di Michele Paris

Le possibilità di un’attesa testimonianza di Edward Snowden di fronte al Parlamento tedesco sono con ogni probabilità svanite nei giorni scorsi in seguito all’intervento del governo di Berlino per mettere il veto sull’apparizione in qualsiasi forma dell’ex contractor della NSA nell’ambito dell’inchiesta in corso in Germania sulle operazioni illegali di intercettazione telefonica dell’agenzia spionistica americana.

Pressoché in concomitanza con la visita della cancelliera Merkel a Washington, il gabinetto formato da CDU/CSU e SPD ha indirizzato una comunicazione di trenta pagine al Bundestag, nella quale, con toni tipici di un regime dittatoriale, viene affermata l’inopportunità della testimonianza di Snowden per non compromettere “la sicurezza dello Stato”.

Il documento del governo tedesco è stato reso noto dal quotidiano Süddeutsche Zeitung e valuta un eventuale invito rivolto a Snowden ad apparire davanti alla speciale commissione d’inchiesta parlamentare sui crimini della NSA come un atto contrario agli “interessi politici della Repubblica Federale di Germania”. Ciò, infatti, rischierebbe di danneggiare in maniera permanente i rapporti con gli Stati Uniti, mettendo a repentaglio anche la collaborazione tra i servizi segreti dei due paesi alleati.

Vista la precaria situazione legale di Snowden a causa della vera e propria campagna persecutoria del governo USA cui è sottoposto, inoltre, la sua presenza in Germania avrebbe dovuto essere garantita dalla concessione dell’asilo politico. Già lo scorso anno, però, il governo di Berlino aveva respinto la domanda dei legali di Snowden, con la scusa che quest’ultimo non aveva fatto richiesta di asilo di persona sul suolo tedesco.

Un invito da parte del Parlamento tedesco avrebbe ora potuto soddisfare questo requisito, così che il gabinetto Merkel ha deciso di evitare qualsiasi complicazione con Washington, sostenendo alla fine che, per la prosecuzione dell’inchiesta sulla NSA, sarà sufficiente una dichiarazione scritta di Snowden.

La presa di posizione del governo, come sostiene il Süddeutsche Zeitung, determinerà poi anche lo stop definitivo di un procedimento criminale ai danni della NSA che la giustizia tedesca - teoricamente indipendente - stava valutando fin dall’inizio dell’anno, in particolare dopo le rivelazioni relative al monitoraggio da parte americana del telefono personale di Angela Merkel.

Gli uffici della procura federale deputati all’indagine avrebbero già accettato la decisione del governo e sarebbero persuasi ad abbandonare ogni sforzo anche a causa della più che certa mancanza di collaborazione legale degli Stati Uniti.

Per dare ancora maggiore sostanza alla propria imposizione, il governo è andato anche oltre, minacciando di fatto i membri del Parlamento. Secondo una rivelazione del settimanale Der Spiegel, la posizione dell’Esecutivo nei confronti di Snowden e della commissione di inchiesta sulla NSA si sarebbe basata su di un parere dello studio legale di Washington “Rubin, Winston, Diercks & Cooke”, il quale afferma che chiunque dovesse entrare in contatto con l’ex analista americano sarebbe a rischio di incriminazione.

Uno degli avvocati che hanno redatto il documento in questione sostiene che gli Stati Uniti avrebbero la giurisdizione per incriminare coloro che dovessero ricevere informazioni classificate da Snowden, al di là della loro nazionalità e del luogo in cui tali incontri dovessero avvenire. I politici tedeschi, in questo caso, non godrebbero degli stessi diritti che hanno in Germania nel caso mettessero piede negli USA.

Oltre a ribadire il chiaro tentativo di intimidire chiunque intenda dare spazio alle rivelazioni di Snowden, come ha spiegato il legale americano di quest’ultimo, una simile interpretazione risulta anche giuridicamente assurda, visto che l’ex contractor della NSA non si è mai offerto di rivelare nuove operazioni di sorveglianza nel caso fosse stato sentito come testimone dal Parlamento tedesco.

