di Michele Paris

Nella giornata di martedì, gli elettori repubblicani dello stato americano dell’Indiana hanno con ogni probabilità posto fine alla carriera politica dell’autorevole e relativamente moderato senatore Richard Lugar. Nelle primarie del “Grand Old Party” per la scelta del candidato che si batterà per un seggio al Senato il prossimo novembre in rappresentanza di questo stato del Midwest, Lugar è stato travolto da un’ondata di malcontento alimentata dai sostenitori dei Tea Party, a loro volta manovrati da alcune sezioni dei poteri forti del paese che si stanno adoperando per un ulteriore spostamento a destra del baricentro politico statunitense.

Classe 1932, Dick Lugar era stato eletto per la prima volta al Senato degli Stati Uniti nel 1976 e, mentre alla Casa Bianca si alternavano ben sei presidenti, il delegato dell’Indiana in tre decenni non aveva praticamente mai dovuto affrontare rivali interni per il suo seggio, prevalendo inoltre sempre piuttosto comodamente nelle elezioni generali. Nell’ultima tornata elettorale che lo ha visto protagonista, nel novembre 2006, Lugar vinse con oltre l’87% dei consensi.

A sconfiggerlo martedì e ad ottenere la nomination repubblicana per un posto al Senato è stato invece l’oscuro Richard Mourdock, attuale Tesoriere dello stato dell’Indiana con alle spalle un paio di tentativi falliti di entrare alla Camera dei Rappresentanti negli anni Novanta, il quale ha raccolto il 61% dei voti espressi contro il 39% del suo più popolare rivale.

Sull’esito di queste primarie ha influito in maniera decisiva l’azione di comitati e finanziatori conservatori attivi a livello nazionale e che, in Indiana come in altri stati, stanno prendendo di mira i politici in carica, quasi sempre troppo moderati o accusati di essere eccessivamente disponibili al compromesso con il Partito Democratico. Tra le organizzazioni che più hanno speso contro Lugar ci sono, tra le altre, la NRA (National Rifle Association), la più potente lobby americana della armi, e FreedomWorks, una “Super PAC” presieduta dall’ex deputato repubblicano ultra-conservatore ed ex lobbista, Dick Armey.

Le pressioni e le campagne elettorali dispendiose ed aggressive messe in atto da questi gruppi ben finanziati hanno già mietuto parecchie vittime tra la vecchia guardia del Senato, sia tra le fila repubblicane che tra quelle democratiche. Molti senatori hanno infatti annunciato da tempo la loro intenzione di ritirarsi dalla politica una volta terminato il loro mandato a fine anno, preferendo evitare di doversi impegnare in una campagna logorante con rivali che li attaccano da destra. Gli addii al Senato, ad esempio, della repubblicana moderata Olympia J. Snowe del Maine o dei centristi democratici Kent Conrad del North Dakota e Jim Webb della Virginia, sono da intendersi in questo senso e lasceranno spazio con ogni probabilità a nuovi senatori attestati su posizioni decisamente più conservatrici.

Per coloro che hanno deciso al contrario di accettare la sfida, il destino potrebbe essere simile a quello di Lugar. Quest’ultimo ha subito una pesante batosta nonostante il suo curriculum di tutto rispetto e a causa proprio della sua disponibilità al dialogo con i democratici che nel passato gli aveva permesso di allargare la propria base elettorale. Il senatore uscente dell’Indiana è famoso soprattutto per i suoi sforzi negli anni Novanta per il disarmo nell’ex Unione Sovietica. Pur essendo mal visto dalla NRA ed essendo su posizioni vicine ai democratici sul tema dell’immigrazione, Lugar non è comunque un liberal, soprattutto in ambito economico.

Quando lo scorso anno i Tea Party hanno iniziato l’assalto nei suoi confronti, Lugar ha oltretutto cercato di spostarsi a destra, evidentemente senza successo. Questo tentativo di far proprio il messaggio dello sfidante conservatore di Richard Lugar sembra riflettere le conseguenze della presenza di candidati vicini ai Tea Party sull’intero sistema politico americano, nel quale i moderati, quando riescono ad essere confermati nei loro incarichi, vengono comunque spinti su posizioni sempre più reazionarie.

Secondo la propaganda dei Tea Party, le sconfitte come quella incassata martedì da Lugar sarebbero il sintomo di un desiderio diffuso nel paese di vedere attuate una serie di misure per deregolamentare ancor di più l’economia, promuovere i valori conservatori in ambito sociale, ridurre drasticamente il deficit di bilancio, il carico fiscale, i programmi di assistenza, la spesa pubblica e il ruolo del governo, proprio mentre la maggior parte della popolazione sembra in realtà chiedere esattamente l’opposto.

Questo sconvolgimento degli equilibri nel Partito Repubblicano non è però altro che il risultato dell’impegno di una ristretta cerchia di super-ricchi che, soprattutto tramite le cosiddette “Super PACs”, possono investire cifre enormi per manipolare organizzazioni come i Tea Party e le frustrazioni parzialmente legittime su cui essi fanno leva. Questi ultimi sono così in grado di costruire una rete agguerrita di attivisti, finendo spesso per decidere i risultati di primarie locali nelle quali l’affluenza risulta solitamente ridotta.

L’agenda dei Tea Party, composti principalmente da settori della piccola borghesia bianca disorientati dalla globalizzazione e dalla crisi economica e sociale negli Stati Uniti, è dettata dunque dai facoltosi finanziatori che propagandano la necessità di nuove e più incisive riforme in senso ultra-liberista, poiché questa sarebbe la direzione indicata dagli elettori.

Lo sforzo di promuovere politiche conservatrici e candidati di estrema destra al Congresso è rivolto non solo contro il Partito Democratico ma, come dimostra la vicenda di Lugar, anche contro parlamentari repubblicani in carica da parecchi anni, i quali, in un clima di profonda ostilità verso tutta la classe politica di Washington, sono diventati facilmente identificabili come i responsabili della crisi politica, economica e di valori in corso.

La sconfitta di Richard Lugar è stata accolta ufficialmente con dispiacere da parte dei colleghi senatori democratici e dello stesso presidente Obama. L’inquilino della Casa Bianca ha ricordato l’impegno del senatore dell’Indiana soprattutto in politica estera e la sua costante predisposizione al dialogo con il partito rivale in un Congresso sempre più diviso.

Per i vertici democratici, tuttavia, l’uscita di scena di un candidato forte ed esperto, in grado di fare appello agli elettori moderati e indipendenti, apre uno spiraglio inaspettato per la conquista di un seggio al Senato in uno stato che i repubblicani sembravano avere saldamente in pugno. Perciò, subito dopo le primarie, i vari gruppi democratici impegnati in campagna elettorale hanno iniziato a mettere in risalto le posizioni troppo estreme per l’elettore medio dell’Indiana del neo-candidato repubblicano Richard Mourdock.

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