di Michele Paris

Per la prima volta nella storia della Polonia post-comunista, domenica il partito di governo ha ottenuto una seconda vittoria consecutiva nelle elezioni politiche. Grazie al voto di ieri, il primo ministro Donald Tusk è stato così riconfermato alla guida del paese, nonostante il netto recupero fatto segnare alla vigilia dell’appuntamento elettorale dal partito del suo più agguerrito rivale nella destra polacca. Il risultati pressoché definitivi diffusi stamattina vedono il partito di centro-destra Piattaforma Civica (PO) di Tusk in vantaggio con circa il 39 per cento dei consensi, contro il 30 per cento di Diritto e Giustizia (PiS) del conservatore nazionalista Jaroslaw Kaczynski.

Questo risultato si traduce per PO nella conquista di 206 seggi sui 460 della camera bassa del Parlamento polacco (Sejm). I 30 seggi ottenuti dal partner di coalizione, il Partito Popolare Polacco (PSL), permetteranno a Tusk di contare su una comoda maggioranza. I risultati della camera alta (Senato) danno invece a Piattaforma Civica 62 seggi su 100.

In un voto dove l’astensionismo è stato attorno al 50 per cento, la sorpresa maggiore è stata l’affermazione di un nuovo partito d’ispirazione libertaria, il Movimento Palikot. Questo partito prende il nome dal suo fondatore, l’imprenditore miliardario ed ex parlamentare di PO, Janusz Palikot, che aveva condotto la propria campagna elettorale chiedendo diritti per gli omosessuali, legalizzazione dell’aborto e delle droghe leggere e una netta separazione tra Stato e Chiesa.

Il Movimento Palikot ha superato lo sbarramento del cinque per cento necessario ad ottenere una qualche rappresentanza in Parlamento, sfiorando il 10 per cento e diventando addirittura la terza forza nel panorama politico polacco. Giovani ed elettori di sinistra hanno preferito in buona parte questa nuova formazione, determinando il crollo della screditata Alleanza della Sinistra Democratica (SLD) - successore del Partito Comunista polacco, al governo dal 2001 al 2005 - scesa dal 13 per cento del 2007 all’8,2 per cento.

La crisi del debito negli ultimi mesi aveva consentito alla retorica populista e anti-europeista di Jaroslaw Kaczynski di allargare i consensi nel paese per il proprio partito di destra. Il gemello dell’ex presidente Lech Kaczynski - deceduto in un incidente aereo in Russia nell’aprile 2010 - aveva soprattutto manifestato un sentimento fortemente anti-tedesco e anti-russo, dichiarando la propria opposizione alla rotta economica seguita da Tusk. Primo ministro tra il 2006 e il 2007, il leader di PiS aveva tuttavia seguito sostanzialmente la stessa politica economica di stampo liberista dell’attuale premier.

Il successo di Donald Tusk ha fatto la felicità dei burocrati di Bruxelles e dei mercati finanziari che chiedevano stabilità in un momento di crisi per il paese che manterrà la presidenza dell’UE fino alla fine dell’anno. Il 54enne primo ministro, ex membro di Solidarnosc, ha promesso di continuare con la cauta riduzione del debito pubblico polacco e con il suo programma di privatizzazioni, così come proseguiranno gli sforzi di Varsavia per una maggiore integrazione con l’Europa e per entrare nell’Eurozona.

La Polonia, infatti, non ha ancora adottato la moneta unica e, secondo alcuni analisti, proprio per questo motivo avrebbe evitato la recessione dopo la crisi finanziaria del 2008. Il relativo successo economico avrebbe così permesso a Tusk di evitare le sconfitte che, solo nel 2011, hanno subito invece i partiti di governo in altri paesi come Irlanda, Portogallo, Danimarca e Lettonia.

Aldilà delle statistiche ufficiali, in ogni caso, ampi strati della popolazione polacca hanno subito un netto deterioramento delle loro condizioni di vita negli ultimi anni. Il tasso di disoccupazione rimane ben al di sopra del 9 per cento (quasi al 25 per cento tra i giovani), mentre il numero degli abitanti che vivono in condizioni di povertà è in evidente aumento.

A ciò vanno aggiunti gli effetti della politica economica del governo di Piattaforma Civica che ha ridotto drasticamente l’assistenza sociale, ha liberalizzato il mercato del lavoro con la riforma nel 2009 e ha proceduto a licenziamenti di massa nel settore pubblico. Il rapido peggioramento del quadro economico in Polonia sarà perciò la sfida principale di Tusk fin dall’inizio del suo secondo mandato alla guida del paese.

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