di Daniele John Angrisani

Mancano meno di otto settimane all'Election Day americano del 2006 ed i giochi sono ancora tutti in alto mare. Con i sondaggi d'opinione sempre meno favorevoli ai repubblicani, si è infatti delineata una situazione che vede al momento potenzialmente in bilico il controllo repubblicano su Senato e Congresso. In particolare è sul Senato che, al momento, si basano la speranze dei democratici; non solo perché ci sono 6 seggi in bilico che potrebbero cambiare la maggioranza, ma anche perchè è proprio la Camera Alta del Congresso quella politicamente più importante ai fini di un possibile sviluppo inatteso dei prossimi 2 anni di presidenza. E' infatti il Senato che ha la competenza unica di approvare o meno i Trattati internazionali, dichiarare lo stato di guerra, fornire al Presidente i poteri per compiere azioni di guerra ed eventualmente iniziare il processo di impeachment per mettere sotto accusa il Presidente. E non è quindi da sottovalutare l'effetto devastante che avrebbe sugli ultimi due anni di presidenza Bush un eventuale cambio di maggioranza al Congresso. Vediamo ora qual è il quadro che si sta delineando, in base ai dati disponibili ad oggi. In tutti i sondaggi d'opinione da inizio 2006 ad ora, i democratici hanno avuto in generale un vantaggio tra i 3 ed i 16 punti rispetto ai repubblicani, a seconda dei diversi istituti demoscopici. Nonostante però il netto vantaggio democratico in questi sondaggi “generali”, la situazione cambia se si considerano uno per uno i distretti elettorali di Camera e Senato. Un senatore o un deputato uscenti hanno maggiore probabilità di essere rieletti di quanto non ne abbia il loro sfidante, che, per forza di cose, non ha la stessa esposizione mediatica, né la loro conoscenza del territorio e dei rapporti di forza interni alo stesso. Può quindi capitare che, ad esempio, in Stati con forte maggioranza democratica, venga rieletto a stragrande maggioranza un deputato o un senatore repubblicano uscente e viceversa.

Iniziamo dalla Camera dei Rappresentanti. Il 7 novembre 2006 si eleggeranno tutti i 435 deputati del 110mo Congresso degli Stati Uniti. Visto che i deputati sono eletti per due anni, coloro che saranno eletti inizieranno il loro lavoro il 3 gennaio del 2007 per concluderlo il 3 gennaio 2009, quando si insedierà il 111mo Congresso.
La Camera dei Rappresentanti è al momento composta di 231 deputati repubblicani, 201 democratici ed 1 indipendente (vicino ai democratici). I due seggi rimanenti risultano vacanti. I repubblicani quindi hanno un vantaggio di 29 seggi e questo significa che i democratici avrebbero bisogno di conquistare 15 seggi dalle mani dei repubblicani - oltre a mantenere tutti quelli attualmente loro - per assumere il controllo della Camera, in mano repubblicana dal 1995. Questa ipotesi al momento è generalmente considerata possibile, anche se non probabile, in base all'analisi dei dati storici e dei trend dei più recenti sondaggi di opinione.

In particolare dalle analisi effettuate da un istituto di ricerca indipendente, il Cook Political Report, risultano essere almeno 75 i seggi in bilico, dei quali 55 sono attualmente repubblicani, mentre 20 sono democratici. In particolare, nei sondaggi pubblicati fino alla fine di settembre, questa è la situazione:

* 359 seggi sono considerati sicuri e quindi non competitivi, in quanto la distanza tra i contendenti è troppo alta per poter mettere in dubbio anche solo ipoteticamente il risultato

* 20 seggi attualmente detenuti dai repubblicani sono considerati come “probabili repubblicani” ed 11 seggi detenuti dai democratici sono considerati come “probabili democratici”, vale a dire che questi seggi al momento non sono considerati competitivi, salvo cambiamenti nell’ultima fase della campagna elettorale.

* 15 seggi attualmente detenuti dai repubblicani sono consideranti “tendenti verso i repubblicani”, mentre 9 seggi attualmente democratici sono considerati “tendenti verso i democratici”; distretti quindi politicamente competitivi, sebbene al momento uno dei due partiti abbia un vantaggio abbastanza chiaro. Uno dei seggi attualmente repubblicani (quello lasciato libero dalle dimissioni di Tom DeLay) è considerato come “tendente verso i democratici” per il semplice motivo che non è presente, causa errori burocratici nella presentazione delle candidature, nessun candidato ufficiale dei repubblicani sulla scheda elettorale.

* Tutti i 19 seggi rimanenti che sono considerati come “testa a testa” sono seggi attualmente detenuti dai repubblicani, inclusi 6 in cui non si sono ripresentati i deputati uscenti.

La medesima analisi è stata effettuata, con risultati molto simili, anche dal sito di analisi politica indipendente CQPolitics.com, secondo il quale 12 seggi, di cui 11 di repubblicani ed 1 di democratici uscenti, risultano “testa a testa” ai quali si aggiungono un'altra trentina di seggi risultanti avere un leggero vantaggio per uno dei due candidati, ma sono considerati comunque competitivi. Questo significa che bisognerà attendere fino all'ultimo voto per capire chi controllerà la Camera dei Rappresentanti del 110mo Congresso, ma che la probabilità maggiore rimane, al momento, ceteris paribus, quella di una risicatissima maggioranza repubblicana dopo le elezioni di novembre.

AL SENATO

Si voterà anche per 33 dei 100 seggi del Senato. I senatori sono infatti eletti per sei anni ed un terzo del Senato viene rinnovato ogni due anni. Questo significa che coloro che saranno eletti nel 2006 svolgeranno il proprio compito dal 3 gennaio 2007 al 3 gennaio 2013 e che i senatori che ora stanno cercando la rielezione sono quelli che sono stati eletti nel 2000. Il Senato è al momento composto da 55 senatori repubblicani, che sono maggioranza dal 2002, 44 democratici ed 1 indipendente filo democratico (l'ex senatore repubblicano del Vermont, Jim Jeffords). Jeffords si è però ritirato ed il suo seggio è tra i 33 che sono in ballo in queste elezioni, mentre altri 17 sono attualmente detenuti dai democratici e 15 dai repubblicani.

Per controllare la maggioranza del Senato, ovvero 51 seggi, i democratici avrebbero bisogno di guadagnare almeno 6 seggi, considerando il probabile futuro senatore indipendente del Vermont, Bernie Sanders, come possibile alleato dei democratici. I repubblicani hanno invece bisogno invece di mantenere il possesso di soli 50 seggi per controllare ancora il Senato in quanto il vicepresidente Dick Cheney avrebbe il voto decisivo nel caso di pareggio, a causa del suo ruolo istituzionale di Presidente del Senato. Per avere invece una maggioranza qualificata di 60 senatori, ovvero il numero di senatori richiesti per bloccare l'ostruzionismo dell'opposizione, i repubblicani avrebbero bisogno di guadagnare solo 5 seggi, mentre i democratici dovrebbero conquistare tutti i 15 seggi attualmente detenuti dai repubblicani ed avere la sicurezza che l'indipendente Bernie Sanders voti assieme a loro. Comunque, c'è da dire che una maggioranza qualificata potrebbe ottenersi in ogni caso se alcuni senatori conservatori democratici si alleassero con i repubblicani al Senato.

