di Carlo Benedetti

Mai dire mai perché - come avvertiva Stephen King - a volte ritornano. Avviene ora in Moldavia dove si è concluso il riconteggio dei voti delle elezioni politiche svoltesi il 5 aprile scorso. E così, ancora una volta, si è confermata la larga vittoria del partito comunista già al potere. Dal nuovo conteggio - voluto e imposto dalle opposizioni - non si sono evidenziate falsificazioni o violazioni delle norme elettorali. Tutto in regola, quindi. Lo ha reso noto il segretario della commissione elettorale centrale, Iuri Ciokan, dichiarando che “i risultati del nuovo scrutinio pervenuti alla commissione da tutti i seggi elettorali non hanno evidenziato violazioni di sorta a vantaggio di un qualche concorrente. E le differenze di qualche voto emerse in taluni casi sono talmente minime da non poter cambiare i risultati del voto già annunciati in precedenza dalla commissione elettorale”. Ora i risultati del nuovo scrutinio - ha aggiunto - saranno trasmessi alla Corte costituzionale, alla quale si era rivolto il presidente moldavo, Vladimir Voronin, dopo le contestazioni dell'esito elettorale da parte dell'opposizione, sfociate nei violenti disordini del 7 aprile nella capitale Chisinau. Come è noto, secondo i risultati ufficiali annunciati dopo il primo scrutinio, ai comunisti era andato il 49,48%, seguiti dai liberali col 13,14%, dai liberaldemocratici col 12,43% e dall'Alleanza Nostra Moldova con il 9,77% dei voti. Tutti gli altri otto partiti partecipanti non avevano superato lo sbarramento del 6% richiesto per entrare in parlamento. Sin qui la “conta”.

E’ chiaro che le opposizioni non sono disposte a cedere. C’è su tutta la questione il duro ricordo dei recenti scontri nella capitale, quando la polizia moldava riuscì a riprendere il controllo dei palazzi del Parlamento e della presidenza che erano stati presi d'assalto dai manifestanti dopo la vittoria del Partito comunista (già al potere) alle elezioni legislative. Allora gli arrestati furono 193 e tutti accusati di saccheggio, atti di teppismo e azioni violente.

Lo scontro - ricordiamolo - ha assunto una dimensione internazionale. Con il presidente Voronin che accusò subito la Romania di essere coinvolta nell'esplosione degli scontri, l’ambasciatore di Bucarest a Chisinau dichiarato "persona non grata" e quello moldavo richiamato dalla Romania. Ora la situazione - nonostante il nuovo verdetto della commissione elettorale - resta tesa. Permangono le distanze e le diversità che sono pur sempre alla base di ragioni etniche, storiche, culturali e nazionali.

Le forze di sicurezza, intanto, hanno istituito posti di blocco ai principali incroci e sulle strade che portano nella capitale per impedire che gli oppositori raggiungano il centro. Ma è ormai chiaro che il potere è nelle mani di Voronin. Un personaggio (classe 1941) che viene dalla vecchia nomenklatura comunista. Tutta la sua carriera, infatti, è segnata dalla adesione al vecchio Pcus. Perchè dopo aver studiato al Collegio della Cooperazione nella capitale moldava (che allora si chiamava Kisciniov), è passato all’Istituto Sovietico per l’Industria alimentare e infine ha ottenuto un diploma di estrema importanza (per quei tempi) presso l’Accademia di Scienze Sociali del Pcus e presso l’Accademia del ministero degli Esteri.

In Moldavia Voronin ha diretto varie fabbriche e poi ha occupato posti di rilievo nell’amministrazione pubblica. E’ stato ministro degli Interni e dopo lo scioglimento dell’Urss è stato uno dei fondatori del nuovo Partito Comunista della Moldavia. Divenuto presidente della Repubblica è sempre riuscito a mantenere relazioni con il Fondo Monetario Internazionale e con la Banca Mondiale. E mentre nel paese si sono andate sviluppando azioni politiche contro la sua gestione ha sempre accolto le proposte di mediazione avanzate dal Consiglio d’Europa.

I problemi che ora si trovano nella sua agenda sono quelli relativi alla forte crisi economica, al complesso rapporto con Mosca, alla gestione delle opposizioni e, ovviamente, alla dura questione dell’autonomia della Transnistria e del rapporto con Bucarest che alimenta le tendenze antimoldave. Sarà difficile per il comunista Voronin conciliare le tradizioni e le spinte verso l’occidente. Posizioni, queste, alimentate da una Romania che cerca di risolvere i suoi problemi soffiando sui nazionalismi.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy