di Michele Paris

Mentre in California si attende di conoscere la sorte definitiva dei matrimoni gay, una sentenza della Corte Suprema dell’Iowa pochi giorni fa ha ufficialmente cancellato il divieto di celebrare nozze tra persone dello stesso sesso. Lo stato del Midwest, da dove prese il via quindici mesi fa la trionfale corsa nelle primarie democratiche di Barack Obama, è tradizionalmente riconosciuto per l’indipendenza della popolazione e del proprio sistema giudiziario. Nondimeno, la decisione del supremo tribunale statale ha colto di sorpresa quanti ritenevano possibile un’evoluzione favorevole al riconoscimento delle unioni gay solo nelle consolidate roccaforti liberal del New England o della costa occidentale. All’Iowa ha fatto seguito pochi giorni dopo il Vermont, giunto allo stesso risultato tramite un’iniziativa della legislatura locale e diventando così il quarto Stato americano che riconosce il diritto di matrimonio a due persone dello stesso sesso - assieme a Massachusetts e Connecticut - anche se ben presto altri stati potrebbero seguire lo stesso percorso. La storica sentenza in Iowa è stata raggiunta all’unanimità e non prevede possibilità di appello. Coppie dello stesso sesso potranno unirsi in matrimonio solo a partire dal prossimo 24 aprile e tale possibilità non sarà limitata ai soli residenti dello stato. “Siamo fermamente convinti che l’esclusione di gay e lesbiche dall’istituzione del matrimonio civile non contribuisca in maniera sostanziale al perseguimento di nessun importante obiettivo del governo”, ha scritto il giudice Mark S. Cady - nominato dall’ex governatore repubblicano dell’Iowa Terry Branstad - per i sette componenti della Corte Suprema. “La legislazione dello Stato ha escluso una classe di persone storicamente discriminate da un’istituzione civile fondamentale senza alcuna giustificazione costituzionalmente sufficiente”.

Ad avviare il procedimento legale che ha cancellato un divieto adottato dal Parlamento statale nel 1998 è stata l’organizzazione newyorchese Lambda Legal che da tempo si batte per il riconoscimento dei diritti LGBT e che ha assistito sei coppie omosessuali che nel 2005 si erano viste negare la licenza di matrimonio dalla contea di Polk. Due anni più tardi, nel trattare il caso in questione, il giudice locale Robert B. Hanson aveva stabilito che la legge del 1998 era incostituzionale, rimandando alla Corte Suprema dell’Iowa un giudizio definitivo.

In uno Stato nel quale un recente sondaggio del quotidiano locale Des Moines Register ha evidenziato come la maggioranza dei cittadini sia contraria alla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, la deliberazione ha immediatamente sollevato le reazioni indignate di gruppi religiosi e associazioni in difesa della famiglia tradizionale. Per gli oppositori delle nozze gay in Iowa, tuttavia, il percorso per ribaltare la sentenza si prospetta tutta in salita. L’unica strada sarebbe infatti un emendamento ad hoc della Costituzione che richiede l’approvazione preventiva di due assemblee generali del Parlamento locale consecutive - l’assemblea generale dell’Iowa dura due anni - e successivamente una ratifica tramite voto popolare. I due rami del Congresso statale sono però attualmente dominati da una maggioranza democratica che non sembra intenzionata a decidere sulla questione a breve, nonostante l’opera di persuasione già avviata nei confronti dei parlamentari dal gruppo conservatore “Iowa Family Policy Center”.

La decisione dello stato dell’Iowa ha improvvisamente trasferito il dibattito intorno ai matrimoni gay nel cuore del paese e potrebbe condizionare in maniera positiva le sentenze in sospeso presso alcuni tribunali o il passaggio di iniziative legali tuttora in discussione in alcuni stati americani, primo fra tutti quello della California. Proprio la vicenda californiana ha rappresentato il campo di battaglia principale negli ultimi mesi per i sostenitori e gli oppositori dei diritti degli omosessuali. Una decisione analoga a quella dell’Iowa era stata presa lo scorso mese di maggio dalla Corte Suprema di San Francisco, in seguito alla quale per circa sei mesi erano stati celebrati matrimoni tra persone dello stesso sesso in tutta la California. A novembre infine, tramite un’iniziativa popolare, è stata introdotta una modifica alla costituzione dello stato che ha riportato in vigore il bando sulle nozze gay.

Le organizzazioni a difesa dei diritti degli omosessuali hanno così nuovamente sottoposto la questione al supremo tribunale californiano che dovrebbe esprimersi in maniera definitiva tra poche settimane. Nonostante ai primi di marzo il Senato della California avesse condannato l’emendamento costituzionale approvato a novembre - Proposition 8 - per vietare la celebrazione di matrimoni gay, alcune indiscrezioni filtrare nei giorni scorsi avevano prospettato un esito negativo presso la Corte Suprema per i sostenitori dei diritti degli omosessuali. Resta da vedere ora se quanto accaduto in Iowa e nel Vermont avrà ripercussioni in California o se, come ammoniscono gli oppositori, l’affermazione del diritto alle unioni tra persone dello stesso sesso in uno stato del Midwest susciterà lo sgomento dei cittadini americani determinando un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni.

