di Emanuela Pessina

BERLINO. "Mano sul cuore, vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare che manovre del genere e poi l'abbandono della nave vengano decise da un capitano tedesco o britannico"? Così il giornalista tedesco Jan Fleischhauer ha introdotto il suo personalissimo commento alla vicenda della Costa Concordia, che ha coinvolto turisti provenienti da più di 60 nazioni. Pubblicato dal sito Spiegelonline, l’edizione virtuale dell’autorevole settimanale Der Spiegel, il pezzo ha tutto il gusto della provocazione e non poteva non creare un piccolo caso mediatico tra Italia e Germania.

Perché, a quanto pare, l’articolo di Fleischhauer ha risvegliato l’orgoglio semidormiente del popolo italiano: reazione comprensibile, visto il tono ironico e provocatorio che il giornalista mantiene per tutto l’articolo: a un livello tale che viene difficile distinguere tra la critica vera e propria e l’ironia malriuscita. “Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi con grandi gesti, capaci di parlare con le dita e con le mani, in principio gente incapace di fare del male, ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti, come possiamo vedere”, ha scritto Fleischhauer. “Bella figura è lo sport popolare di massa italiano, che significa impressionare gli altri; anche Schettino voleva fare bella figura, ma ha trovato uno scoglio sulla sua strada”.

Grande lo sdegno dei cittadini italiani che risiedono in Germania. L’ambasciatore italiano a Berlino, Michele Valensise, ha inviato una lettera alla redazione di Der Spiegel, rispondendo direttamente e diplomaticamente a Fleischhauer. “Le parole del giornalista tedesco sono infondate - scrive Valensise - e provocano rabbia e meraviglia”. Valensise non manca di invitare il giornalista a visitare il nostro Paese per godere della nostra ospitalità e del nostro famoso brio.

Eppure, nonostante il tono di sfida apparente, il pezzo di Fleischhauer potrebbe essere letto in tutt’altra chiave. Più che evidenziare i difetti dell’italiano medio, l’articolo punta a un’ampia riflessione sugli stereotipi nazionali: così come quelli sessuali, i cliché nazionali non sono legittimi - e dovrebbero in qualche modo essere stati abbattuti - ma ancora esistono. E sono ancora percepibili nella quotidianità. Tant’è vero che le guide turistiche, a volte, si orientano a queste disuguaglianze stereotipate per introdurre il turista alla tipologia culturale di un luogo.

A questo proposito Fleischhauer cita lo stereotipo che gli inglesi ancora oggi hanno dei tedeschi: un popolo notoriamente “senza humor”, che viene ancora idealmente associato ai guerrieri nomadi medievali unni. Fleischhauer dedica al tema l’intero secondo paragrafo del suo pezzo. Difficile, per noi italiani, non riconoscere nei vicini teutonici lo stereotipo del guerriero “barbaro” medievale tutto d’un pezzo, senza senso dell’umorismo, e non concederci al riguardo un mezzo sorriso ironico. Basta pensare a un famoso film trash degli anni ottanta con Diego Abantantuono.

Per Fleischhauer, in conclusione, gli stereotipi trovano ancora oggi profondo riscontro nella realtà e segnalano alcune differenze sostanziali che é difficile eliminare: la difficoltà che i capi di Stato incontrano nel risolvere la crisi del debito in Europa ne è la prova. Tesi del tutto discutibile, forse troppo semplicistica, ma che non ha nulla a che fare con l’attacco razzista che parte dell’Italia ha visto nella malriuscita ironia del giornalista tedesco.

“A noi Schettino, a voi Auschwitz”: non ha usato mezzi termini Alessandro Sallusti, il direttore del berlusconiano Il Giornale, nella sua risposta mediatica allo Spiegelonline.  “Ci definisce un popolo di codardi - scrive Sallusti - perché gli italiani non sono una razza. Loro sì, invece, e l’hanno dimostrato assieme ad Hitler”. Sallusti fa anche riferimento alle vittime della catastrofe Costa Concordia: se il comandante Schettino ne ha provocati 30, aggiunge, i tedeschi dovrebbero rendere conto per sei milioni.

E’ vero, Fleischhauer ha parlato anche di razze. Definire Schettino attraverso la caricatura dell’italiano medio potrebbe essere “razzista”, ha scritto il giornalista tedesco, precisando tuttavia che “non è chiaro fino a che punto l’italiano possa essere considerato una razza”. Frase aperta a numerose interpretazioni, di cui la stampa italiana ne ha scelta una. Ma razza è un concetto molto più ampio di nazione, almeno si spera, e non si usa parlare di razza italiana, francese o olandese. Razza è un concetto antiquato e oggi si preferisce parlare di cultura per quei piccoli spazi racchiusi entro i confini di uno Stato. La frase di Fleischhauer potrebbe essere interpretata anche così, pur non potendo escludere una vena xenofoba che attraversa i tedeschi da sempre.

Forti però le parole de Il Giornale, un po’ troppo. Perché forse Spiegelonline, famoso per il suo spirito di provocazione, voleva solo giocare con le caricature. E vedere come le caricature ancor oggi possono essere inserite nel tessuto dei fatti quotidiani, della cronaca, della crisi del debito. Se proprio vogliamo essere cattivi, al massimo l’articolo di Spiegelonline dimostra la veridicità dello stereotipo contro i tedeschi: che non possono proprio vantare un particolare senso dell’umorismo. Sallusti, invece, dovrebbe ricordare che la storia immonda della Germania nazista (cui fa riferimento) s’incrocia con quella altrettanto immonda dell’Italia fascista. E che gli eredi politici del fascismo, negli ultimi diciassette anni, hanno governato l’Italia insieme al suo editore e con il sostegno sperticato del giornale da lui diretto. O no?

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy