di Fabrizio Casari

Il luogo è Santa Cruz, capoluogo dell’omonima regione, la più ricca del paese e, non a caso, la capofila dell’opposizione di destra al governo. La polizia boliviana, dopo una sparatoria durata mezz’ora in un hotel della città, elimina una cellula terrorista composta da mercenari europei. Le vittime sono tre, un ungherese, un croato (sembra) ed un irlandese. Da diverso tempo seguivano i movimenti del Presidente Evo Morales ed il funzionamento della struttura adibita alla sua sicurezza ma, da altrettanto tempo, erano a loro volta seguiti dalle forze di sicurezza boliviane. Il Vice ministro dell’Interno, Rùben Gamarra, in un incontro con la stampa nazionale ed estera, ha affermato che i tre uccisi erano “mercenari stranieri membri di una cellula terroristica che aveva come obiettivo l’assassinio del Presidente Evo Morales e del Vicepresidente Alvaro Garcia Linera”. Gamarra ha spiegato che lo scontro è durato mezz’ora, che oltre ai tre uccisi ci sono due arrestati e che nelle perquisizioni successive “sono stati rinvenuti esplosivo ed armi di grosso calibro, situati in un deposito della Cooperativa dei telefoni di Santa Cruz", allocato all’interno di una fiera imprenditoriale gestita da gruppi dell’opposizione di destra. A rendere il quadro ancora più inquietante, ci sono le dichiarazioni del Capo della polizia boliviana, il Generale Victor Hugo Escobar, che ha annunciato la presenza di numerosi indizi che indicherebbero come lo stesso gruppo terrorista sarebbe responsabile dell’attentato dinamitardo - per fortuna senza vittime - che alcuni giorni prima aveva colpito la casa del Cardinale Julio Terrazas, massimo gerarca cattolico del Paese.

Il Capo della polizia ha quindi dichiarato che “il Governo dispone di tutti i mezzi necessari per scoprire tutte le ramificazioni del complotto, ma è chiaro che non ci troviamo di fronte ad una cellula unica; supponiamo la presenza di altre cellule operative, vista la quantità di armi ed esplosivi rinvenuta”. Il Presidente Morales, che si trovava in Venezuela per la riunione dell’ALBA (Alternativa Bolivariana delle Americhe, formata da Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Honduras e con Ecuador e Repubblica Dominicana in veste d’invitati) ha autorizzato l’azione delle forze di sicurezza boliviane ed ha denunciato il complotto terroristico ai suoi danni.

E’ evidente che l’organizzazione di un complotto per uccidere il Presidente ed il suo vice, con notevoli quantità e qualità di mezzi a disposizione e l’utilizzo di mercenari provenienti dall’Europa è un’operazione estremamente costosa, oltre che criminale. Non sono certo moltissimi i boliviani in grado di montare un’operazione del genere e il fatto che il retroterra logistico sia stata la città ribelle al governo, guidata dal capo dell’opposizione, il prefetto Ruben Costas (che in diverse occasioni ha invocato l’uso delle armi contro il governo di Morales), sembrerebbero indicare con sufficiente chiarezza l’indirizzo dei possibili mandanti. Si deve peraltro ricordare che la città di Santa Cruz è stata teatro di altri attentati dinamitardi contro le residenze dei rappresentanti del governo, che hanno fatto salire al livello di guardia la tensione politica.

L’opposizione – un mix tra imprenditori, proprietari terrieri e fedeli ai passati governi – ha dovuto incassare diverse sconfitte dall’ascesa al potere di Evo Morales. La più dura, quella rappresentata dalla nuova Carta Costituzionale che, per la prima volta, sovverte l’ordine di grandezza nei diritti e doveri, assegnando alle risorse della terra, alle diverse comunità etniche, ai diritti sociali e civili, un ruolo ben più preponderante di quanto non lo abbiano il denaro e l’impresa privata. L’opposizione denuncia una Costituzione che aumenta l’ingerenza dello Stato nell’educazione, nell’economia, nella cultura e nella famiglia, con ciò ribadendo come la nuova Bolivia sia incompatibile con i vecchi padroni della stessa.

E proprio nel giorno in cui il Congresso ha approvato la nuova legge elettorale che mette nella condizione di esprimere il proprio voto a tutte le comunità del Paese (con un nuovo registro elettorale aggiornato, che prevede il ricorso alle impronte digitali e che verrà utilizzato per la prima volta) viene scoperto e smantellato il complotto destinato ad uccidere il Presidente. Due segni significativi per la nuova Bolivia, il Paese dove, da quando Evo governa, gli ultimi sono diventati i primi.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy