di Emanuela Muzzi

LONDRA. Con un consenso sulla leadership al minimo storico e un programma elettorale che fa acqua da tutte le parti, Ed Miliband persiste sulla strada del voler negare ciò che appare evidente. Il recente discorso del leader Labour agli industriali britannici è cominciato con le facili ‘headlines’ da dare in pasto alla stampa presente alla conferenza annuale della CBI (Confederation of the British Industries) ed è terminato con un ‘No’ secco al giornalista di ITV che gli ha chiesto se riconoscesse le contestazioni sulla sua leadership interne al suo partito come una realtà della quale dover prendere atto.

Una dimostrazione di come Miliband manchi completamente di prontezza di riflessi, carisma, dialettica, sense of humour, sarcasmo, complicità, contatto con la base del suo stesso partito, tenacia e di tutte quelle qualità che ci aspetteremmo dal leader di uno dei partiti politici più importanti del mondo democratico, tanto più in una fase di campagna elettorale.

Gli inglesi, e non solo, non vedono in Ed the Red un futuro primo ministro: secondo i dati della Ipsos Mori, solo il 13% dei cittadini britannici (ovvero uno su otto) pensa che ed Miliband sia adatto a diventare Primo Ministro. Per dare un’idea dei dati aggiornati, i Conservatives sono al 32%, il Labour al 29%, I Lib Dem al 9% e i razzisti dell’UKIP al 14%. La tendenza dei Labour in vista delle prossime politiche in Maggio 2015 è in perdita (- 4 punti in percentuale sinora).

Mentre sul dramma della successione alla poltrona a Downing Street si alza il sipario mediatico, dietro le quinte, come nella migliore tradizione shakesperiana, trionfa il complotto. Secondo l’Independent la lobby ebraica, da sempre sostenitrice dei Labour e vicina ai Miliband, avrebbe ritirato il sostegno al partito dopo il dichiarato e coerente appoggio dei Labour ai Palestinesi per voce di Ed e del ministro degli esteri ombra, Douglas Alexander, cui ha fatto seguito il recente voto in favore del riconoscimento dello Stato Palestinese.

Un voto storico, che anche il conservatore Richard Ottawaya, capo del Foreign Affairs Select Committee, ha riconosciuto come inevitabile dopo gli attacchi israeliani a Gaza che hanno causato tra lo scorso Luglio e Agosto oltre duemila morti tra la popolazione civile.

Nonostante il tabloid inglese parlando di difficoltà persino “nell’organizzare una cena per raccogliere fondi presso la comunità ebraica” abbia citato fonti anonime, la BBC non ha perso l’occasione di rinnovare la sua complicità con il governo Cameron, rilanciando la notizia (senza fonti) e scatenando così la reazione delle associazioni contro l’antisemitismo. Insomma, l’atmosfera è ‘toxic’.

Le dinamiche faziose e corporative non vengono bilanciate da un’alternativa politica forte e credibile, questo è il problema. Nel suo programma Miliband annuncia un elenco di slogan dei quali è arduo immaginare la reale fattibilità. A cominciare dallo “spingerò le compagnie che gestiscono gas ed eletticità a congelare le bollette fino al 2017”, omettendo di dire come pensa di fare in un contesto di libero mercato.

Ugualmente poco praticabile risulta l’idea di "restituire potere ai proprietari che affittano i propri immobili cancellando le tasse sull’affitto e stabilizzando i contratti d’affitto”; improbabile, per non dire impossibile, che questo farà scendere il prezzo degli affitti e favorirà gli inquilini che sono la parte sociale più povera ed indifesa.

Quanto alla finanza c’è poi la promessa di “riformare le nostre banche in modo che supportino le piccole imprese"; ma in realtà il governo britannico non ha nessun potere effettivo sugli istituti bancari.

E, infine, il dramma del lavoro viene affrontato con propaganda allo stato puro, che gli fa dire “impedirò alle agenzie per il lavoro di reclutare solo dall’estero”; ma che le ‘recruitment agencies’ facciano lavorare solo stranieri è una dichiarata menzogna con la quale Miliband tenta di compiacere l’elettorato britannico giovane e disoccupato, gli indecisi, i moderati e anche gli insoddisfatti di destra e conservatori abbindolati dalla issue elettorale anti-immigrati.

Le agenzie in Gran Bretagna non reclutano assolutamente solo stranieri, anzi è esattamente l’opposto e, a conferma di questo, Ed Miliband si è guardato bene nel discorso alla CBI dall’affrontare questo punto perché gli industriali lo avrebbero contestato. Purtroppo tra le qualità di un leader è necessaria la buona fede, che in questo caso purtroppo non c’è. Nemmeno questa.

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