di Mario Braconi

Una persona dell’organizzazione pacificista israeliana "Peace Now" è stata oggetto ieri di un grave atto intimidatorio: sui muri interni della sua abitazione sono stati trovati graffiti che inneggiano alla fine dellla ONG e minacce di morte specificamente indirizzate al suo dirigente. La firma di questo increscioso incidente è lo slogan “Migron for ever”, riferimento all’insediamento illegale israeliano di Migron, non lontanto da Ramallah.

Proprio "Peace Now" aveva a suo tempo richiesto la demolizione di tre delle strutture illegali di Migron alla Corte Suprema israeliana, che si è pronunciata a favore. Per inciso, ci sarebbe da domandarsi per quale ragione l’esercito israeliano debba aspettare che un’organizzazione pacifista segnali formalmente delle violazioni che con ogni probabilità gli sono note. Sia come sia, il 5 settembre centinaia di persone del Civil Administration Office, assistiti dall’esercito e da un nutrito numero di poliziotti, hanno demolito le tre costruzioni abusive, dopo gli scontri e gli arresti di rito (quattro feriti e sei fermi); l’ordine della Corte Suprema prevede inoltre l’obbligo di evacuazione entro marzo del 2012 per gli occupanti degli altri edifici occupati illegalmente ma non distrutti dall’azione del 5 settembre.

La notte stessa della demolizione si sono registrati un tentativo di incendio doloso nella moschea del villaggio di Kusra (vicino Nablus), mentre un misterioso artista del graffito si esercitava sulle  moschee dei villaggi di Yatma e Bir Zeit (che sia lo stesso simpaticone che vorrebbe assassinare i pacifisti?). Non vale quasi la pena riportare i roghi di autoveicoli, appartenenti ad Arabi o all’esercito israeliano. Non è difficile ricollegare l’atto vandalico ai settler illegali che si ritengono danneggiati da "Peace Now". In ogni caso, il dirigente minacciato ha dimostrato freddezza recandosi al lavoro come in una giornata qualunque: in questo caso, si è trattato di continuare a documentare fotograficamente la cosiddetta attività di “price tagging” (letteralmente: apposizione di etichetta del prezzo ndr) sugli “obiettivi” arabi da parte di gruppi estremisti israeliani.

Come conferma questa mattina Haaretz, citando un report dei servizi israeliani, è in atto una escalation nelle attività dei militanti israeliani di estrema destra nella West Bank. Secondo lo Shin Bet, gli estremisti non si limiterebbero più ad azioni più o meno casuali contro gli arabi, come rappresaglia ad atti di terrorismo o alla demolizione di insediamenti illegali da parte del loro stesso esercito. Avrebbero messo in piedi una vera e propria base di dati con gli obiettivi da colpire, compresi ovviamente personaggi in vista “di sinistra” (leggi non estremisti anti-arabi), il cosiddetto “price tagging” di cui si occupa come può anche "Peace Now". Forse è il caso che un paese sempre più assediato come Israele combatta con più fermezza contro questi criminali, che, considerazioni giuridiche ed etiche a parte, costituiscono una minaccia enorme per la sua stessa sicurezza.

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