di Michele Paris

In un’intervista televisiva, Barack Obama l’altro giorno ha per la prima volta dichiarato ufficialmente di essere favorevole alla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso negli Stati Uniti. La presa di posizione del presidente americano rappresenta una svolta storica e riflette i progressi indiscutibili fatti dal movimento per i diritti degli omosessuali in questi anni. A ben vedere, tuttavia, la mossa dell’inquilino della Casa Bianca sembra essere più che altro una manovra elettorale ed opportunistica studiata a tavolino per rianimare una parte importante della propria base elettorale in vista del voto di novembre.

Quello che dai principali media d’oltreoceano è stato descritto come l’inevitabile approdo di una travagliata evoluzione di Obama sul tema dei matrimoni gay, era stato preparato qualche giorno prima da almeno due dichiarazioni pubbliche di altrettanti membri autorevoli della sua amministrazione.

Domenica mattina, il programma “Meet the Press” della NBC aveva infatti trasmesso un’intervista registrata due giorni prima con il vice-presidente, Joe Biden, nella quale quest’ultimo affermava il suo appoggio alle nozze gay. Sulla stampa, l’uscita di Biden è stata fatta passare quasi come l’ennesima gaffe del vice-presidente che aveva inavvertitamente forzato la mano a Obama, spingendolo a manifestare una volta per tutte il proprio pensiero sull’argomento.

Lunedì, poi, è stata la volta del segretario all’Educazione, Arne Duncan, il quale ha anch’egli pronunciato le stesse parole favorevoli ai matrimoni omosessuali in diretta televisiva. I due interventi, come avevano senza dubbio previsto gli strateghi della Casa Bianca, hanno immediatamente alimentato la curiosità dei media, suscitando un’attesa enorme per un chiarimento da parte del presidente circa la sua posizione ufficiale.

Obama, così, mercoledì ha invitato alla Casa Bianca la anchorwoman della ABC, Robin Roberts, alla quale ha rivelato di essere giunto, “a un certo punto, alla conclusione che sia importante per me affermare che le coppie dello stesso sesso abbiano la possibilità di unirsi in matrimonio”. Fin dal suo ingresso nella politica che conta, Obama si era mostrato favorevole solo alle unioni civili per gli omosessuali ma, a suo dire, in questi ultimi anni il suo punto di vista è cambiato, in parte grazie all’opera di convincimento di amici gay e dopo lunghe conversazioni con la first lady e le due figlie.

“Sui matrimoni gay”, ha aggiunto Obama, “ho esitato in parte perché ritenevo che le unioni civili fossero sufficienti”. I suoi indugi erano causati dal fatto che “per molte persone, la parola matrimonio evoca tradizioni consolidate e credenze religiose”. Come spesso ha fatto durante il suo primo mandato, inoltre, Obama ha cercato ancora una volta di evitare lo scontro con la destra cristiana, affermando di aver tratto ispirazione dalla sua fede religiosa che insegna a “trattare gli altri allo stesso modo in cui vorremmo essere trattati noi stessi”.

Molti commentatori americani hanno fatto notare come Obama avesse preso nel recente passato una serie di importanti iniziative per promuovere i diritti LGBT, come l’abolizione della cosiddetta politica del “don’t ask, don’t tell”, che di fatto discriminava gli omosessuali arruolati nell’esercito, o la decisione di non appoggiare nelle cause legali riguardanti i diritti gay la legge federale che definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra due persone di sesso opposto.

Quest’ultima legge - Defense of Marriage Act (DOMA) - era stata firmata nel 1996 da Bill Clinton e permette inoltre ai singoli stati di rifiutare il riconoscimento dei matrimoni gay celebrati in altri stati. Attualmente, sei stati americani (Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, New York e Vermont) e il distretto federale della capitale hanno legalizzato le nozze gay.

