di Giuseppe Zaccagni

In attesa di sferrare l’attacco all’Iran di Mahmoud Ahmadinejad, gli Stati Uniti annunciano “sanzioni” contro la Russia ritenuta “colpevole” di “aiutare militarmente“ Teheran con la fornitura di 29 sistemi missilistici antiaerei “Tor-M1”. L’annuncio di questa nuova escalation americana viene dal portavoce ufficiale del Dipartimento di Stato, Sean Mc Cormack. Il quale ricorda che l'amministrazione di Bush aveva già più volte annunciato misure “repressive” riferite a quel contratto siglato nel dicembre 2005 tra il Cremlino e Teheran per un valore complessivo di 700 milioni di dollari. La tesi avanzata era che non si potevano vendere armamenti ad uno stato che si rifiutava di soddisfare le richieste del Consiglio di sicurezza dell'Onu a proposito dei processi di arricchimento dell'uranio. Ed ora, mentre l’attacco di Mc Cormack mette in allarme le diplomazie e i governi di vari paesi dell’area mediorientale, gli stessi americani credono di poter addolcire la “pillola” facendo notare che le eventuali “sanzioni” non dovrebbero riguardare la Mosca ufficiale, ma l’azienda russa Rosoboronexport che ha provveduto a fornire all'Iran i sistemi missilistici. Ma tutti sanno, in realtà, che si tratta di una società di comodo (controllata dall’entourage di Putin) che commercia nel mondo l'armamento russo, coordinando anche le imprese metallurgiche di acciai e leghe speciali destinate alle forniture aerospaziali e militari.

Quanto alla timida ed inutile correzione di tiro, adottata dagli americani nei confronti del Cremlino, si comprende bene che tutto ciò non contribuisce minimamente a smussare il problema dei rapporti Russia-Usa. Comicia, infatti, una guerra di comunicati e di dichiarazioni. Parte il ministero degli Esteri di Mosca che con una nota ufficiale fa notare che "non si tratta assolutamente del primo caso in cui gli Stati Uniti intraprendono tentativi di diffondere la propria legislazione su aziende estere, facendo pressione affinchè operino secondo le loro regole interne. E a questa prima precisazione le fonti diplomatiche russe si impegnano in una campagna di controinformazione ricordando che, all’epoca, il ministro della Difesa russo Serghej Ivanov aveva ampiamente spiegato che il contratto con Teheran era stato siglato sulla base di regole internazionali e che in nessun modo avrebbe provocato uno sbilanciamento di forze nella regione.

Ma ora l’amministrazione Bush, sempre più convinta nel dare il via alle sue azioni militari contro l’Iran, cerca ogni pretesto politico e diplomatico spostando la “polemica” sull’aspetto commerciale. Mosca, però, non molla. E sulla scena si presenta Serghej Chemezov (direttore della società accusata di aver venduto le armi all’Iran), un personaggio che ben rappresenta le nuove oligarchie del mondo economico. E’ amico personale del capo del Cremlino fin dai tempi in cui lavorava nella Rdt, a Dresda: Putin era allora agente del Kgb e Chemezov si era accreditato come “uomo d'affari”.

Il contratto con Teheran - dice ora Chemezov - è stato siglato sulla base delle normative internazionali attualmente in vigore e gli armamenti oggetto delle consegne sono di carattere puramente difensivo, inutilizzabili per scopi offensivi. Il "Tor-M1" rappresenta, infatti, un complesso missilistico tattico di contraerea della quinta generazione destinato a risolvere compiti di difesa contraerea a livello di divisione. In grado, quindi, di garantire un'efficace difesa nei confronti di missili terra-aria, di bombe aeree regolate, di aerei ed elicotteri, nonchè apparati d'attacco privi di pilota e manovrati a distanza.

La parte russa, insistendo sul carattere “difensivo” delle attrezzature militari fornite all’Iran, non manca però di evidenziare che i complessi missilistici oggetto del contratto della Rosoboronexport sono in grado di identificare contemporaneamente 48 obiettivi nonchè attaccarne in contemporanea quelli che si trovano in volo, sino ad un'altezza di 6 chilometri. Fatta questa precisazione i russi sottolineano che il "Tor-M1” è un armamento di carattere difensivo: non compare nell'elenco di quelli proibiti dagli organi internazionali e che, soprattutto, il contratto con Teheran non prevede la presenza in Iran di operatori russi.

Intanto sull’onda tragica di queste polemiche a distanza tra Mosca e Washington si delineano sempre più i commenti allarmati di vari paesi. La stampa araba, in particolare, scrive che l’attacco americano all’Iran potrebbe iniziare ad aprile dal momento che è già in atto una concentrazione di navi statunitensi nel golfo Persico. In questa prima fase dell’operazione sarebbero impegnate nove navi da guerra e la portareeri Stennis capace di trasportare 80 bombardieri. E secondo il quotidiano del Kuweit Arab Times l’intervento americano prenderebbe avvio dal mare appoggiato dai sistemi Patriot. Obiettivo delle prime incursioni sarebbero le aree petrolifere e quelle zone dove l’intelligence statunitense ritiene esistano attrezzature nucleari. Si delinea, ancora una volta, la tattica di Bush. Che è quella di denunciare un pericolo nel momento in cui lo si costruisce artificialmente.


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