La scelta dell’Iowa come obiettivo per avanzare la legislazione sui matrimoni gay rappresenta in realtà una relativa sorpresa. Il fatto che proprio da questo Stato - composto da solo il 2% di abitanti di colore - sia partita la corsa di Obama verso la casa Bianca può aiutare a comprendere come la sensibilità per il rispetto dei diritti civili sia da sempre fortemente sentita. Come hanno fatto notare gli stessi esponenti dell’associazione Lambda Legal, l’Iowa vanta una predisposizione tutta particolare per il rispetto del dettato costituzionale e, soprattutto a livello di Corte Suprema, una serie di precedenti sentenze prese in assoluta indipendenza.

A conferma di questa attitudine vi è il recente e già citato parere del 2005 relativamente alle unioni omosessuali, ma, anche andando a ritroso nel tempo, non sono poche le sentenze sui diritti civili che in questo stato hanno anticipato la tendenza nazionale. Nel 1839, ad esempio, la Corte Suprema dell’Iowa abolì la schiavitù con 26 anni di anticipo sull’adozione del 13esimo Emendamento che ne sanzionò la scomparsa dalla Costituzione federale. Nel 1868 ancora, venne stabilita la desegregazione delle scuole dello stato, questione affrontata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti solo nel 1954.

Il panorama politico e sociale dell’Iowa non è tuttavia nemmeno lontanamente paragonabile a quello tradizionalmente più progressista di altri stati a maggioranza democratica. Tant’è vero che qui gli elettori democratici registrati superano di pochissimo quelli repubblicani e il movimento anti-abortista è tra i più agguerriti di tutto il paese. Le divisioni all’interno dello stesso Partito Democratico intorno alla legalizzazione dei matrimoni gay - ai quali Obama si è dichiarato contrario - promette in ogni caso di animare il dibattito in vista delle primarie per le presidenziali del 2012, che prenderanno il via come da tradizione proprio con i caucuses dell’Iowa.

Il successo ottenuto nel centro degli Stati Uniti servirà comunque da trampolino di lancio per una serie di iniziative che gli attivisti del movimento a sostegno dei diritti degli omosessuali auspicano potranno portare entro i prossimi tre anni alla legalizzazione dei matrimoni gay in tutti e sei gli stati del New England. Nel 2004 il Massachusetts fu il primo stato americano a riconoscere la costituzionalità delle nozze tra persone dello stesso sesso, seguito dal Connecticut lo scorso autunno.

Solo una settimana fa era giunto invece il voto favorevole del Parlamento statale del Vermont per una legge in questo senso, anche se ad esso era immediatamente seguito il veto del governatore repubblicano Jim Douglas. La legislazione, una volta tornata in aula, ha però raccolto i voti necessari per neutralizzare il veto, grazie al sostegno di sei parlamentari che si erano inizialmente opposti alla misura. Il successo del Vermont - il primo raggiunto tramite una legge approvata dal Parlamento locale e dove non è previsto alcun meccanismo che consenta di sottoporre il provvedimento a referendum popolare - rappresenta un successo particolarmente significativo, in quanto proprio questo Stato fu il primo ad introdurre negli USA nove anni fa le unioni civili tra coppie omosessuali. I successi di questi giorni delle organizzazioni a sostegno dei diritti civili sono state infine coronate da una delibera del consiglio legislativo del District of Columbia, a Washington, che riconosce ora in maniera ufficiale sul proprio territorio i matrimoni gay celebrati in altri stati, una misura già introdotta nello Stato di New York l’anno scorso.

In avanzamento comunque sono anche progetti di legge simili in New Hampshire, Maine e Rhode Island, anche se solo nel primo di questi tre stati si è giunti finora ad un voto favorevole da parte di un ramo del congresso locale. Al di fuori del New England, le attese maggiori sono concentrate sul già ricordato caso della California, ma almeno in altri sei stati - Illinois, Maryland, Minnesota, New Jersey, New York e Washington - i parlamenti locali saranno chiamati nei prossimi mesi a votare su proposte di legge di questo genere. A livello federale invece continua a rimanere in vigore il “Defense of Marriage Act”, approvato dal Congresso nel 1996 e che proibisce al governo centrale di riconoscere i matrimoni omosessuali.

Non vi sono dubbi che le iniziative volte a legalizzare i matrimoni gay abbiano incontrato maggiore successo quando sono passate attraverso proposte di legge o sentenze della Corte Suprema. Nei casi in cui la procedura è passata attraverso il voto popolare, i risultati sono stati in gran parte negativi. Dall’introduzione delle unioni tra omosessuali in Massachusetts nel 2004, sono stati infatti ben 26 gli stati che hanno approvato modifiche alla Costituzione per negare tale diritto tramite consultazioni elettorali. Ciò avvalora la tesi di quanti ritengono che le questioni legate ai diritti civili non sono negoziabili e debbano essere sottratte al giudizio referendario, soprattutto alla luce delle sproporzioni nelle disponibilità finanziarie che possono manifestarsi tra sostenitori e oppositori dei provvedimenti in questione, proprio come è accaduto nel caso della California lo scorso autunno.

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