Non considerando i seggi ritenuti sicuri per i repubblicani o per i democratici, la situazione che sembra delinearsi per il Senato in base agli ultimi sondaggi è la seguente:

* In Minnesota il senatore uscente democratico, Mark Dayton, ha deciso di ritirarsi. I democratici hanno nominato dunque Amy Klobuchar come loro candidato, mentre i repubblicani hanno presentato Mark Kennedy, che ha vinto le primarie virtualmente senza alcuna opposizione. I sondaggi vedono una leggera prevalenza per il candidato democratico; l'ultimo, del 26 settembre, vede Klobuchar al 50% contro il 42% assegnato allo sfidante repubblicano, Kennedy

* In Tennessee il senatore uscente repubblicano, Bill Frist, attuale capogruppo della maggioranza repubblicana al Senato, ha annunciato sin dal 2005 la sua non intenzione di cercare la rielezione, puntando tutta la sua attenzione ad una possibile corsa per la Casa Bianca nel 2008. Il seggio da lui lasciato libero è diventato però un vero e proprio testa a testa, stando a un sondaggio Rasmussen dell'1 ottobre, che vedrebbe il candidato democratico Harold Ford, Jr in vantaggio di un solo punto percentuale (44% contro il 43%) rispetto al suo concorrente repubblicano Bob Corker. Questa sfida sta diventando una delle più importanti, in quanto potrebbe assicurare ai democratici il sesto seggio necessario per ottenere la maggioranza al Senato

* Nel Connecticut, il senatore uscente democratico Joe Lieberman è stato sconfitto alle primarie democratiche dal miliardario antiguerra Ned Lamont ed ha perciò deciso di ripresentarsi come candidato indipendente. I primi sondaggi di opinione sembrano premiare la sua scelta, in quanto il vantaggio nei confronti di Lamont oscilla da un minimo del 2% ad un massimo dell'10%. Il candidato repubblicano, Alan Schlesinger, invece, è nettamente dietro ai due contendenti principali, raggiungendo a stento il 10% dei voti

* John Corzine, il senatore democratico eletto nel 2000 in New Jersey, si è dimesso nel 2005 a causa della sua elezione a governatore dello Stato. Al suo posto è stato nominato Robert Menenendez, che dopo un anno di lavoro al Senato ha deciso di cercare la rielezione. I repubblicani hanno candidato contro di lui il figlio dell'ex presidente della Commissione di Inchiesta Indipendente sull'11 settembre, Thomas Kean Jr. Si tratta di un'altra sfida al cardiopalma secondo i sondaggi che, mediamente, vedono un leggerissimo vantaggio per Kean. L'ultimo sondaggio Zogby del 30 settembre scorso vede Kean al 43% contro il 42% di Menendez. Se questo trend venisse confermato alle elezioni di mid term, sarebbe l'unico seggio democratico conquistato dai repubblicani, probabilmente quello fondamentale per garantire loro la maggioranza al Senato anche nel 110mo Congresso

* In Virginia il senatore uscente repubblicano, George Allen, ha avuto per molto tempo una sicura maggioranza nei sondaggi. Ultimamente però un suo commento offensivo nei confronti di un nativo americano (definito “macaco”) gli ha fatto perdere qualche punto, e adesso la sua posizione è ritenuta in bilico. Comunque l'ultimo sondaggio Rasmussen del 1 ottobre vede Allen con il 48% contro il 44% assegnato al suo contendente democratico, James H. Webb

* Il senatore uscente repubblicano Conrad Burns del Montana si trova in difficoltà nei sondaggi per la sua rielezione, nonostante lo Stato sia stato vinto agevolmente da Bush sia nel 2000 che nel 2004 con ben il 20% di margine. Burns è infatti al momento, secondo diversi sondaggi, dietro allo sfidante democratico Jon Tester. L'ultimo sondaggio Rasmussen del 28 settembre vede infatti Tester al 49% contro un misero 42% assegnato a Burns. La sua eventuale sconfitta farebbe guadagnare un seggio importantissimo ai democratici alle elezioni di novembre

* Un altro seggio in bilico è quello del piccolo Stato del Rhode Island. Il senatore uscente repubblicano, Lincoln Chafee, probabilmente il più liberal dei senatori repubblicani, è riuscito a battere con poco margine il nettamente più conservatore Steve Laffey alle primarie del partito, tenendo in piedi le speranze repubblicane di conservare il seggio. Il candidato democratico è invece Sheldon Whitehouse, che nel 2004 ha perso per pochi voti le primarie democratiche per diventare il governatore dello Stato. L'ultimo sondaggio vede Whitehouse in leggerissimo vantaggio: 42% contro il 41% di Chafee, ma la battaglia è apertissima