Gli stati di Washington e Maryland hanno recentemente approvato leggi per legalizzarle ma esse verranno sottoposte a referendum popolari a novembre. Sull’altro fronte, 31 stati hanno finora approvato modifiche alla propria costituzione per vietare i matrimoni gay, tra cui proprio martedì scorso la Carolina del Nord, dove il Partito Democratico terrà la convention ad agosto.

Per la stampa liberal statunitense, la presa di posizione del presidente rappresenterebbe una scelta coraggiosa e non priva di rischi, dal momento che quello dei matrimoni tra persone dello stesso sesso è un tema delicato che provoca parecchie divisioni tra l’opinione pubblica americana. In realtà, tutti i sondaggi sull’argomento mostrano come oltre metà della popolazione sia ormai apertamente favorevole, soprattutto i più giovani.

Perciò, il rischio politico corso da Obama appare molto limitato, tanto più che gli elettori più contrariati dal suo appoggio alle nozze gay sono con ogni probabilità gli ultra-conservatori e i fondamentalisti cristiani che, in ogni caso, non voteranno per il candidato democratico nelle presidenziali. Qualche effetto negativo potrebbe esserci piuttosto sugli elettori di colore e ispanici, tradizionalmente più conservatori sui temi sociali, anche se essi sono però tra i più fedeli sostenitori del Partito Democratico e, essendo tra i più colpiti dalla crisi, tenderanno a votare soprattutto con un occhio alle questioni economiche.

L’uscita pubblica di Obama, in sostanza, appare più che altro come il tentativo di energizzare in qualche modo la sua base elettorale progressista, scoraggiata da oltre tre anni di continui spostamenti a destra da parte dell’amministrazione democratica e a cui, per mobilitarsi, può apparire sufficiente una parvenza di impegno limitato all’ambito delle politiche identitarie.

Che quella annunciata in TV sia una trovata poco più che propagandistica, pochi giorni dopo l’inaugurazione ufficiale della campagna per la rielezione, lo conferma anche il fatto che l’abrogazione del DOMA e la legalizzazione dei matrimoni gay a livello federale hanno ben poche possibilità di superare l’ostacolo del Congresso USA nel prossimo futuro.

A spiegare la decisione di Obama di prendere una chiara posizione su questo tema c’è anche la necessità di fare appello ad una fetta significativa di facoltosi finanziatori impegnati nella causa dei diritti LGBT. La campagna elettorale del presidente prevede infatti proprio in questi giorni alcuni eventi privati promossi dalla comunità gay, durante i quali verranno raccolti svariati milioni di dollari, tra cui uno questa settimana presso l’abitazione di George Clooney a Los Angeles e un altro a New York nella giornata di lunedì.

I gruppi liberal della società civile, quelli a difesa dei diritti gay e i media vicini ai democratici hanno comunque espresso tutto il loro entusiasmo dopo aver sentito le parole di Obama alla ABC. Il New York Times, ad esempio, ha pubblicato giovedì un editoriale ricco di lodi per il presidente, esaltato per aver mostrato la leadership necessaria a promuovere l’uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini americani.

Per una testata come il NYT e le sezioni della borghesia liberal a cui fa riferimento poco importa se un’uscita propagandistica come quella di mercoledì si inserisce nel quadro di una politica tendente costantemente a destra, sia sulle questioni economiche che su quelle dei diritti democratici, ridimensionati in maniera drastica in questi tre anni da una serie di gravi iniziative giustificate dalla “guerra al terrore”.

La presa di posizione di Obama su quella che lo stesso NYT definisce “la più importante battaglia per i diritti civili del nostro tempo” è così sufficiente per assicurare il sostegno degli intellettuali progressisti alla campagna per la rielezione di un presidente sotto la cui guida sono stati implementati tagli devastanti alla spesa pubblica, andati persi milioni di posti di lavoro, peggiorate drammaticamente le condizioni di vita di decine di milioni di famiglie ed è aumentato l’impegno militare all’estero con conseguenze rovinose per la stabilità dell’intero pianeta.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy