di Bianca Cerri

In una lettera datata 9 agosto 2006, un comitato composto da lavoratori delle squadre di soccorso giunte a Ground Zero dopo il crollo del WTC aveva chiesto a George Bush un incontro per discutere dei gravissimi problemi di salute che affliggono migliaia di vigili del fuoco, poliziotti e paramedici che nel settembre del 2001 scavarono incessantemente tra le macerie alla ricerca di superstiti. Il presidente non ha neppure risposto, né hanno mostrato interesse per la questione
il governatore Pataki e l'attuale sindaco di New York Bloomberg. L'indifferenza nei confronti di persone che misero a repentaglio la propria incolumità lavorando fino a 17 ore al giorno in condizioni di precarietà assoluta, la dice lunga sul significato che la Casa Bianca e le altre autorità attribuiscono all'11 settembre. Molte di loro sono oggi invalide al 100% per i gravissimi danni riportati alle vie respiratorie e ai tessuti polmonari e sopravvivono a fatica. Definiti eroici cinque anni fa, i soccorritori di Ground Zero non solo rimangono inascoltati, ma l'amministrazione di New York ha già speso 20 milioni di dollari in parcelle legali per respingere le loro richieste di risarcimento. Alcuni rimasero per quasi 400 ore a contatto con le sostanze tossiche sprigionate dalle macerie e per monitorare le loro condizioni: era stato istituito un apposito programma presso il Mount Sinai Hospital, che pochi mesi dopo è stato annullato ufficialmente per mancanza di fondi. Intanto, i soggetti più gravi erano stati ricoverati e alcuni di loro non ce l'hanno fatta. James Goodbee è spirato al Beth Israel Medical Center e dai risultati autoptici risulta che l'ex-vigile del fuoco aveva la membrana pleurica completamente distrutta. Aveva 44 anni. La terapia a base di steroidi non ha funzionato e i medici che l'avevano in cura sostengono che Goodbee è morto per cause sicuramente legate alle operazioni di soccorso nell'area del crollo del WTC. Un destino molto simile a quello di James Zadroga, poliziotto di Manhattan morto il 5 gennaio 2005 per una malattia iniziata dopo le operazioni di sgombero delle macerie alle quali aveva partecipato. Rimasto vedovo a 29 anni, Zadroga ne aveva 34 quando venne colto dal malore che si sarebbe rivelato fatale. Sentendo arrivare la crisi, si era rivolto al pronto intervento chiedendo aiuto per ben quattro volte senza riuscire ad ottenere l'intervento di un ambulanza. E' morto con accanto la sua bambina di quattro anni con la quale viveva solo dopo aver perduto la moglie. Lo hanno trovato dei conoscenti che hanno poi provveduto a portare la bambina dai nonni materni ai quali è attualmente affidata. ,

Il pubblico televisivo conosceva bene Steve Johnson, 47 anni, uno dei pompieri che le autorità di New York avevano definito eroici. Il sei agosto scorso Johnson è morto dopo una grave crisi d'asma e nei suoi polmoni i medici legali hanno rinvenuto tracce di fibre ialine e di cemento. Era da tempo in pensione e soffriva di problemi respiratori e ricorrenti attacchi di sinusite, iniziati dopo le operazioni soccorso a Ground Zero. I due medici che lo avevano in cura, Kelly e Prezat, non hanno dubbi che la sua malattia fosse iniziata proprio lì. La famiglia di Zadroga ritiene che le autorità lo abbiano trattato come un cane.

I membri delle squadre di soccorso a rischio di vita ritengono che la battaglia per il riconoscimento dei loro diritti sarà lunga e dovrà essere capeggiata da qualcuno in grado di mostrare i muscoli alle autorità. Non credono più alle mezze promesse del sindaco che vorrebbe aprire un indagine e comunque i tempi si allungherebbero a dismisura. Il Gotham Gazette ha scritto che la situazione potrebbe essere addirittura più grave di quanto appare. La morte di Debbie Reeves ha fatto salire la tensione. Reeves, 41 anni, prestava servizio su una delle ambulanze accorse immediatamente dopo il crollo della prima torre. La sua squadra aveva fatto innumerevoli viaggi a Ground Zero, prima per soccorrere i feriti e poi per rimuovere i resti umani rinvenuti tra le macerie.

Alcuni mesi dopo i colleghi si erano accorti che Reeves appariva stremata e febbricitante.
Aveva una brutta tosse e si lamentava costantemente per il mal di testa. Condotta in ospedale, le era stato diagnosticato un tumore, ma l'intervento chirurgico cui i medici l'avevano sottoposta si era rivelato inutile. Debbie Reeves è morta lasciando due bambini di sei e undici anni. Il marito è ora preoccupato perché non sa come saldare il conto di 90.000 inviatogli dall'ospedale dove era ricoverata Debbie. Prima di aggravarsi, la donna aveva fatto domanda di pre-pensionamento ma ma a causa della lentezza burocratica non ha avuto il tempo di incassare neppure il primo assegno.

Eroi abbandonati

A Ground Zero si sprigionarono nell'aria 200.000 tonnellate di alluminio, 5.000 tonnellate di amianto, 425.000 metri cubi di cemento e bruciarono cavi elettrici per un totale di 12.000 chilometri. I rilievi hanno accertato anche che il carburante dell'aereo bruciò ad una temperatura di 1.300 gradi. L'aria era irrespirabile. I soccorritori furono costretti a lavorare in pratica nel bel mezzo di una catastrofe ambientale vera e propria. Christopher Haynes è un'altra delle vittime dimenticate di Ground Zero. Oggi i suoi polmoni sono completamente ostruiti e Haynes sa che non ne avrà per molto. Fa molta fatica a respirare e gli dolgono le ossa. Ritiene vergognoso che sia Bush che le altre autorità abbiano rifiutato di considerare il problema e il pubblico sia stato lasciato all'oscuro di tutto.

Haynes è uno dei 9.000 vigili del fuoco che accusarono disturbi a 48 ore dal loro arrivo a Ground Zero. Il loro organismo lotta contro i veleni ingeriti come se combattesse un virus e non vogliono morire come i loro colleghi, ma non sanno a chi rivolgersi per farsi curare. E vorrebbero tanto sapere come mai il presidente insista in modo ossessivo sul tema della sicurezza per poi fregarsene di chi, il prezzo dell'11 settembre, lo ha pagato o non finisce mai di pagarlo.

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