Callista Bisek Gingrich, designata quale ambasciatrice degli Stati uniti in Vaticano, fa parte di un ristretto gruppo di donne che hanno sposato uomini politici con un certo potere dopo aver scalciato le legittime consorti dei suddetti. Il colpaccio riesce in genere a signore capaci di rendersi invisibili fino al raggiungimento dell'ambita meta. Callista invece ha operato alla luce del sole facendo di tutto per farsi notare al fianco di Newt Gingrich che già le aveva assegnato un posto di “assistente” presso il Comitato per l'Agricoltura della Camera.



Metteva in ordine la collezione di francobolli di lui cercando di imparare alcune nozioni di storia di cui non capiva assolutamente nulla. Andava in giro nella mano nella mano con l'esponente repubblicano nei parchi attorno a Georgetown, la zona dei potenti di Washington, e la si vedeva entrare e uscire negli stessi motels frequentati dai rappresentanti di Camera e Senato con amiche ed escorts.

Callista era in fondo una donna ingenua che non trovava nulla da ridire sulle amicizie talvolta ambigue dell'amante, né sul fatto che questi fosse regolarmente sposato. D’altra parte, Repubblicani o Democratici che siano, i politici americani hanno sempre avuto una certa tendenza all'adulterio, compreso lo stesso Gingrich, considerato il signore assoluto della moralità e dei valori cristiani.

Callista dal canto suo non poteva permettersi di fare tanto la difficile, visto che prima di conoscere l'esponente repubblicano non aveva mai avuto mai veramente lavorato. A meno che finire in un coro religioso o sospirare come una ghiandaia soffiando in un corno francese sia da considerarsi un lavoro.

Sapeva già, comunque, che farsi sposare da un uomo politico dopo esserne stata per anni l'amante è una operazione complicata negli Stati Uniti, dove ci si aspetta che la nuova arrivata sia per lo meno all'altezza della moglie abbandonata. Soprattutto se l'uomo politico abbandona la moglie malata di cancro e devastata da anni di tradimenti come aveva fatto in passato Newt Gingrich, le elucubrazioni su valori familiari e patriottismo vanno a farsi benedire e anche l'aspirante sostituta verrà travolta dal ridicolo.

Per la verità di mogli malate e abbandonate nella vita di New Gingrich ce ne sono state due. A 16 anni, bisognoso di dimostrarsi sicuro e virile, sposò Jean Bettley, sua insegnante di geometria, che di anni ne aveva ventisette. Però le cose non andarono bene e il matrimonio si concluse che un divorzio.

E' molto difficile che i repubblicani statunitensi si facciano condizionare da sentimenti come la pietà o la semplice solidarietà umana. E infatti Gingrich abbandonò la prima moglie dopo venti anni di matrimonio mentre questa era in ospedale, dove aveva subito l'asportazione di un tumore.

Gli uomini che abbandonano le mogli sono una faccenda quotidiana ma nessuno lo fece con la stessa noncuranza. In quell'anno,1980, era già iniziata la scalata del rappresentante repubblicano verso la Casa Bianca e al tempo stesso si intensificavano le relazioni con qualunque donna gli capitasse a tiro.

Anne Manning, che conobbe Gingrich alla fine degli anni '70, ebbe con lui una breve relazione. Nata in Inghilterra, ma residente negli USA, Manning rivelò che Gingrich la portava nei motels di Georgetown esclusivamente per brevi sedute di sesso orale, ma ci fu anche il tempo di scambiarsi alcune confidenze. Fu Manning che in seguito rivelò alla stampa che l'esponente repubblicano, obeso e maldestro, era deluso dalla moglie, non abbastanza avvenente per diventare un giorno first lady. Bettley si ammalò gravemente e questa divenne una ragione sufficiente per chiedere il divorzio. Ci fu un po' di burrasca sulla questione degli alimenti e solo molto tempo dopo Gingrich le concesse 1650 dollari al mese.

I begli occhi di Marianne Ginther, giovane collaboratrice del suo staff, lo avevano già incantato e, con una semplice firma apposta su un modulo prestampato dal letto di un ospedale, il divorzio fu sancito. Con quella firma Gingrich tornò libero e sei mesi dopo iniziò un secondo matrimonio più tormentato del primo. Ginther aiutò il marito a scrivere un libro sul futuro dell'America. Ma in poco tempo si accorse però di aver sposato un vero camaleonte non solo della politica ma un uomo cinico e falso, con un ego gonfiato all'estremo, che la  umiliava ricordandole la scarsa avvenenza anche durante gli eventi pubblici.

Nel 1997 Gingrich passò dalle stelle alle stalle, perdendo una umiliante battaglia con Bill Clinton sull'affare Lewinsky; non poteva andare diversamente, dato che tutta l'America sapeva che aveva avuto storie persino con la moglie di un giocatore di baseball in macchina mentre le figlie assistevano alla partita.

La sua relazione con Callista Bisek era iniziata già da anni ma lui chiese a Marianne di acconsentire ad una “coppia aperta”, aveva il terrore dei costi di un nuovo divorzio. Marianne non fece commenti, in quei giorni era troppo preoccupata dalla diagnosi di sclerosi multipla che le era stata appena comunicata. Gingrich approfittò di nuovo di una malattia implacabile per liberarsi della seconda moglie e s'impegnò a pagare un'assicurazione da 26 dollari al mese a suo favore.

L'adulterio è ancora reato in numerosi stati americani ma Marianne era troppo presa dai propri problemi personali per ingaggiare una guerra legale. L'ex-marito le concesse anche un vitalizio da 149 dollari al mese per le cure mediche e, prima di sposare Callista, si dimise dalla carica di portavoce repubblicano alla Camera per ragioni di “moralità”. Solo 48 ore prima aveva tenuto un discorso sul valore dei padri fondatori e criticato i liberals che avevano approvato l'aumento delle tasse danneggiando così mogli e figli.

Dopo quattro mesi il  terzo matrimonio. Ci sarebbe voluto qualche anno ma il pubblico avrebbe dimenticato le molte peripezie maritali dell'aspirante presidente. Nel frattempo Callista doveva imparare a sfoggiare un sorriso a 32 denti per ammaliare gli scettici. E naturalmente imparare a vestirsi come una vera first lady.

Finalmente arrivarono le presidenziali del 2012 e Callista commise subito un errore madornale. Si presentò alla prima di un documentario sulla religione cattolica prodotto assieme al marito con un collier di diamanti. La coppia aveva già speso più di mezzo milione di dollari da Tiffany. Gingrich si era convertito al cattolicesimo nel 2009 colpito dalla serenità emanata da papa Ratzinger. Per gratitudine due anni dopo il secondo matrimonio era stato completamente annullato.

In un documentario l'uomo politico aveva rivisitato il ruolo di Dio negli Stati Uniti, ormai sicuro che sarebbe diventato presidente. La Casa Bianca però non è alla portata di tutti i candidati che hanno cambiato il look della moglie con un paio di bigodini. Lo sa molto bene l'ex-sindaco di New York, Rudolph Giuliani, che nel 2008 si era candidato alla presidenza.

Giuliani voleva portare la seconda moglie, conosciuta in un bar nel 1999, alla Casa Bianca e per riuscirci aveva rotto drasticamente col passato. Ma fu proprio la biografia di Judy Nathan Giuliani a mettere fine alle ambizioni presidenziali del marito. Certo, oltreoceano la britannica Camilla aveva atteso oltre venti anni per impalmare il principe Carlo, rinunciando persino al titolo di principessa a favore di quello più modesto di duchessa, ma Judy sperava che i tabloid l'avrebbero resa popolare in un battibaleno.

La dipingevano come una madre nubile che aveva lottato tutta la vita per mantenere i figli. Passi che invece la signora aveva già tre divorzi alle spalle e i figli di lui mai avrebbero accettato di sostenere la campagna presidenziale alla sua presenza. E passi pure che nei primi tempi i suoi interventi su temi delicati come l'intervento militare in Iraq e la Sanità pubblica avevano sbalordito l'opinione pubblica. Sui giornali, ad ogni tappa delle primarie, uscivano fuori nuove storie su Judy che non le facevano onore.

A far traboccare il proverbiale vaso fu però la lussuosa cerimonia di nozze con la sposa in bianco tempestato di diamanti e un diadema in testa alla presenza di quattrocento invitati, tutti rigorosamente miliardari. Ma a infastidire ancora di più il pubblico fu l'acquisto di un appartamento da quattro milioni di dollari nell'East Side.

Non c'è niente da fare: gli americani hanno la loro idea in materia di first ladies che non corrisponde alla personalità di Judy. L'opinione pubblica ama i personaggi come Nancy Reagan, “out of touch” ma con lo sguardo adorante sempre rivolto verso il marito. Anche Callista fu scartata quando si presentò con gioielli che costavano quanto la casa di un americano medio. In quell'epoca il debito pubblico era alle stelle e neppure la rivista Time perdonò un paio di orecchini da 22 mila dollari esibiti dall'aspirante first lady.

Solo Gingrich ormai era convinto che la terza moglie lo avrebbe portato alla presidenza. Il 3 marzo 2011 aveva avviato un'indagine esplorativa sulle possibilità di vincere. Il 4 aprile 2012 una vittoria di Gingrich sembrava però assai improbabile. Il 24 aprile il candidato repubblicano si era ritirato dalla corsa presidenziale dando il suo supporto a Mitt Romney.

Nel 2016 Gingrich incoraggiò la candidatura di Donald Trump che sembrava ancora indeciso. Visto che Trump (ahinoi!) aveva vinto, sperava nella vice-presidenza che andò invece a Mike Pence. Gingrich era stato il principale mastino a sostegno di Trump anche nei momenti difficili ed era rimasto deluso dalla sua mancanza di gratitudine. Per rimediare Trump ha aumentato il gruppo di incompetenti del suo entourage  assegnando a Callista Gingrich il ruolo di nuovo ambasciatore presso la Santa Sede.

Il bello è che le politiche di Washington sull'immigrazione, ad esempio, divergono drasticamente da quelle di Francesco. L'Enciclica papale dello anno scorso è tutta centrata sul ruolo della famiglia. La nomina di Callista, secondo lo Spokane Review, insulterebbe il Papa. Ma ormai è cosa fatta. Qualcuno ipotizza che Gingrich è felice del nuovo incarico che impegnerà la moglie per molte ore al giorno lasciandogli il tempo di fare nuove conquiste. Callista assicura di essere sempre stata una persona molto religiosa.

Ma con le ultime vicende che interessano la Casa Bianca e lo spettro dell'impeachment su Trump, la nomina di Callista può tornare utile per distogliere l'attenzione da problemi gravi. Newt Gingrich rimarrà sempre l'elefante zoppo della politica USA e a Cally Lou toccherà la missione impossibile di collegare la squinternata amministrazione Trump con l'intransigente Santa Sede.






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