La Russia ha annunciato ufficialmente che i suoi nuovi missili Avanguard sono operativi e che il loro sistema di puntamento è stato calibrato verso Usa e Ue. Si tratta di armi ipersoniche, capaci cioè di viaggiare a 20-25 volte la velocità del suono e di eludere senza difficoltà qualunque sistema di difesa missilistica oggi disponibile. Secondo il New York Times, si apre così “un nuovo capitolo nella lunga corsa agli armamenti tra le principali potenze nucleari del mondo”. La tecnologia degli Avanguard è talmente avanzata che, stando agli esperti del Pentagono, per molti anni gli eserciti della Nato non saranno in grado di allestire una controffensiva davvero efficace.

 

Ma come si spiega una mossa così aggressiva da parte di Mosca? In realtà, quello compiuto dal Cremlino non è un gesto gratuito né estemporaneo. Si tratta piuttosto di una reazione alla politica scellerata di Donald Trump, che ad agosto ha annunciato il ritiro di Washington dal trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), che nel 1987 mise al bando i missili balistici e da crociera basati a terra e a medio raggio, ossia dotati di una gittata compresa fra i 500 e i 5.500 chilometri. Con questa decisione, di fatto, il numero uno della Casa Bianca ha rinnegato la politica portata avanti dai presidenti americani negli ultimi trent’anni, assestando un duro colpo all’equilibrio su cui si regge l’ordine militare globale.
A questo si aggiunge la continua espansione verso Est della Nato, la quale di recente ha aperto le porte anche al Montenegro. Da anni ormai i russi vedono come una minaccia l’allargamento dell’alleanza atlantica verso i loro confini: l’aggiunta del nuovo tassello nei Balcani è stata per il Cremlino l’ennesima provocazione a cui era impossibile non rispondere.

D’altra parte, le novità annunciate da Mosca non riguardano solo i rapporti bilaterali con gli Stati Uniti. Nel mirino degli Avanguard ci sono anche le capitali europee. Il motivo è semplice: agli occhi dei russi, Bruxelles è colpevole di non essersi opposta in alcun modo al voltafaccia americano sui missili a medio raggio. Inoltre - ma questo è un dato più strutturale - l’Ue ospita decine di basi militari americane piene di missili puntati verso le principali città russe.
Nello specifico italiano ci sono da registrare le inquietanti dichiarazioni di Charles Chuck Wald, generale dell’Air Force che dal 1995 al 1997 ha comandato il 31esimo Fighter Wing che ha sede nella base friulana. Chuck è ora in pensione ma riveste importanti incarichi nell’amministrazione americana. È stato lui, in una intervista a Bloomberg, a parlare di Aviano come deposito per una ulteriore cinquantina di atomiche che verrebbero spostate dalla base turca di Incirlick. Il che, considerando le 30 già stivate, porterebbe il numero gli ordigni atomici presenti ad Aviano a 30, rendendo così l'Italia il più grande deposito europeo di atomiche. Il motivo del trasloco degli ordigni sarebbe il progressivo raffreddamento delle relazioni tra Turchia ed USA che vede, di converso, un avvicinamento tra Ankara e Mosca, iniziato con la gestione della crisi siriana e proseguito nel dialogo a tre con l’Iran inerente la governabilità regionale.
In un quadro simile, la reazione della Russia non è affatto sorprendente. Al contrario, era più che prevedibile. Il punto centrale è che il Cremlino non si è limitato a riportare la situazione in equilibrio, ma ha rilanciato pesantemente, aggravando lo scontro frontale con gli Usa sul piano della difesa.
E in questa partita, al momento, Mosca è in netto vantaggio: gli Avanguard le garantiscono infatti una superiorità militare schiacciante nei cieli, che si somma al gigantesco vantaggio tattico assicurato dal patto di non aggressione via terra e via mare con la Cina. Difficile immaginare una strada breve che consenta agli Stati Uniti di colmare questo gap. La più rapida ed efficace, ovviamente, passerà per le urne delle presidenziali 2020.

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