di Stefania Pavone

Alcuni giorni fa, il neopresidente Usa Barack Obama ha annunciato le linee guida del nuovo piano di pace per il Medio Oriente. Nelle parole di Obama e del suo staff, il ritornello solito che ha animato i continui fallimenti diplomatici che hanno contrassegnato la perenne guerra tra Israele e Palestina. Ecco che ricompare il principio dei due popoli, due stati. Ecco che lo stato ebraico vuole mantenere i propri territori concedendo briciole ai palestinesi. Una terra nel deserto del Neghev adiacente alla Striscia di Gaza e un passaggio libero tra Gaza e la Cisgiordania e null’altro per il futuro stato della Palestina. E ancora: nessun riconoscimento del diritto di ritorno ai profughi. Niente di niente, dunque, per i Palestinesi. L’intento della Casa Bianca appare, in prima battuta, quello di ammorbidire l’estremismo con cui il perenne conflitto israelo-palestinese è stato diretto da Bush, plasmando il volto del processo di pace secondo i presupposti diplomatici e politici enunciati da Bill Clinton a Camp David. Il ruolo degli Usa nelle regione è essenziale e decisivo alla soluzione dell’instabilità politica dell’area. Ma il sostegno americano ad uno dei più grandi fallimenti diplomatici della storia del Novecento avviene nel segno dell’ illegalità. Infatti, il Congresso stabilisce che gli Usa non possano aiutare paesi la cui politica vìoli apertamente i diritti umani: cosa che Israele fa sistematicamente nei territori occupati.

Ma cosa accadde esattamente a Camp David? La storia di quel negoziato, che apparve il capolavoro diplomatico di Bill Clinton, coagula attorno al proprio esplicito fallimento il complesso delle ingiustizie, degli inganni, dei soprusi che costituiscono la storia palestinese. Mentre uno screditato Barack saliva la scaletta dell’aereo per Camp David, il muro compatto del sionismo votava all’unanimità alla Knesset una legge che vieta il diritto al ritorno dei palestinesi alle case da cui furono deportati nel 1948. Giorno dopo giorno, i negoziati del 2000 si rivelano un diktat israeliano. Nessun diritto al ritorno. Nessuna concessione su Gerusalemme. Nessuna soluzione alla questione dei territori occupati.

La truffa diplomatica tessuta verso i Palestinesi risulta sempre più chiara e, sotto il prevedibile fuoco di fila delle critiche, Yasser Arafat non cede e non firma, nel tentativo di imporre all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale la grande rimozione che soggiace al conflitto tra i due popoli: il riconoscimento della pulizia etnica perpetrata da Ben Gurion nel 1948 verso il popolo palestinese. Una data che è stata cancellata dagli archivi del sionismo perché rovescerebbe il problema del “male assoluto” subito dagli ebrei con l’Olocausto in un’immagine speculare e altrettanto crudele, alterando la percezione collettiva del proprio sé nell’opinione pubblica di Tel Aviv.

E’il fallimento di Camp David a tirare le fila del più orgoglioso moto di rabbia in Palestina. L’incendio dell’Intifada divampa con le sue immagini in tutto il mondo e pone all’attenzione dell’opinione pubblica progressista la causa palestinese. Dalla partita di giro del 2000, la direzione dell’OLP risulta rafforzata, malgrado i tentativi israeliani di screditarla. Ma il problema della nazione palestinese ne esce deformato e contratto. Dunque, perché gli Usa vogliono ripartire da lì? Ad oggi, le parole di Barack Obama annunciano che gli Stati Uniti non rinunceranno a contrattare il proprio declino a partire da quel grande banco di prova di ogni imperialismo che è il Medio Oriente. La netta continuità della politica del Presidente nero con un “processo alla pace” che è una sfilza di diktat israeliani non aiuterà certo la pace. Intanto, i fantasmi della guerra civile colorano di nero, come un amaro destino, le lunghe notti della Palestina e le sirene del sionismo suonano, ancora una volta più forte, le note del grande Israele.



Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy