di Giuseppe Zaccagni

Festa in famiglia nel palazzo reale di Pyongyang. Mentre il cielo azzurro della bella penisola coreana si tinge del rosso fuoco sparato dalle bocche dei missili e mentre i funghetti atomici si stagliano tra le nuvole, il grande leader Kim Jong-Il celebra la transizione osteggiando tutta l’arroganza imperiale del suo potere. Affida a suo figlio di 26 anni - Kim Jong-Un - lo scettro della dinastia. E così sarà questo giovane a gestire l’unico sistema stalinian-confuciano del mondo. La biografia di questo nuovo capo del Nord non è, ovviamente, ampia. Terzogenito, è nato dalla relazione tra il leader e la ballerina di origine giapponese, Ko Yong Hi, morta nel 2004. I servizi segreti di Seul, secondo i quali la designazione sarebbe avvenuta il 28 maggio, mettono in evidenza che il padre “caro leader”, pesantemente debilitato dall’ictus che lo colpì nei mesi scorsi ha accelerato la transizione anche con una serie di “effetti-bomba” (i recenti test missilistici) come un modo per tranquillizzare l’esercito, il suo baluardo, e compattare le élites dietro di lui. Quelle élites alle quali avrebbe chiesto di manifestare piena lealtà alla nuova guida. Di Kim Jong-Un si sa comunque poco, se non che è un giovane poliglotta (parla francese, inglese e tedesco), cresciuto in un prestigioso collegio di Berna e che come deputato ha fatto il suo ingresso all’Assemblea del Popolo lo scorso marzo. Risulta, infine, che a Pyongyang, negli ambienti della nomenklatura il nuovo “Kim” è già chiamato da tutti Comandante Kim e che i cittadini nord coreani stanno imparando una lunga serie di canzoni in sua lode.

Ci si avvia quindi verso una nuova gestione del paese, ma già le linee portanti del corso politico e militare sembrano segnate. Perché resta fortissima l’impronta di Kim padre. Si dovrà comunque attendere il vero trapasso di poteri e si dice che avverrà a poco a poco, ma che è già stato ampiamente sofferto. Negli ambienti delle diplomazie asiatiche si ritiene che la concomitanza fra la nomina del nuovo leader e i test atomici e missilistici (se ne annunciano nuovi di media gittata, a ridosso del confine occidentale delle acque territoriali con il Nord, nel mar Giallo) serva a saldare l'immagine del ragazzo nelle forze armate, che restano la spina dorsale del regime.

Rafforzarlo agli occhi dei generali sembra quindi un passaggio indispensabile. E stando ad uno specialista cinese - Zhang Liangui, docente nella Scuola centrale del Partito comunista - Kim Jong-il vorrebbe ora risolvere molte pendenze per evitare di lasciare al figlio questioni aperte e fare del Nord Corea una potenza nucleare: affinare l'arsenale balistico e rettificare a proprio vantaggio la frontiera marittima con la Corea del Sud. Tutto ciò, tra l’altro, spiegherebbe il gran movimento segnalato intorno alle basi missilistiche nordcoreane e l'alta probabilità che siano imminenti nuovi test (anche nucleari).

Quanto alla realtà della situazione interna coreana si sa che si vive in maniera difficile e che il livello di povertà aumenta. I problemi sono epocali. Tutto avviene mentre il consiglio di sicurezza dell’Onu vive in uno stato di allarme. Stessa situazione per quanto riguarda l’UE che si è allineata nel condannare il comportamento dei vertici nordcoreani, arrivando a definirlo come “irresponsabile” e a giustificare future reazioni anche molto ferme.

Dopo la condanna scontata degli Usa e dell’Unione Europea, si attende sempre di conoscere nel dettaglio le posizioni della Cina nei confronti di un alleato di vecchia data. Pechino però si è dichiarato contrario ai test nucleari di Pyongyang e ha accusato la Corea di avere ignorato ogni obiezione della comunità internazionale. Seri problemi anche nel sud della penisola dove il governo di Seul potrebbe dare il via ad una politica di riarmo massiccio – spregiudicata ed ambiziosa al pari di quella di Pyongyang - dando origine ad una possibile spirale militaristica che potrebbe coinvolgere molte aree asiatiche costringendole a nuove drastiche e nervose reazioni.

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