di Michele Paris

Nelle elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento danese di giovedì, la coalizione di governo di centro-destra è stata sconfitta di misura dall’opposizione di centro-sinistra. A guidare il piccolo paese scandinavo sarà la candidata premier del Partito Social Democratico, Helle Thorning-Schmidt, prima donna della storia a capo di un governo in Danimarca. L'affluenza alle urne è stata dell'87,7% ed ha raggiunto il suo livello più alto degli ultimi decenni. "Ce l'abbiamo fatta. Oggi abbiamo scritto una pagina di storia", ha affermato la 44enne Helle Thorning-Schmidt dinanzi ai suoi elettori.

Anche se il suo partito ha perso terreno e registrato il peggior risultato dal 1906, la vittoria del centro-sinistra è il frutto della capacità della Thorning-Schmidt di riunire nello stesso blocco dei partiti tanto diversi come i Rossi-Verdi dell'estrema sinistra e i liberali centristi del Partito Social-liberale, cosa che era fino ad oggi impensabile.

La coalizione di centro-sinistra - Blocco Rosso - ha raccolto poco più del 50 per cento dei consensi nel paese, tradottisi in un numero di seggi che i dati parziali indicano tra gli 89 e i 92 sui 179 totali. I sondaggi fino a poco tempo fa indicavano per l’opposizione un vantaggio molto più ampio, che si è però assottigliato notevolmente nelle ultime settimane.

Hanno fatto registrare importanti progressi il partito radicale e la Lista dell'Unità. E' soprattutto grazie al loro contributo, infatti, che il blocco di centro-sinistra ha potuto ottenere 89 seggi nel Folketing, contro gli 86 degli avversari di centro-destra.

Il blocco di centro destra - Liberali e Conservatori - ha conquistato tra gli 86 e gli 88 seggi. Il Partito Social Democratico, a conferma del modesto entusiasmo suscitato, ha fatto singolarmente peggio rispetto al voto del 2007, ottenendo infatti un seggio in meno (44). I Liberali del premier uscente, Lars Loekke Rasmussen, rimangono così il primo partito, con 47 seggi, ma scontano il crollo dei consensi subito dai conservatori e il ridimensionamento del Partito del Popolo Danese di estrema destra.

Le elezioni di ieri hanno messo fine a dieci anni di governo di centro-destra. Loekke Rasmusse era alla guida di un governo di minoranza, sostenuto dall’appoggio esterno del Partito Popolare Danese (DF) xenofobo e che ha prodotto alcune delle leggi più dure sul controllo dell’immigrazione in tutta Europa.

Il partito di estrema destra DF, guidato da Pia Kjaersgaard, ha fatto segnare un leggero passo indietro rispetto al voto di quattro anni, conquistando 3 seggi in meno (22). Questa formazione politica ha esercitato in questi anni una pesante influenza sulle scelte del governo e la sua vittoria più significativa è stata l’uscita della Danimarca dal trattato di Schengen lo scorso mese di maggio. Una misura concessa dal premier Loekke Rasmussen in cambio del sostegno ad un budget che prevede tagli per oltre 9 milioni di dollari nel prossimo decennio.

In campagna elettorale, la 44enne Helle Thorning-Schmidt aveva promesso di innalzare le tasse sulle banche danesi e sui redditi più altri, così da finanziare modesti incrementi della spesa pubblica. Il leader del centro-destra, invece, aveva messo in guardia dall’aumento del carico fiscale e della spesa pubblica in un periodo di crisi economica.

Le pressioni e il clima attuale in Europa renderanno in ogni caso improbabile un’estensione significativa del welfare danese, certo più generoso rispetto agli standard europei ma eroso notevolmente negli ultimi anni. Tanto più che la Danimarca è il paese scandinavo con l’economia maggiormente in affanno e il deficit di bilancio più elevato.

Anche sul fronte dell’immigrazione non ci saranno significativi cambiamenti rispetto al recente passato. La premier in pectore ha d’altra parte già comunicato che le rigide limitazioni agli ingressi in Danimarca adottate dal precedente governo rimarranno in vigore.

I media danesi hanno accolto con grande entusiasmo la prospettiva di avere una donna a capo del governo per la prima volta nella storia della Danimarca. "Vittoria di una donna!", "La prima", "La conquistatrice": i grandi giornali si esaltano per questa bionda 44enne, leader dei Socialdemocratici, che ha portato "il blocco rosso" al governo dopo dieci anni d'opposizione.

Questa bionda elegante - per il suo debole per il lusso gli avversari l’hanno stupidamente soprannominata Gucci-Helle - che "era troppo ben vestita per i socialdemocratici, troppo nuova per assurgere alla guida dello Stato, tropo fredda per conquistare il cuore della gente", diventa la prima donna premier del Paese, scrive il quotidiano Politiken.

Helle Thorning-Schmidt iniziera' immediatamente le consultazioni per la formazione del nuovo governo danese. Lo ha annunciato la stessa leader socialdemocratica danese che con la vittoria elettorale di ieri diventa il primo Premier donna del paese: "Vogliamo lavorare con tutti i partiti disposti a partecipare", ha dichiarato la Thorning-Schmidt, specificando che i negoziati potranno "durare tutto il tempo necessario" senza fissare scadenze.

Nella giornata di venerdì, quindi, l’ormai ex premier Loekke Rasmussen rassegnerà le proprie dimissioni di fronte alla regina Margherita II, proprio mentre saranno in corso i primi colloqui per la formazione del nuovo governo di centro-sinistra.

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