* Mike DeWine, il senatore repubblicano uscente dell'Ohio, ha sempre avuto un rating piuttosto negativo nei sondaggi di opinione. Questo, aggiunto all'impopolarità del governatore repubblicano uscente Bob Taft, mette in serio dubbio le sue chance di rielezione. Il suo sfidante democratico è il deputato uscente Sherrod Brown. Al momento i sondaggi danno un leggero vantaggio a Brown, ed in particolare l'istituto Rasmussen piazza Brown al 47% contro il 42% di DeWine, mentre un altro istituto, Survey USA, vede il vantaggio di Brown ancora più ampio, 49% contro il 41% del senatore uscente

* Il seggio del senatore uscente repubblicano Rick Santorum, della Pennsylvania, è il principale obbiettivo dei democratici in queste elezioni. Si tratta di un senatore conosciuto per le sue posizioni ultraconservatrici in uno Stato che è andato agevolmente a John Kerry nelle elezioni del 2004, con un margine del 2,5%. I democratici credono che il seggio di Santorum sia particolarmente vulnerabile e considerano una priorità sconfiggerlo alle elezioni di novembre. Il candidato democratico scelto per questa missione è Bob Casey, il quale però ha qualche problema con la base democratica a causa della sua opposizione all'aborto. Nei sondaggi, il vantaggio di Casey su Santorum è stato per molti mesi compreso tra il 15% ed il 20%, sebbene il margine si sia ridotto decisamente nelle ultime settimane. Da molti analisti questo è considerato l'unico seggio sicuro che passerà in mano democratica. L'ultimo sondaggio Zogby vede comunque Casey solo in vantaggio con il 47% contro il 43% attribuito a Santorum

* L'ultimo seggio in bilico è quello del Missouri. Il senatore repubblicano uscente, Jim Talent, non ha gioco facile per la rielezione. Il Missouri è infatti considerato uno Stato “in bilico” e il suo oppositore democratico, Claire McCaskill, è molto conosciuto al pubblico locale. L'ultimo sondaggio attribuisce a McCaskill un leggero vantaggio al 47%, mentre Talent si fermerebbe al 46%. Una eventuale vittoria democratica in Missouri potrebbe essere fondamentale per il controllo del Senato che uscirà dalle elezioni di novembre

Ricapitolando, i seggi che risultano essere in bilico in queste elezioni senatoriali sono 6, di cui 5 attualmente in mano a senatori repubblicani (Missouri, Montana, Ohio, Rhode Island e Tennessee) ed uno attualmente in mano ad un senatore democratico (New Jersey). Un altro invece è dato sicuramente come conquistato dai democratici, sebbene attualmente tenuto dai repubblicani (Pennsylvania). Altri seggi sono al momento considerati abbastanza sicuri, anche se potrebbero rientrare in gioco (come nel caso della Virginia). I democratici, per riuscire nell'impresa di riconquistare il controllo del Senato, dovrebbero perciò mantenere il seggio del New Jersey e conquistare tutti i 5 seggi repubblicani in ballo. Non è impossibile, stando ai sondaggi, ma non è nemmeno facile. Ci sono le incognite Sanders e Lieberman e, soprattutto quest'ultimo, sconfitto alle primarie democratiche, se fosse rieletto senatore a furor di popolo potrebbe passare al campo repubblicano, garantendo così matematicamente la maggioranza al partito del presidente.

Sarà probabilmente l’evolversi dello scenario internazionale, l’elemento che potrà determinare il risultato definitivo delle elezioni del mid term. La vittoria dei democratici diverrebbe un problema serio per gli ultimi due anni di Amministrazione Bush. Anche per questo, pur votando solo negli Usa, il risultato riguarderà le sorti di tutti.


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