di mazzetta

Giunge la notizia che in Croazia sia stato arrestato l'autore di un gruppo intitolato “Scommettiamo che trovo cinquemila persona che odiano il primo ministro?”. A suo carico le autorità hanno prima millantato il possesso di materiale nazifascista, per ripiegare poi sull'accusa non meno pesante di possesso di materiale pedopornografico, dopo averlo rilasciato per l'inconsistenza della prima accusa. La scommessa nel titolo è stata vinta dall'autore, che però potrebbe ritrovarsi a perdere la partita se le accuse saranno confermate. Niksa Klecak, questo il nome dell'arrestato, non è stato affatto originale, ma ha scontato anche le colpe di altri utenti croati di Facebook che hanno fatto di tutto per irritare il governo. Come racconta Ana Peraica su Nettime, sulle pagine croate del popolare social-network campeggiano già due enormi gruppi di oppositori del ministro, che hanno ormai sessanta e ottantamila iscritti, un numero davvero notevole se si considera che gli utenti croati di FB sono quattrocentomila, numero che solo nell'ultimo mese è aumentato del 15% grazie al traino dei due gruppi. Su quattro milioni e mezzo di abitanti è decisamente un numero rilevantissimo. Il premier Ivo Sander ha preso una serie di provvedimenti anti-crisi che non sono per niente piaciuti alla massa dei croati e i due gruppi, animati da un gran numero studenti, ma anche da professionisti e intellettuali, sono diventati il baricentro dell'opposizione anti-governativa, seminando pure l'opposizione parlamentare che ha tardato ad afferrare i significato di quanto stava accadendo in rete. I due gruppi si chiamano: “Kako je Ivo ukrao Božic”, che traduce “Com'è stato che Ivo ci ha rubato il Natale”, che è il più sarcastico, e “Stegnite vi svoj remen bando lopovska!”, che riferendosi all'invito rivolto dal premier ad “allacciare le cinture di sicurezza” in vista della crisi, traduce: ”Allacciatele voi, le cinture di sicurezza, banda di ladri!” Se il primo si occupa principalmente di sfottere e provocare il governo mettendolo in ridicolo, il secondo organizza vere e proprie manifestazioni ed happening, oltre a volantinaggi e incontri d'informazione.

L'aspetto che colpisce è che ogni giorno i due gruppi finiscono su giornali e televisioni, introdotti da titoli come “la democrazia di Facebook” o, nel caso dei media ostili “la minaccia di Facebook”. Molti politici di diverse formazioni si sono schierati con i gruppi, ma i gruppi non appoggiano alcun partito e procedono come treni seguendo un'agenda estemporanea quanto seria e costruttiva, visto che è già stata costituita una certa organizzazione, con tanto di raccolta di fondi e rendiconti ufficiali.

Il premier si è trovato in evidente difficoltà, tanto che ha prima dichiarato “Io non ho rubato il Natale” e poi ha ribadito: “Io non sono il Grinch” quando dai gruppi è stato partorito un manifesto che richiamava il personaggio presentando il presidente con la faccia verde. Inutile dire che i banner prodotti dai due gruppi sono ormai su qualsiasi pagina croata che parli di politica. Il governo ha provato a giocare sullo stesso terreno e gli è andata malissimo. Prima ha costituito un gruppo a proprio sostegno che ha raggiunto appena i duemila iscritti, quasi tutti in realtà dediti a riempire d'insulti il message board, che infatti è poi stato chiuso per giorni. Poi ha provato a costituire due gruppi dal nome quasi identico a quelli che stanno conducendo la protesta, nella speranza di dirottare energie su questi. Non è servito a molto, si è scoperto subito che questi come l'altro erano stati costituiti da un membro del partito di governo e la cosa non ha provocato altro che un'ulteriore ondata di critiche e lazzi all'indirizzo del premier.

Alla fine a pagare per tutti sarà per ora il solo Niksa, il resto degli utenti croati di FB non sembrano per nulla intimoriti e hanno ormai sedimentato una rete di relazioni che attraverso i social network sembra di incidere pesantemente sul quadro politico locale. Una novità che dimostra come la rete possa farsi strumento politico reale, quando il numero degli utenti raggiunga la necessaria massa critica e quando la qualità e la maturità degli utenti riesca a coagularsi attorno ad un progetto comune. Un'eventualità che si manifesta in forme diverse in un numero sempre maggiore di paesi, confermando quel potenziale di trasformazione sociale della rete, da tempo riconosciuto, che finalmente dispiega i suoi primi effetti sensibili.

Il peso del social networking in Croazia si rivela di natura e forza imponente e si segnala per un'innovazione rilevante, per la quale il network supera la funzione di mero veicolo di contenuti politici prodotti nelle sedi tradizionali. Sia Faccialibro o un altro non ha alcuna importanza, se non per la sgradevole pretesa di Facebook di conservare i dati e il traffico degli utenti alla morte, facendo dei suoi database uno strumento potenzialmente terribile quando finisca nelle mani di un governo autoritario e violento. I contenuti politici nascono ora all'interno del network e da questo si proiettano nella real life producendo effetti altrettanto reali.

Se Obama ed altri politici hanno già impiegato la rete per veicolare i loro messaggi, non diversamente da come hanno impiegato la televisione ed altri media, oggi è il momento nel quale la rete comincia a farsi Agorà. Una piazza virtuale nella quale l'essere umano sta compiendo la tanto auspicata evoluzione da “primitivo utonto” a cittadino della rete. Servirà ancora parecchio tempo prima che questa evoluzione si compia e prima che si colmi il digital divide tra la minoranza che ora accede alla rete e ampie fasce di popolazione che mai nella loro vita vi accederanno, ma questa esperienza croata dimostra che la strada è ormai aperta perché la rete diventi un luogo (se non “il luogo”), di proposta, elaborazione e iniziativa politica.

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