di Carlo Benedetti

MOSCA. Se ne è andato a 108 anni dopo una vita leggendaria combattuta con l’ausilio di una matita e di una tavolozza, qualche pennello e migliaia di fogli dove fissare caricature e momenti della vita sovietica dominata da Stalin. Boris Efimov, l’ebreo nato il 28 settembre del 1900 a Kiev, è stato il numero uno del mondo dei disegni politici. Amato dal Cremlino e da milioni e milioni di sovietici che, attraverso la sua matita, erano in grado di leggere il volto della storia, secondo le indicazioni del “Generalissimo”. Le sue caricature restano famose ed illustrano oggi i maggiori testi di storia. I disegni, caratterizzati da un tratto fermo e veloce, datano dagli anni che seguirono la Rivoluzione d’Ottobre. Intere pagine della “Pravda”, delle “Isvestija” e di settimanali come il satirico “Krokodil” e il nazional-popolare “Ogoniok” lo hanno avuto come collaboratore sempre attivo e presente con graffianti storie politiche. I suoi disegni, sempre ispirati al realismo socialista ma a volte anche surreali, tendevano a stordire l’osservatore con segni grafici che erano allo stesso tempo fantasiosi e meticolosi. Tutto rivive ora in un libro che esce a Mosca (testi in russo e in inglese) e che è intitolato: “Boris Efimov, 20th century history lesson in cartoons”. Si ripercorre in queste pagine la straordinaria avventura del singolare commentatore politico che descrive l’invasione nazista, la ricostruzione del paese, l’avvento della perestrojka, le minacce della Nato e dello scudo stellare americano... Ma nello stesso tempo si ricorda che la sua vita aveva anche degli aspetti tragici che, negli anni ruggenti, erano sconosciuti ai più.

Rileggendo la storia del caricaturista, rivediamo anche i suoi disegni del 1919 nelle pagine del quotidiano “Armata Rossa”. Rileviamo il suo impegno rivoluzionario nella vita dell’Ucraina sovietica sino a quando si trasferì a Mosca iniziando la collaborazione con le maggiori edizioni politiche rivelando anche una sorprendente varietà di segni all'interno di un medesimo stile. S’impegnò a disegnare aspetti della vita politica di Trotskij e di Bucharin, di Majakovskji e degli scrittori Ilf e Petrov. Divenne così il killer del disegno satirico.

Come se la sua matita fosse capace di scoprire il buco nero dove si nascondevano le preoccupazioni dell’epoca. In realtà Efimov disegnava, come tutti i disegnatori umoristici, per far sorridere, regalando qualche istante di ilarità, con i suoi sogni e i suoi nonsense. Ma quando le vicende politiche dell’Urss cambiarono si trovò a dover voltare pagina e disegnare altri aspetti. Dimenticò di aver esaltato Trotskij e si mise a rappresentarlo come elemento pericoloso, un traditore nemico del comunismo e dell’Urss. E sull’onda di queste nuove interpretazioni comparvero disegni che mettevano alla gogna personaggi come Chamberlain, Churchill, Mussolini, Truman, Hitler, Goering, Goebbels... E fu lo stesso Hitler – si dice – a far sapere che le truppe tedesche una volta entrate a Mosca sarebbero andate a cercare Efimov per impiccarlo sulla Piazza Rossa.

Ma nella storia del caricaturista c’è anche la tragica pagina che riguarda il fratello, il grande giornalista Michail (noto con il cognome di Koltsov nei suoi reportage dalla guerra di Spagna poi raccolti nel volume “Diario di guerra”) scomparso nel 1942 travolto dalla macchina infernale delle repressioni staliniste perchè colpito dall’accusa di essere un “nemico del popolo”. Efimov si trovò a difendere da un lato la memoria del fratello (con il quale aveva fondato a Beliostok, in Ucraina, una rivista) e dall’altro a scegliere la via della sopravvivenza in un paese sconvolto dai Gulag. E si dice che fu lo stesso Stalin a salvarlo annullando, per lui, quella regola che voleva che anche i parenti dei “nemici del popolo” finissero nei campi di concentramento.

Efimov si trovò così ad attraversare la storia del paese in tutti i suoi aspetti, accompagnando le vittorie dell’Armata Rossa con disegni che figuravano nei quadri murali dell’epoca e nelle pubblicazioni destinate al fronte. Riuscì quindi a superare indenne anche le campagne contro “social-fascisti” e “cosmopoliti” (e cioè la campagna antiebraica). Nel 1966 divenne direttore della casa editrice “Agitplakat” lavorando a fianco di illustratori come Viktor Deni, Dmitrii Moor, Michail Ceremnych. E grande fu il suo rapporto con i famosi Kukrinitskij – Kuprianov, Krylov e Sokolov. In tutte le opere di quel periodo Efimov puntò sempre ad evidenziare la lotta dei "deboli" contro i "potenti" e degli "individui" contro "tutti i poteri".

Spirito gaudente benché riservato di carattere, Efimov possedeva il gusto della festa e del colloquio. E pur se manifestava una aperta fedeltà al sistema sovietico, si rivelava anche come un anticonformista intriso di un singolare anarchismo.

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