti considerati responsabili dell’imposizione della legge marziale del 13 dicembre 1981. Tutti accusati di crimini. Perchè oltre a Jaruzelskij, che nel 1981 era il leader massimo della Polonia, figurano anche Stanislaw Kania, predecessore di Jaruszelskij alla guida del partito e Czeslaw Kiszczak, ex ministro degli Interni. Nell’atto di accusa presentato dal procuratore Piotr Piatek dell’Istituto della memoria nazionale (Ipn) gli imputati vengono indicati come responsabili di “complotto” per avere sfruttato le strutture dello Stato per introdurre la legge marziale al fine di sciogliere il sindacato libero di Solidarnosc guidato da Lech Walesa.

Ma è chiaro che l’accusa sta scaricando tutte le colpe su Jaruszelskij, ritenuto colpevole di aver dichiarato la corte marziale nel 1981 causando la morte di un centinaio di persone. Il generale dovrà anche rispondere dell'ordine impartito ai soldati di far fuoco contro i manifestanti, operai dei cantieri navali, nel 1970, provocando la morte di 44 persone. Jaruszelskij, nel merito, si è già dichiarato "non colpevole" mentre il processo viene considerato in Polonia come un processo politico: e di questo non fa mistero lo stesso presidente polacco Kacinskij.

Dibattimento in corso, quindi, con l’intento di affermare una nuova realtà politica. Ma si annunciano molte novità. Perchè il “nemico” del generale e cioè l’elettricista di Danzica - che è ora in pensione dopo essere stato anche lui alla guida della Polonia - ha dichiarato che arriverà in tribunale per testimoniare in favore di Jaruszelskij e sostenendo che per l'uccisione dei 44 operai nel 1970 “il generale, all'epoca ministro della Difesa, non poteva fare altro che accettare le decisioni prese dal vertice, e cioè dal partito".

La lustracja perde così un teste che era già considerato come un accusatore di rilievo. E c’è anche un’altra testimonianza che va in direzione di Jaruszelskij. Quella in arrivo da Mosca. Perchè si sta rinsaldando - a distanza di decenni - il sodalizio tra Michail Gorbaciov e Jaruszelskij. Avviene infatti che l’uomo della perestrojka si appresta a difendere l'ex-compagno polacco. "Non aveva altra scelta - dichiara ora - altrimenti la situazione in Polonia sarebbe potuta scappare di mano con il rischio di un grande spargimento di sangue". E il generale aggiunge: "So che i miei compatrioti mi odiano per quello che ho fatto e non posso dar loro torto. Ma, se non avessi “invaso” io stesso il Paese con le nostre forze armate e imposto la legge marziale, lo avrebbero fatto i russi con i loro carri armati e sarebbe andata peggio". Il riferimento è diretto alla Mosca brezneviana di quegli anni. Ma ora c’è un teste d’eccezione come Gorbaciov che spiega le leggi della realpolitik di quegli anni riaprendo, nello stesso tempo, una pagina di storia che molti ritenevano chiusa per sempre.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy