di Carlo Musilli

Un’onda nera sconvolge l’assetto politico dell’Austria e mette in allarme l’Italia sul fronte migranti. Per la prima volta dal dopoguerra, a Vienna non siederà un presidente socialdemocratico o conservatore. In base alle proiezioni, ieri al primo turno delle presidenziali ha trionfato Norbert Hofer, candidato della formazione di estrema destra Fpoe (“Partito della Libertà”), la più votata del Paese con il 36,7% delle preferenze. Al secondo turno Hofer si scontrerà con il verde Alexander van der Bellen, che è arrivato secondo con circa il 19,7%.

Dal punto di vista austriaco, il dato politico più rilevante è la disfatta dei due grandi partiti tradizionali, socialdemocratici e popolari, protagonisti della grande coalizione che governa l’Austria dal 2007. Dopo essersi scontrate in tutti i ballottaggi per le presidenziali dal 1945 in poi, le due formazioni storiche hanno ceduto di schianto e all’unisono, non riuscendo a portare i rispettivi candidati oltre l’11%.

È vero, in Austria il presidente della Repubblica ha pochi poteri effettivi e svolge prevalentemente un ruolo di rappresentanza (è il capo delle forze armate, nomina il cancelliere e, in alcune circostanze, può sciogliere il Parlamento), per cui nell’immediato non dovrebbero arrivare cambiamenti di rotta drastici da parte di Vienna. Ma le elezioni politiche si terranno nel 2018 e sarebbe folle sottovalutare l’ascesa del Fpoe, partito dichiaratamente xenofobo e anti-immigrati che domenica ha raggiunto il suo miglior risultato di sempre a livello nazionale.

Se fra due anni la formazione di Hofer si imporrà nuovamente (al momento, secondo i sondaggi, è al 30%), l’Austria si aggiungerà alla lista dei Paesi europei che Bruxelles ha spinto nelle braccia del populismo di destra, un club di cui già fanno parte l’Ungheria neofascista del dispotico Viktor Orban e la Polonia guidata dal partito reazionario “Diritto e Giustizia”.

L’avanzata della demagogia fascistoide, del resto, è dimostrata anche dalle impennate del Front National lepenista in Francia e dai risultati ottenuti in Gran Bretagna dall’Ukip di Nigel Farage, promotore del referendum con cui a giugno il Regno Unito potrebbe decidere di abbandonare l’Unione europea.

Il successo di questi partiti è dovuto anche al fallimento di Bruxelles nella gestione dei flussi migratori in arrivo. Non a caso Hofer, un 45enne che ha la simpatica abitudine di girare armato di pistola, ha definito “fatale” l’accordo sui migranti fra Ue e Turchia e ha fatto sapere che il suo primo obiettivo è impedire che l’Austria diventi una “terra d’immigrazione”. Non solo: per far capire che non scherza ha assicurato che - se sarà eletto - sfiducerà il governo a meno che non vengano adottate misure più restrittive sui migranti.

Una minaccia particolarmente preoccupante per l’Italia, visto che Vienna ha già iniziato la costruzione di una barriera di 250 metri alla frontiera del Brennero, dove ieri si sono verificati nuovi scontri fra polizia austriaca e manifestanti italiani “no border”. Il ministro degli Esteri Sebastian Kurz ha spiegato che per l’Austria la priorità è proteggere i confini esterni dell’Ue, sottolineando che Vienna “sarà costretta a introdurre i controlli al Brennero” se non si riuscirà a ridurre il numero degli irregolari dalla rotta mediterranea. L’Italia protesta, Bruxelles rimane a guardare.

Del resto, nemmeno il primo Paese d’Europa è estraneo a queste dinamiche. Lo scorso marzo, in Germania, alle elezioni regionali la destra populista anti-migranti dell'Afd (Alternativa per la Germania) è riuscita per la prima volta a entrare nei parlamenti regionali di tre lander. La Cdu di Angela Merkel, invece, ha perso in due lander su tre e continua a veder calare i consensi dopo la decisione di aprire le frontiere tedesche a tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Siria.

Il calo nei sondaggi sembra aver già avuto effetto sulla cancelleira, che, secondo Der Spiegel, “confiderebbe” nella chiusura del Brennero da parte dell'Austria qualora centinaia di migranti intendessero raggiungere la Germania dall'Italia. Purtroppo, milioni di elettori austriaci sono d’accordo con lei.

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