La più recente mossa del governo Merkel, in ogni caso, è la logica conseguenza dell’atteggiamento tenuto in seguito alle rivelazioni di Snowden sulle attività di sorveglianza elettronica della NSA ai danni dei cittadini tedeschi. Le reazioni dell’establishment politico avevano iniziato infatti ad assumere toni relativamente duri solo quando erano emersi i particolari riguardanti le intercettazioni da parte americana delle comunicazioni private dei vertici dello stato tedesco.

La Merkel e il suo governo avevano allora espresso cautamente il loro malcontento nei confronti di Washington, dando sfogo a timori legati esclusivamente ai possibili vantaggi in ambito strategico ed economico che gli USA avrebbero potuto avere in questo modo sulla Germania.

Gli scrupoli per i diritti democratici della popolazione tedesca non sono invece mai stati seriamente considerati, se non in relazione al sentimento anti-americano diffusosi nel paese, come conferma appunto il recente veto posto alla testimonianza di Snowden al Bundestag. Tali diritti, cioè, sono stati totalmente subordinati agli “interessi dello stato”, vale a dire alla conservazione dell’alleanza strategica con gli Stati Uniti, i cui metodi illegali di spionaggio la Germania ha finito per accettare e, in molti casi, appoggiare e condividere.

Anche le stesse trattative volute da Berlino per normalizzare i rapporti tra le due intelligence tramite un accordo bilaterale sulle attività di spionaggio - sul modello di quelli in vigore tra gli USA e i loro più stretti alleati Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda - restano in alto mare, come è apparso chiaro dall’incontro tra Obama e la Markel nei giorni scorsi.

L’atteggiamento del governo rappresenta comunque un motivo di imbarazzo per molti politici del partito della Merkel, così come per i socialdemocratici, poiché entrambe le formazioni ora al governo nella “Grosse Koalition” nel mese di marzo avevano promesso di fare luce sulle pratiche della NSA in Germania, principalmente a seguito dell’indignazione popolare sollevata dalle rivelazioni di Snowden.

Molti parlamentari si sono mostrati perciò irritati, tanto che uno dei membri della commissione di inchiesta per il partito dei Verdi ha addirittura ipotizzato un ricorso sulla questione alla Corte Costituzionale Federale, il più alto tribunale tedesco.

Il governo, però, non sembra intenzionato a fare alcuna marcia indietro, visto che, oltre a impedire a Snowden di volare in Germania, ha già annunciato che la commissione avrà un accesso solo parziale ai documenti classificati relativi alle attività della NSA in proprio possesso.

D’altra parte, una reale indagine a tutto campo non farebbe altro che mettere in luce le responsabilità stesse delle strutture dello stato tedesco nelle operazioni di sorveglianza illegali della NSA e del GCHQ britannico (Government Communications Headquarters).

Il timore di mettere a rischio questa collaborazione è ugualmente uno dei motivi principali delle decisioni del gabinetto Merkel in merito a Snowden, dal momento che l’agenzia di intelligence “esterna” (BND, Bundesnachrichtendienst), quella domestica (BfV, Bundesamt für Verfassungsschutz) e quella militare (MAD, Amt für den militärischen Abschirmdienst) scambiano quotidianamente montagne di dati con le loro controparti americane, aggirando le limitazioni previste in entrambi i paesi sulla raccolta di informazioni relative ai propri connazionali.

L’altra ragione della docilità tedesca verso gli USA riguarda infine l’Ucraina. Berlino, in sostanza, non intende creare frizioni con Washington in una delicata fase segnata dalle manovre congiunte anti-russe dei due alleati nel paese dell’Europa orientale.

La Germania di Angela Merkel, assieme agli Stati Uniti, è stata infatti in prima linea nel promuovere il regime golpista di Kiev infestato da forze neo-fasciste violente, minacciando conseguenze contro il Cremlino per fantomatiche violazioni del diritto internazionale proprio mentre ha finito per condonare quelle ben più gravi ed evidenti contro i propri cittadini di cui continua a macchiarsi l’alleato americano.

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