di Carlo Benedetti

MOSCA. Geopolitica e geoeconomia in movimento, con la Russia che alza il livello dello scontro con Bush nei campi del settore nucleare e in quello energetico. Decidendo, in primo luogo, di non modificare il suo atteggiamento verso il programma nucleare iraniano e respingendo, di conseguenza, le sanzioni che gli Usa vorrebbero imporre alla “Rosoboroneksport”, cioè all’organizzazione di Stato che gestisce l’esportazione di armi. In tal senso si pronuncia il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, il quale sottolinea che la decisione (“ricattatoria”) del Dipartimento di Stato non renderà la Russia “più docile” nella questione dei contatti con Teheran. “Riteniamo – sottolinea Lavrov – che ciò sia assolutamente inaccettabile perchè tutta la nostra collaborazione con l’Iran si realizza in completo accordo con il diritto internazionale”. Ma ora c’è di più. Perché il Cremlino, con una serie di manovre geoeconomiche è riuscito a portare sotto il suo controllo il settore enegetico statalizzandone ampie fette. E sempre più usa l’arma energetica degli idrocarburi per dividere Stati Uniti ed Europa; perchè sa che la dipendenza europea dalle forniture russe è pur sempre destinata ad aumentare.

E’ in questo contesto che nasce la “Troika del gas” che sarà formata dal Qatar, dall’Iran e dalla Russia che ha 1.680 triliardi di metri cubi di gas. Il mondo, da oggi, si troverà quindi a fare i conti con questo “cartello energetico” in grado di dettare le sue leggi. Sarà una sorta di Opec del gas con la quale bisognerà fare i conti. Questa formazione economica e produttiva era stata già annunciata nelle settimane scorse, ma ora si è arrivati al vero momento fondativo con l’Iran che, forte delle sue riserve di gas naturale che sono circa il 16% di quelle mondiali, assume una posizione di primo piano.

All’attacco delle grandi holding internazionali parte, infatti, il ministro iraniano per il Petrolio e il gas, Gholam Hussein Nozari: “I tre grandi detentori di riserve di gas che, insieme, dispongono di circa il 60% delle riserve mondiali, sono decisi a formare un'organizzazione dei paesi esportatori di gas. C'è un consenso – dice - tra i nostri tre paesi per accelerare la sua costituzione e preparare i suoi statuti". E così dal vertice svoltosi a Teheran, (c’erano con gli iraniani, il russo Miller, - uomo di Putin e presidente della compagnia di stato “Gazprom” - e il ministro dell'Energia del Qatar, Abdallah ben Hamad al-Attiyah) esce il vero e proprio trattato dove vengono fissati i punti principali di intervento a livello mondiale. Con l’impegno a fare il primo punto della situazione tra circa quattro mesi a Mosca.

Ma non tutto fila liscio. Perchè a Toha, capitale del Qatar, (dove sono sempre più forti le operazioni per portare il gas verso Abu Dhabi e il Pakistan) arrivano subito varie dichiarazioni di fonte europea che evidenziano serie proccupazioni. A farsi sentire, in particolare, sono quei paesi che importano ogni anno 300 miliardi di metri cubi di gas naturale e che hanno recepito con apprensione la recente "previsione" del “Gazprom” russo di un prezzo del gas per il 2009 a 500 dollari per 1.000 metri cubi, contro gli attuali 400 circa. E così il nuovo cartello internazionale incontra subito una serie di ostacoli che potrebbero scaturire anche in operazioni di disturbo di carattere finanziario.

La situazione generale, inoltre, è aggravata dalla posizione della Commissione Europea la quale sostiene che "tutte le fonti energetiche devono essere vendute sul mercato libero". C’è, di conseguenza, un atteggiamento negativo nei confronti della nuova formazione geoeconomica. Non si sa bene ancora come reagiranno i mercati dal momento che gli approvvigionamenti di gas naturale, a differenza di quelli petroliferi, dipendono totalmente da infrastrutture stabili e sono, per lo più, vincolati a contratti pluriennali. E' perciò difficile agire sull'offerta chiudendo i rubinetti internazionali del gas, come avviene con il petrolio e con l'Opec.

