di Michele Paris

Tra i provvedimenti più importanti che l’amministrazione Obama adotterà nei primi mesi del 2011, secondo alcune indiscrezione della stampa americana confermate dalla Casa Bianca, c’è una misura che legittimerà definitivamente la detenzione illegale dei presunti terroristi ospitati nel carcere di Guantánamo. La direttiva giungerà sotto forma di decreto presidenziale e, ricalcando le orme della precedente amministrazione, autorizzerà la detenzione a tempo indeterminato dei prigionieri, senza che nessuna accusa formale venga sollevata nei loro confronti.

Appena insediato alla Casa Bianca nel gennaio del 2009, Barack Obama promise solennemente di chiudere la struttura detentiva di Guantánamo entro un anno. Di fronte alle resistenze del Congresso (a maggioranza democratica) e in seguito alla politica sulla sicurezza nazionale da allora perseguita dalla stessa amministrazione, a quasi due anni di distanza non solo il famigerato carcere rimane operativo, ma ci si prepara addirittura ad un riconoscimento ufficiale degli abusi ai quali l’allora neo-presidente aveva promesso di porre fine.

A preparare l’opinione pubblica americana per l’imminente annuncio sono stati recentemente due articoli apparsi sul Washington Post e sulla testata investigativa indipendente ProPublica. Fonti governative anonime avrebbero rivelato come la nuova politica dell’amministrazione Obama sia in fase di elaborazione da oltre un anno, mentre l’addetto stampa di Obama, Robert Gibbs, ha successivamente confermato come la Casa Bianca stia studiando una soluzione per quei “prigionieri che necessitano di detenzione indefinita”.

L’iniziativa del presidente istituirà un sistema di revisione periodico della situazione di quei detenuti a Guantánamo - attualmente 48 - che vengono considerati troppo pericolosi per essere rilasciati e, allo stesso tempo, che non possono essere perseguiti legalmente in quanto sottoposti a tortura per ottenere presunte prove dei loro legami con organizzazioni terroristiche. Nel carcere di Guantánamo sono rinchiusi anche altri 126 accusati di terrorismo, la cui sorte risulta ancora incerta.

La valutazione dei singoli casi verrà affidata ad una commissione speciale, teoricamente simile alle commissioni per la libertà vigilata del sistema penale americano, con la differenza che queste ultime hanno a che fare con prigionieri che hanno subito una condanna definitiva. Tramite audizioni periodiche, i membri di questa commissione dovrebbero esaminare se i detenuti continuino a rappresentare una minaccia o se al contrario possano essere rilasciati e trasferiti in un paese terzo senza rischi per la loro incolumità.

Tale sistema dovrebbe rimpiazzare le procedure stabilite in precedenza dall’amministrazione Bush, già congelate da Obama e che prevedevano un’audizione annuale davanti ad una commissione militare, di fronte alla quale i detenuti non potevano essere rappresentati da avvocati difensori. La nuova direttiva in fase di formulazione, invece, dovrebbe comprendere membri della commissione non solo militari, una rappresentanza legale per i sospettati e l’accesso alle prove raccolte nei loro confronti.

Gli ospiti di Guantánamo vengono da anni tenuti in stato di detenzione sotto la categoria di “nemici in armi”, una definizione adottata all’indomani dell’11 settembre per aggirare il diritto internazionale e la stessa costituzione americana nel nome della cosiddetta guerra al terrore. In questo modo, presunti affiliati ad Al-Qaeda o a gruppi talebani possono essere imprigionati e tenuti in un limbo legale per un periodo di tempo indefinito.

Nonostante la condanna pronunciata più volte da Obama in campagna elettorale e all’inizio del suo mandato alla Casa Bianca verso i metodi anti-democratici promossi dal suo predecessore, l’eventuale chiusura di Guantánamo non era peraltro dettata da particolari scrupoli per il mancato rispetto dei diritti umani. Il carcere sull’isola di Cuba rappresentava per il presidente il simbolo dell’odio verso gli Stati Uniti, da qui la necessità di mettere in atto un’operazione di facciata e quindi chiuderlo definitivamente.

La fine delle detenzioni a Guantánamo, così, non ha mai rappresentato la premessa dell’abbandono definitivo degli abusi. Tant’è vero che da subito il Dipartimento di Giustizia si era adoperato per individuare strutture carcerarie sul territorio americano idonee ad ospitare i presunti terroristi. Il propagandato ritorno alla legalità promesso da Obama, insomma, non è mai stato altro che un trasferimento di massa da un lembo di terra su un isola caraibica ad un carcere negli Stati Uniti, dove i detenuti avrebbero continuato a rimanere imprigionati senza alcuna giustificazione legale.

Ora, l’ordine esecutivo del presidente che si annuncia a breve lascia pensare che nessuna chiusura di Guantánamo avverrà in tempi ragionevoli. Tanto più che nell’ultima seduta dell’anno il Congresso ha approvato una misura che stabilisce severe restrizioni al trasferimento in territorio americano dei sospettati di terrorismo rinchiusi a “Gitmo”, anche se per sottoporli ad un processo in sede civile. Ciò complica ulteriormente i piani di Obama, il quale inoltre difficilmente metterà il proprio veto sulle restrizioni al trasferimento perché approvate all’interno del provvedimento che rifinanzia le guerre di Iraq e Afghanistan.

Le conseguenze della posizione che prenderà ufficialmente l’amministrazione Obama sulle detenzioni illegali sono state prospettate dalle varie associazioni a difesa dei diritti civili che si battono da tempo per il ritorno alla legalità negli USA. Per il Center for Constitutional Rights, organizzazione che rappresenta molti prigionieri di Guantánamo, il decreto presidenziale in arrivo “getta le basi per trasformare le carceri americane in luoghi dove persone da tutto il mondo vengono rinchiuse senza accuse né processi, erodendo enormemente i principi della Costituzione e il diritto internazionale”. Per l’American Civil Liberties Union, una tale misura finirebbe per “normalizzare e istituzionalizzare la detenzione indefinita e altri metodi implementati dall’amministrazione Bush”.

Le rivelazioni della stampa americana, in ogni caso, non devono cogliere troppo di sorpresa, dal momento che l’amministrazione Obama ha già fatto ampiamente ricorso ai procedimenti anti-democratici nei confronti dei sospettati di terrorismo e autorizzati dal Congresso americano nel settembre del 2001. Ciò lascia pensare che il sistema che sarà ufficializzato tra pochi mesi verrà applicato anche ad altri prigionieri, oltre a quelli detenuti a Guantánamo.

La politica anti-terrorismo di Obama, d’altra parte, non si è discostata di molto da quella di chi lo ha preceduto. In questi due anni, infatti, oltre ad assicurare l’impunità per i responsabili degli abusi nella precedente amministrazione, il presidente democratico non ha esitato ad autorizzare detenzioni senza fondamento legale, omicidi mirati anche di cittadini americani all’estero e bombardamenti indiscriminati in paesi non in guerra con gli USA che hanno mietuto centinata di vittime civili.

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