di Maria Pia Lari

C’é un altro capitolo della guerra in Iraq che adesso svela, in modo documentato, l’ennesima menzogna Usa riguardo all’utilizzo di armi non convenzionali durante le prime e più accese fasi del conflitto. Contrariamente a quanto sempre sostenuto, le truppe statunitensi utilizzarono bombe al fosforo contro la popolazione. Quelle al fosforo bianco sono bombe, non certo razzi illuminanti, come sostennero i generali americani quando scoppiò lo scandalo del bombardamento di Falluja. La prova l’hanno avuta i soldati italiani che ne hanno trovate alcune inesplose nella zona di Nassirya, nel raggio di sette, otto chilometri all’esterno della città, durante il loro lavoro di bonifica del territorio dagli ordigni inesplosi. La prova è in una serie di fotografie dell’autunno 2004 (come quella che pubblichiamo al lato ndr): ritraggono i nostri con una bomba che ha la forma di una granata, dipinta di bianco con una sigla rossa “Ph” che sta per Phosphor, fosforo. Il fosforo è un elemento chimico che reagisce con l’ossigeno; il fosforo bianco (più instabile del rosso) brucia al contatto con l’aria a soli 40 gradi. C’è anche nei fiammiferi oltre che nei fuochi d’artificio. Il suo uso bellico è consentito solo per illuminare a giorno la scena di una battaglia sparando razzi verso il cielo. Se invece lo si spara verso gli esseri viventi è un’arma “non convenzionale”, un arma chimica vietata dall’articolo 2 della Convenzione che mise al bando questi ordigni. Ha effetti terrificanti sugli esseri viventi: li prosciuga, li carbonizza in pochi secondi. Ma lascia intatti i vestiti. I medici di Falluja si trovarono di fronte decine di cadaveri col volto devastato e il corpo carbonizzato. Ma con gli abiti intatti. Mai visto prima. Reagendo con l’ossigeno il fosforo “esplode” e brucia a partire dalla bocca, dove c’è aria ovviamente, e poi divora il corpo.

Falluja, uno dei capoluoghi del famoso triangolo sunnita, secondo gli americani pullulava di “insurgents”, ribelli. Fu bombardata nell’aprile e nel novembre del 2004. Alcune rare immagini del secondo bombardamento finirono nelle mani di un giornalista d’inchiesta, Sigfrido Ranucci, che preparò un reportage per Rainews24. Messo in onda l’8 novembre 2005, un anno dopo la battaglia di Falluja, fece il giro del mondo e provocò uno scandalo.
Le autorità militari americane per difendersi dissero che sì il fosforo bianco era stato usato a Falluja ma in modo lecito: solo per illuminare la battaglia. Le immagini contraddicevano la tesi: i fuochi d’artificio al fosforo bianco non salivano al cielo per far luce ma cadevano sulla terra per colpire. Lasciavano spaventose scie infuocate bianche che esplodevano all’impatto con la città con bagliori spettrali. La prova visiva era chiara ma mancava la “pistola fumante”, come dicono gli americani, l’arma del delitto, ossia la bomba.

Ci furono interrogazioni anche nel nostro Parlamento e il governo di allora rispose che gli italiani del fosforo bianco non sapevano nulla.
Eppure, proprio i soldati italiani avevano già trovato, un anno prima, la pistola fumante: le bombe al fosforo inesplose cadute nella zona di Nassirya. Lì furono usate - e forse sperimentate per la prima volta - durante l'invasione nel 2003, ben prima che arrivassero i nostri.
“La buona fede dei nostri soldati è fuori discussione. Vanno in missione convinti di portare la pace e poi si trovano coinvolti in guerre sporche. Mandati allo sbaraglio sopperiscono con la loro professionalità e limitano i danni”. Domenico Leggiero, 42 anni, ex pilota dell’esercito e socio fondatore di Osservatorio Militare, ha mostrato le foto-documento sulle bombe al fosforo e i danni che fanno in un’aula universitaria di Ingegneria a Firenze. Accanto a lui un fisico, il professor Angelo Baracca, e Sigfrido Ranucci. “Non ho nulla contro le forze armate e non rinnego la mia esperienza di pilota militare – ha spiegato Leggiero - ma credo che i nostri soldati meritino più considerazione, tutela e onestà. Molti di loro nei Balcani sono venuti a contatto con le armi a uranio impoverito, senza essere preparati e difesi: 492 si sono ammalati e 42 sono già morti. Ci sono una quindicina di bambini nati con malformazioni, a quanto ci risulta, tra le famiglie di militari esposti all’uranio. Tutto nel silenzio generale e con la Difesa che non si assume mai alcuna responsabilità”. I soldati ritratti nelle foto irachene hanno fatto brillare le bombe al fosforo con le altre convenzionali, mettendosi a 700 metri di distanza. Ma le polveri di quella esplosione sono salite a quasi duemila metri d'altezza e la ricaduta di una sostanza chimica come il fosforo non è quella di un normale esplosivo. Purtroppo non hanno potuto fare diversamente per disinnescare la vera “pistola fumante”. Quella americana.

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