di Luca Mazzucato

Il caso del fisico iraniano ucciso in un attentato a Teheran ha tutti i contorni di un intrigo internazionale. Servizi segreti stranieri o omicidio interno, il caso non ha ancora avuto risposte circa esecutori e mandanti. Per capire i risvolti nascosti dell'assassinio e i suoi eventuali legami con la tensione montante nel paese, abbiamo chiesto lumi al suo collega Qasem Exirifard dell'Istituto di Studi in Fisica Teorica e Matematica (IPM) di Teheran.

Come ha conosciuto il Prof. Ali Mohammadi? Pensa che fosse legato al programma nucleare, come suggerito da alcuni giornalisti di Al Jazzeera?

Conosco Massoud dai tempi delle Olimpiadi della Fisica. Era professore ordinario all'Università di Teheran e quando ero studente ci insegnò il corso di elettrodinamica. È stato il primo cittadino iraniano a conseguire il PhD, che ottenne all'Università di Sharif. Non si occupava di fisica nucleare, Massoud era un fisico matematico che negli ultimi anni si era spostato verso la cosmologia e lo studio dell'energia oscura, il meccanismo responsabile dell'espansione accelerata dell'universo. L'ultimo suo seminario al nostro Istituto riguardava quest'ultimo argomento, dunque nulla di più distante dalla fisica nucleare. So che in passato era stato coinvolto in progetti della Difesa e di Sepah Pasdaran, ma sono certo che Ali Mohammadi non solo non era uno scienziato nucleare, ma non possedeva nemmeno le conoscenze per contribuire alle attività del programma nucleare iraniano. Personalmente ritengo che il corrente programma nucleare sia più di natura ingegneristica che scientifica.

Il Prof. Ali Mohammadi aveva legami con Mousavi e i leader del movimento contro il regime?

Non conosceva personalmente Mousavi o Karrubi, ma era un forte sostenitore del primo. I suoi studenti raccontano che noleggiò un minibus il primo lunedì dopo le elezioni, per incoraggiarli a partecipare alle manifestazioni. A chi gli chiedeva se era vero che la polizia aveva licenza di uccidere, lui rispondeva: “Non abbiate paura dei proiettili, se vi colpiscono, solo nel primo secondo sentite dolore.” Nei giorni seguenti organizzava incontri aperti per discutere possibili soluzioni pacifiche dell'attuale conflitto politico.

Chi ha ucciso il Prof. Ali Mohammadi?

Non sappiamo chi la ucciso, ma solo la dinamica dell'assassinio. È stato ammazzato da un bomba direzionale improvvisata. I terroristi stanno usando proprio questa tecnica in Iraq e Afghanistan. Le persone che hanno compiuto l'attentato avevano sicuramente un addestramento speciale e l'accesso a dispositivi avanzati. Riguardo i possibili mandanti, nonostante Ali Mohammadi appoggiasse Mousavi, non credo che siano state le guardie rivoluzionarie ad ucciderlo. Persino alcuni alti ufficiali delle guardie appoggiavano Mousavi. Tutti sanno che i servizi segreti iraniani hanno molti modi di eliminare un avversario politico se vogliono.

Si tratta secondo lei del segnale di un'escalation di violenza per le strade, o piuttosto l'omicidio è un caso isolato? Membri del governo e dell'opposizione accusano apertamente USA e Israele di aver compiuto l'attentato.

Ali Mohammadi era un normale professore universitario, non aveva guardie del corpo né una macchina anti-proiettile. Persino la CIA o il Mossad lo avrebbero potuto eliminare in modo molto più semplice e pulito, non penso che queste agenzie straniere siano coinvolte. I mandati potrebbero avere due obiettivi diversi: minacciare chiunque sia coinvolto in attività della guardia rivoluzionaria e allo stesso tempo aumentare la tensione nel paese, oppure minacciare i professori universitari che hanno appoggiato apertamente Mousavi e Karrubi e criticato la Guida Suprema. Non si è ancora riusciti a far luce sull'accaduto, ma sia il governo che gli oppositori concordano nel ritenere l'assassinio l'opera di un gruppo isolato di estremisti, che potrebbero annidarsi in entrambi i fronti del conflitto. Quel che è certo è che nessuno in Iran potrebbe dar seguito a questo attentato, né apparati governativi né gruppi di manifestanti. Penso che questo attacco non abbia alcuna possibilità di aumentare la tensione nel paese.

 

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