Quanto alla Russia, gli esperti economici (in particolare quelli che fanno capo all'International Crisis Group di Bruxelles) rilevano che l'interesse strategico russo in merito è quello di conservare, anzi aumentare, la dipendenza europea dal gas russo (che attualmente è al 60%) e di rassicurare l'Europa circa l'affidabilità degli approvvigionamenti russi. Avanzando queste considerazioni gli esperti passano poi a sostenere che questo progetto di "Opec del gas', non fa che aumentare le preoccupazioni europee e favorire i progetti di vie di approvvigionamento alternative a quella avanzata ora dalla troika che unisce Teheran, Mosca e Toha. E sono soprattutto il Qatar e l’Iran che stanno attuando una gara senza respiro per la messa in opera del giacimento di gas naturale piu grande del mondo, che sono costretti a condividere.

La loro “competizione” è espressa perfino dal nome diverso che gli viene attribuito dai contendenti: North Dome (quota Qatar) e Pars Sud (quota Iran). Ma Iran e Qatar si sostengono reciprocamente nel gioco al rialzo commerciale circa la sua consistenza, passata vertiginosamente dai 200 tcf delle stime iniziali ad addirittura 1.500 tcf secondo quelle più aggiornate, alimentate dalle compagnie internazionali che vi operano. Una situazione, quindi, - come nota il quotidiano economico di Mosca Kommersant - di alto privilegio, favorita inoltre dal fatto che le riserve di gas naturale libero (non associato al petrolio) sono dislocate prevalentemente nell’offshore nord del Golfo Persico, nei giacimenti di Pars Nord e soprattutto di Pars Sud (quasi il 50% di tutto il gas iraniano) confinante col Qatar.

Giacimenti importanti – nota in proposito il settimanale russo Expert - sono stati piu recentemente individuati nel retroterra delle regioni di Bushehr, del Fars meridionale e dell’Hormozgan (anche offshore). E’ comunque ovvio che nel contesto di questa nuova organizzazione – la “Troika del gas” – non si può parlare di concorrenza “interna”, pur sapendo che il Qatar si trova in vantaggio nello sfruttamento del suo maggiore giacimento (190 miliardi di metri cubi estratti ad oggi contro i 34 di Teheran). E qui si sottolinea che tutto questo avviene grazie al fatto che ha potuto iniziarne lo sviluppo gia dal 1991, mentre l’Iran non è stato in grado di lanciare quegli appalti internazionali che gli avrebbero consentito di raggiungere livelli di estrazione ineguagliabili.

La guerra con l’Iraq e il clima delle sanzioni hanno, infatti, bloccato gli indispensabili sostegni internazionali in termini di know how e di finanziamenti. Oltre a tutta questa panoramica basata per lo più su questioni geoeconomiche c’è da registrare che irrompe sul piano globale la questione geopolitica. Perchè l’amministrazione Bush, pur se agli sgoccioli del mandato, vede con apprensione il crescente allontanamento della Russia dall'Occidente e i suoi tentativi di sfruttare la potenza economica, recentemente conquistata, per realizzare i suoi obiettivi di politica estera. Washington teme, infatti, che il Cremlino possa instaurare un più forte controllo sulle reti energetiche nel Vecchio Continente e in Eurasia.

Ma la cosa più preoccupante è che l'ambizione della Russia di diventare una superpotenza energetica mondiale, insieme alla sua aspirazione a svolgere un ruolo più ampio in Medio Oriente, sta dando luogo – come si vede dalle ultime notizie - alla formazione di questa Opec del gas. E se il disegno si svilupperà ulteriormente vorrà dire che prenderanno il sopravvento quelle pretese russe sulle risorse di gas e petrolio dell'Artico che andranno ad unirsi alla tendenza a creare un consorzio energetico euroasiatico all'interno dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai.

Si delinea quindi un nuovo e gigantesco cartello che potrebbe essere destinato a salvare la Russia da eventuali crolli economici di livello globale. E così sara bene ricordare che Mosca è al settimo posto nel mondo per i suoi bacini petroliferi che sono ancora “bloccati” e che, complessivamente, le sue riserve di gas ammontano a 1.688 trilioni, mentre quelle di greggio oscillano, secondo le varie stime, dai 6012 ai 79,513 miliardi di barili. Restano inoltre da esplorare vaste aree della Siberia orientale e dell'Artico. Tutto questo con le esportazioni totali di petrolio che hanno raggiunto i 7 miliardi di barili al giorno. Ecco perchè Putin e Medvedev, per ora, si sentono ben coperti e difesi. Il problema è vedere se si potrà vivere di solo gas. E di solo petrolio.

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